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La Top 10 della regular season Nba

Creato il 21 aprile 2010 da Basketcaffe @basketcaffe

nba-logo1 I playoffs sono in pieno svolgimento con le migliori sedici squadre della stagione a darsi battaglia per l’anello di campione Nba. La regular season, sei lunghi mesi fatti da 82 partite, può andare in archivio ma non prima di aver evidenziato dieci gemme, dieci casi, che saranno i simboli di questa regular season 2009-2010 per gli anni futuri. Dieci “eventi”, dentro e fuori dal parquet, riassunti in una top ten alla Dave Letterman per rendere ancora più cult questa stagione regolare pronta per essere salvata nei libri di storia di questo magnifico gioco. Are you ready?
10 - Michael Jordan e i Bobcats
Il più grande giocatore di tutti i tempi, Sua Maestà MJ, non riesce proprio a stare lontano da questo giochino ed è finalmente riuscito nel suo obiettivo di diventare proprietario di una franchigia Nba. Non una a caso, ma gli Charlotte Bobcats, squadra della “sua” North Carolina. Con lui sempre a bordocampo, e con il maestro Larry Brown in panchina, i Bobcats hanno centrato per la prima volta la qualificazione alla post season a sette anni dalla loro nascita. Due eventi in uno che meritano di essere ricordati ed un plauso per il lavoro del duo Jordan-Brown nell’assemblare una squadra più che discreta.
9 - Il lancio di oggetti allo Staples Center a Natale
Evento più che singolare quello verificatosi allo Staples Center nella sfida natalizia tra Cavs e Lakers, vinta da LeBron James e compagni. Sul finire della gara, i tifosi hanno cominciato a lanciare di tutto sul parquet, per contestare l’arbitraggio a loro avviso troppo permissivo verso il gioco fisico dei Cavs. Una cosa davvero insolita per un pubblico, quello Nba, abituato ad apprezzare la sfida come uno spettacolo, e non come una partita di calcio della nostra Serie A. Ah, sempre poi allo Staples, ci fu il caso Lapo Elkann….
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8 - Un italiano alla gara del tiro da 3 punti
Danilo Gallinari ha avuto questo grande onore, rappresentare l’Italia in uno dei singoli eventi dell’All Star Weekend. Nonostante la grande attesa, il Gallo ha ciccato la gara, uscendo al primo turno, forse frenato da un problema fisico che lo aveva afflitto nei giorni precedenti. Danilo, gara a parte, ha ampiamente dimostrato di saperla mettere da dietro l’arco, soprattutto quando conta davvero.
7 - I 55 di Brandon Jennings
Dalla tristezza romana ad una grande annata nella Lega. Questa la metamorfosi di Brandon Jennings, rookie dei Milwaukee Bucks che il 15 novembre, contro i Warriors, ha trascinato i suoi alla vittoria con 55 punti (14/26 da 2, 7/8 da 3). Record di franchigia per i Bucks: cancellato il precedente 51 di un signore che all’epoca si chiamava Lew Alcindor e poi Abdul Jabbar. BJ si è fermato a soli tre punti dal record di sempre per una matricola, i 58 di Wilt Chamberlain. Me cojoni!, avranno esclamato dalle parti del Colosseo.
6 - La sfiga dei Blazers
A Portland dovrebbero seriamente pensare ad un viaggio a Lourdes. Mai tutti insieme in stagione: out per la stagione i centri Oden e Przybilla, poi fuori a turno praticamente tutti, da Batum a Fernandez, da Outlaw a Steve Blake, fino a coach McMillan, infortunatosi in allenamento proprio durante una partitella per mancanza di uomini. Come se non bastasse, la stella Brandon Roy salterà i playoffs per un problema al ginocchio dopo una stagione da dentro e fuori dall’infermeria. Auguri….
5 - La striscia di Kevin Durant
Il bambino è diventato un uomo. Alla terza stagione nella Lega, ha portato i Thunder ai playoffs, ha vinto il titolo di capocannoniere davanti a LeBron James, ma soprattutto è entrato nella storia del gioco grazie ad un’impressionante striscia di 29 gare consecutive con almeno 25 punti, secondo solo alle 40 partite di fila di Michael Jordan. Una stagione in cui ha segnato tre volte 45 punti ed è andato ben 48 volte oltre i 30. Sta studiando da Mvp: gli esami sono quasi finiti.
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4 - L’affaire Arenas
Qui dobbiamo uscire dal campo, purtroppo, per la squalifica di Gilbert Arenas, escluso da David Stern per essersi fatto beccare con un arsenale di armi da fuoco nell’armadietto dello spogliatoio al Verizon Center. Il 21 dicembre il vecchio Gilbert ha puntato il cannone contro il compagno Javaris Crittenton, reo di non avergli pagato un debito di gioco. Una brutta storia, che sarebbe meglio dimenticare, ma che ha inevitabilmente segnato la stagione.
3 - Il record di Don Nelson
Che Nba sarebbe senza Don Nelson? Parafrasando lo slogan di una nota crema al cioccolato, il coach più pazzo e geniale della storia del basket, è riuscito finalmente nel traguardo di diventare il più vincente di sempre nella Nba, con 1333 vittorie, superando Lenny Wilkens. Il 7 aprile scorso, con il successo dei suoi Warriors sui Twolves, Nelson ha potuto tagliare questo traguardo, dopo quasi 35 anni su un pino Nba. A questo punto potrebbe anche godersi la vecchiaia nel suo buen ritiro di Honolulu.
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2 - I 108 mila cristiani di Dallas
Per la serie “Everything is bigger in Texas”, l’All Star Game di Dallas è riuscito a portare ben 108713 persone al Cowboys Stadium per la partita delle stelle. Un numero inimmaginabile per tutti, non per Mark Cuban, che con il benestare del boss dei Cowboys Jerry Jones è riuscito a mettere in piedi questo discreto spettacolo. Ovviamente, non proprio tutti sono riusciti a vedere la partita direttamente da bordocampo: per tutti gli altri, diciamo 80-90 mila, ecco un mega schermo da metri 49×22. Ah già, ha vinto l’Est con Wade MVP, ma questa è un’altra storia….

And the winner is….. 1 - I Nets 2009-2010
Mettiamola così: si poteva fare meglio! I Nets, una delle barzellette della storia Nba, quest’anno sono stati molto vicini a battere il record di vittorie dei Sixers versione ‘72-73, che vinsero appena 9 gare. Per almeno tre quarti di stagione Devin Harris e compagni erano al passo con quei Sixers ma poi sono arrivatealcuni successi che hanno portato i Nets alla tranquilla (!) quota di 12 vittorie. Dopo lo 0-18 iniziale e la cacciata di coach Frank, l’arrivo sul pino del GM Vandeweghe non ha migliorato le cose dalle parti della palude, nonostante un roster con giocatori giovani ed interessanti, troppo spesso però fuori controllo. Le vittorie a Boston, contro i Knicks e quella contro San Antonio, sono comunque indicazioni che la squadra era tutt’altro che male e questo rende ancor più inspiegabile questa disastrosa annata. L’era Prokhorov non è dunque iniziata benissimo: il magnate russo di soldi ne ha, basterà solo convincere LeBron a venire giù per riportare i Nets ai fasti delle Finals con Jason Kidd.


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