Cento micron di Marta Baiocchi è un romanzo che si muove sul fondo di grandi questioni e che non ha paura di confrontarsi con uno dei tabù d’eccezione della società contemporanea: quello del diritto alla procreazione a tutti i costi e, ad esso correlato, del potere d’intervento dell’uomo su se stesso e sul mondo che verrà. Ma così facendo, Cento micron libera – e lascia propagare all’interno di un intreccio realistico e ben costruito – anche tutto un altro nucleo di tematiche, che vanno dalla ricerca dell’origine della vita, ai limiti della conoscenza, fino ai dubbi sulla propria capacità di sopravvivenza come specie e come società. È appunto sul confronto tra mondi che paiono contrapporsi ma che in realtà si compenetrano che si costruisce la forza di questa storia: il disordine/ordine della natura da una parte e l’ordine/disordine della società dall’altro, e all’interno della società il confrontarsi di punti di vista e approcci a cui si richiamano differenti e induplicabili singolarità: macrocosmi dentro microcosmi dentro macrocosmi dentro microcosmi, in un’infinita successione di matrioske su cui grava, oscuro e ineluttabile, l’ordine dato delle leggi.
Come la Baiocchi stessa fa dire/pensare alla sua protagonista, Eva, (il richiamo alla Genesi è qui evidente), biologa e ricercatrice con la missione di cercare ordine in un mondo che non sembra averne (e che nella sua lotta al caos delle cose resterà coinvolta anche in quello di un paese, l’Italia, ‘sfinito’ e in disfacimento almeno quanto il dipartimento in cui lavora): “ogni dettaglio rimanda a contesti più grandi, ogni microcosmo rimanda a un cosmo che lo contiene, e le cui leggi restano chiuse e indistricabili…”. Lo studio del differenziamento cellulare solleva infatti problematiche complesse, che vanno dalla capacità di curare malattie mortali, ai timori di un’umanità costruita in vitro.
La Baiocchi è una “donna dalla formazione scientifica che con la letteratura e l’umanesimo sembra avere un rapporto di sano conflitto” – come scrive Saverio Fattori su Carmilla - e sa dunque portarci nel mondo della ricerca italiana e internazionale con uno stile e una scrittura puliti, minimali e insieme ricchi di dettagli, e dall’andamento cinematografico, tanto da realizzare un romanzo che non è solo una delle migliori pubblicazioni dell’anno, ma anche il perfetto candidato a una futura trasposizione sul grande schermo.
E così, mentre la storia si dischiude e l’intreccio si complica (non vi starò a raccontare la trama, vi ho già detto che è realistica e ben costruita, di cos’altro avete bisogno?), ci troviamo di fronte a personaggi (proprietari d’aziende farmaceutiche, scrittori, donne dell’alta società ricche e viziate, ricercatori, avvocati, dottori…) che lottano per prendere un mondo che non si fa afferrare e di cui divengono a loro volta vittime, fino a un finale inquietante, che si apre come un ovulo appena fecondato su scenari ancora da definire: Stato e Società, Stato e Cittadino, Stato ed Essere umano, e fuori dallo Stato il contrapporsi di Paesi, visioni, finalità; chi crede bisogni lasciare un margine di caso nella vita e chi invece tende a eliminarne il ruolo:
La storia dell’uomo, in fondo, come quella della ‘ricerca’ e del ‘racconto’ che se ne fa, pare essere una continua “trama di fili che si stende senza direzione, che affonda nell’infinitamente piccolo e si arrampica verso l’infinitamente grande, gettata ovunque qualcuno pensi di poter arrivare.” (Cento micron, Minimum Fax, 2012, pag209).
Ecco, come Eva, la Baiocchi ha aggiunto oggi il suo prezioso filo.
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