Di fronte al mare, nei pressi di Alicarnasso, capitale della Caria in Asia Minore, si ergeva, sino al 1100 a.C., una tomba, magnifica per i marmi e le sculture, splendente per le decorazioni policrome, imponente per l'altezza.
Allorchè, nel 352 a. C., dopo un benefico governo, il re Mausolo si spense, la sua sposa Artemisia e il popolo tutto, volendo eternare il suo nome con un'opera mirabile, convocarono da Atene, allora fiorente per le arti e la cultura, i migliori artisti dell'epoca: gli architetti Satiro e Pitea, gli scultori Scopa, Timoteo, Briasside e Leocare accorsero al richiamo e tosto iniziarono i lavori. Navi cariche di marmi vennero dal Dodecaneso; schiavi e uomini liberi, che la riconoscenza chiamava ad assecondare i desideri della regina, si affannarono intorno alla costruzione: Artemisia, che il dolore rendeva ogni giorno più pallida e debole, quasi temendo di non poter sopravvivere a lungo allo sposo, li rianimava con la sua presenza e li incitava ad affrettarsi.
Due anni dopo Artemisia moriva e il popolo volle che essa trovasse riposo accanto al sovrano. Per lungo tempo nessuno osò turbare il loro sonno: 18 secoli dopo, quando Alicarnasso più non esisteva, i predoni varcarono le soglie del sepolcro, lo spogliarono dei marmi preziosi e si impossessarono dei tesori che la pietà del popolo di Caria aveva offerti ai suoi sovrani come ultimo atto di omaggio.
articoli correlati
- Le sette meraviglie del mondo antico