Sarà forse una vita meno densa di significati il prezzo del progresso?
Abbandonata la naturale propensione a porci il significato di cosa sia davvero la vita -piccola sottigliezza che ci rende per tale motivo quanto meno dissimili dagli altri esseri viventi- vediamo imporsi un nuovo positivismo scientifico: una rigida fede nei propri mezzi intellettuali e nella propria visione del mondo. Fondamentalismo intellettuale lo chiamerei, in quanto poco incline all’elasticità tipica che proviene dal dubbio. Cartesio è messo da parte in questo nuovo slancio razionale, tanto cieco quanto ingenuo, verso le sconfinate possibilità umane di proseguire il suo cammino verso il progresso, un traguardo ideale, una tensione verso qualcosa di indefinito. Ma questa folle corsa è realmente sostenibile?
Una delle grandi problematiche sociali del progresso è senza dubbio la reperibilità delle risorse necessarie: ogni anno il fabbisogno mondiale di fatto aumenta esponenzialmente. Ma ciò che forse dovrebbe preoccupare di più dell’insorgenza di questi conflitti è l’effettivo sviluppo e maturazione della mente umana affinché tali questioni possano essere risolte. La trappola del progresso è proprio questa: l’inermità della mente umana dinnanzi alle conseguenze non previste derivate dal suo agire.
La chiave di lettura che utilizziamo per comprendere la realtà, oggi come oggi, non può che rientrare in tabelle logiche e di calcolo, da cui ne ricaviamo una visione non tanto distorta quanto sicuramente imparziale e incompleta. Come si può intendere la società come ente puramente razionale quando gli elementi che la compongono agiscono spesso sotto spinte irrazionali? Il cervello di per se, come struttura, è invariata da tempo, ma di cultura durante i millenni ne è stata concepita parecchia. Che sia da rivedere come essa venga immagazzinata e rielaborata? Stiamo iniziando a renderci conto di quanto questo modo di ragionare, figlio dell’era moderna, sia fallace e instabile: per quanto all’inizio abbia potuto dare i suoi benefici e nessuno rinnega quanto la qualità della vita umana sia migliorata, l’immutabilità ha procurato danni enormi nel corso dei secoli, incapace di rimodellarsi per la risoluzione dei paradossi che intrapresa la strada si sono incontrati. Al massimo non si è visto, la polvere si nasconde sotto il tappeto, ma ora ciò che ci si presenta nel futuro prossimo e in questo presente più immediato è un vistoso e immenso gomitolo da eliminare.