Martedì 10 novembre e mercoledì 11 novembre anche al Massaua Cityplex si potrà assistere a “La tomba delle lucciole”, versione restaurata del film del 1988 Una tomba per le lucciole diretto da Isao Takahata e prodotto dallo Studio Ghibli.
Photo credit: Disney | ABC Television Group / Foter.com / CC BY-ND
Non è la prima volta e non sarà l’ultima che vedremo il ritorno sul grande schermo di film prodotti in passato dallo Studio Ghibli. Lasciando da parte per il momento i fini puramente commerciali che stanno dietro alle varie operazioni di ripescaggio, spesso grazie a loro riscopriamo frammenti di un cinema perduto, gemme, che per diversi motivi erano passate inosservate nel primo passaggio in sala.
La tomba delle lucciole appartiene proprio a questa categoria di film. Nella prima uscita datata 1988 il film di Takahata era passato sotto traccia principalmente per via di una trama e di una tematica, gli orrori della seconda guerra mondiale, poco consona a quello che veniva presentato come un film d’animazione con un target di pubblico preciso.
Con il passare degli anni, abbiamo imparato a conoscere meglio la produzione artistica dello Studio Ghibli e di conseguenza a cambiare il tipo di approccio nei confronti di pellicole come La tomba delle lucciole.
Nella riedizione del film di Takahata troviamo come protagonisti due bambini, Seita e Setsuko, che in seguito ad un attacco aereo americano perdono la madre, perso anche ogni contatto con il padre, ufficiale di marina impegnato nella guerra, i due troveranno rifugio in una cava dove ,però, terminato il cibo e razionate le scorte di viveri a causa dell’incessante guerra, moriranno entrambi di stenti. I fantasmi di Seita e Setsuko continueranno a vegliare negli anni avvenire osservando tutti dall’alto della collina di Kobe.
Da questo punto di vista si intuisce subito come la tematica avesse allontanato un pubblico non del tutto pronto per un “cartone animato” che tanto si discostava dai canoni dettati dai classici Disney. I buoni sentimenti, il lieto finale, gli antagonisti ridotti a caricature sono tutti elementi estranei a La Tomba delle lucciole e più in generale al cinema d’animazione giapponese attento a soffermarsi sulle suggestioni delle immagini, sull’accostamento di poesia e crudeltà, il bene e il male che assumono contorni non sempre
delineati , così come la realtà e l’immaginazione che si confondono.
La riedizione italiana de La tomba delle lucciole è a cura del direttore del doppiaggio Gualtiero Cannarsi che a così commentato la nuova distribuzione del film: “A chi possa piacere questo film oggi è difficile dirlo, ma penso che questa pellicola per essere apprezzata in pieno richieda una qualità molto rara che è l’onestà intellettuale. Le persone che ne sono dotate lo apprezzeranno molto”.
Retrò Magazine va al cinema al Massaua Cityplex