Un articolo del Guardian (scritto da Jonathan Jones), che vi propongo tradotto di seguito, ci presenta una simpatica top-ten dei più bei autoritratti della storia dell'arte!
- David Hockney - Autoritratto con Charlie (1995). Hockney è spietato nei suoi autoritratti; non rappresenta mai una bella immagine di sè. Quello che fa è cogliere l'atto dell'artista che si auto-ritrae - il pittore guarda verso di noi come in uno specchio, cercando di registrare ciò che vede - creando un'immagine reale, deliberatamente schietta. In tal modo egli dipinge l'ideale dell'osservazione fedele alla realtà.
- Parmigianino - Autoritratto in uno specchio convesso (c 1524). Non sono solo gli artisti moderni a ritrarsi in modi originali. Nei primi anni del 16° secolo il Parmigianino si osservò in uno specchio convesso e dipinse la sua immagine deformata: la mano enorme vicino alla superficie e allo spettatore, la faccia del pittore messa a fuoco al centro del tondo, in un'immagine-bolla simile ad un selfie, in cui il tempo e lo spazio si distorcono vertiginosamente. Questo dipinto sembra precedere di oltre quattro secoli il tema del grande poema di John Ashbery, Autoritratto in uno specchio convesso!!!
- Pablo Picasso - Autoritratto (1972). Picasso si è sempre raffigurato con occhi molto grandi che sembrano inghiottire chi li guarda. Quegli occhi però non sono mai stati grandi come in quest'opera, dipinto totalmente ateo dell'artista, martoriato dal tempo e che sembra riconoscere la vicinanza della propria morte. Picasso non può quinidi fare a meno di fissare la sua immagine che è ormai quella di un teschio.
- Lucian Freud - Riflesso con due figli (Autoritratto) (1965). L'artista è una figura paterna colossale in questo dipinto inusuale. Visto in uno specchio, il pittore troneggia sui figli. Si tratta di un dipinto di alienato e ansioso disagio. Gli specchi sono stati strumenti essenziali di autoritratti fin dai tempi del Parmigianino. In questo e in altri dipinti di Freud, la tecnica dello specchio diventa esplicita in modo disturbante, dal momento che l'artista osserva freddamente la propria immagine riflessa. E 'come se stesse dipingendo un estraneo mostruoso. Gli autoritratti di Freud esprimono pienamente il suo disagio d'essere una persona.
- Frida Kahlo - Autoritratto con i capelli corti (1940). I capelli di Frida fluttuano come creature viventi in questo dipinto onirico. Ma ha davvero tagliato i capelli? La cruda realtà incontra il bizzarro e il surreale nell'arte della Kahlo. L'artista ha dipinto questo autoritratto dopo aver divorziato con Diego Rivera, che avrebbe però risposato poco tempo dopo. Con questo quadro sembra evocare le immagini cattoliche delle Maddalene con i capelli lunghi, e dei martiri ascetici. La Kahlo è quindi un martire dell' amore, come rivela il testo della canzone scritte sul dipinto: "Guarda, se ti ho amato è stato per i tuoi capelli ..."
- Rembrandt - Autoritratto con due cerchi (c 1665-1669). Stare di fronte a questo dipinto è come essere scrutati profondamente. Rembrandt ti guarda con occhi che sono i portali oscuri della coscienza, della memoria e del tempo. Egli è in pausa dal suo lavoro, vestito con gli abiti da maestro. I cerchi enigmatici dietro di lui rappresentano un mondo che sta plasmando. La ricchezza del dipinto è pari allo shock che innegabilmente si prova quando una persona reale incombe su di noi. Rembrandt è un mago; il suo incantesimo guarisce e ispira.
- Artemisia Gentileschi - Autoritratto come allegoria della Pittura (1638-1639). Le muse sono di sesso femminile fin dai tempi della mitologia greca-antica. Per la pittrice del 17° secolo Artemisia Gentileschi, una delle poche donne ad avere una carriera di successo nell'arte Europea moderna, questa fu un'opportunità. Dove un artista maschile poteva mostrarsi mentre raffigurava una donna vestita come una musa o l'immagine di una musa dietro di lui, la Gentileschi può mostrare se stessa personificata nella pittura. Eppure, qualsiasi accettazione di un ruolo subordinato allegorico, è ferocemente contraddetta dalla sua dura immagine muscolare. La pittura è una donna, la pittura è un eroe, la pittura è un lavoratore.
- Cindy Sherman - Untitled Film Still # 48 (1979). Il concetto di autoritratto viene smantellato nelle opere di Cindy Sherman, che raffigurano l'artista senza mai rivelare il suo "vero" essere. La sua arte è una mascherata, una serie infinita di ruoli che la ritraggono come un eroe o un mostro. Questa immagine proviene dalle sue prime e più poetiche serie fotografiche, con un bianco e nero cinematografico, in cui lei si immagina come un personaggio di Hitchcock o di un noir all'interno di un paesaggio americano, dove tutto può accadere.
- Rembrandt - Autoritratto con Saskia (1636). L'artista ci permette di vedere tutto in questa incisione, come lavora e come vive. In realtà l'arte e la vita sono inseparabili per Rembrandt. Egli è seduto felicemente a casa con la moglie Saskia, la loro reciproca intimità e felicità sono evidenti. Il suo volto in ombra e la mano che disegna contemplano la loro immagine in uno specchio che rivela l'arte non come attività formale, ma come parte della vita.
- Tracey Emin - I have It All (2000). L'autoritratto assume nuove forme nell'arte di Tracey Emin. Questo allegro selfie è stato scattato dopo che è diventata famosa per My bed, selezionato per il Turner Prize nel 1999. My bed è già di suo un autoritratto readymade. L'arte di Emin è solo su di lei. Questo è ciò che la rende potente, perché quando tutto è stato detto e fatto, la propria vita è un argomento dannatamente interessante.