La trimestrale del governo Letta

Creato il 10 luglio 2013 da Tabulerase

A distanza di quasi 3 mesi dall’insediamento del governo Letta è d’obbligo fare un bilancio di questo primo scorcio di attività dell’esecutivo e purtroppo, per chiunque tenga al bene del paese, il saldo è a dir poco sconfortante. Nato fra grida di giubilo e sberleffi ai grillini rei di non avere consentito la nascita del governo a guida Bersani e di avere costretto il PD a divorziare da SEL per continuare l’abbraccio velenoso che lo tiene unito al PDL da novembre 2011 sotto la guida di Mario Monti. La partenza è stata condita dai fuochi d’artificio di  promesse di pacificazione da parte dello stesso Berlusconi e da roboanti annunci di tagli di tasse e cancellazione di IMU, IVA e TARES, ma alla resa dei fatti, il risultato a oggi è veramente poca cosa.

I tanto auspicati ed annunciati cali di imposte si sono tramutati in sofferti rinvii a tempi migliori per IMU e IVA, mentre la Tares ha già depauperato gli esangui conti correnti degli italiani su cui poi inciderà il saldo a dicembre che comprenderà anche un aggravio slegato dal servizio, pura gabella ai bisogni statali.

Nessun rinvio invece per l’aumento dei tributi dovuti, già questo mese abbiamo i bolli portati a 2 euro ed il rialzo delle varie accise è in divenire, con la beffa della tassazione delle sigarette elettroniche, in pratica non incassando più quanto previsto dai tabacchi si recupera l’attesa pecunia dai sostituti del vizio, come dire che se si vendessero meno “gratta e vinci” aumenterebbero i liquori…. Tutto questo che abbiamo descritto è già abbastanza deprimente di per sé, ma al danno si aggiunge la beffa di non sapere neanche cosa, quanto e quando si dovrà pagare, uno stato di diritto trasformato nel paese dei balocchi insomma.

Di fronte ad uno scenario che appare meno fosco solo per la luna di miele tra Enrico Letta ed i media affascinati dal suo british style, ma i cui dati statistici gridano invece al baratro, si torna da Bruxelles sventolando un assegno di 1,5 miliardi di euro, che, sorvolando sul fatto che dalla concessione all’erogazione ed uso passano tempi e modi a dir poco incerti, si scopre essere in 3 anni, quindi 500 milioni annui, una goccia che dovrebbe, secondo l’esecutivo, colmare un gap di 12 punti tra la disoccupazione giovanile nostrana e la media europea, un auspicio che farebbe apparire un impavido ottimista perfino il gobbo di Notre Dame.

Perfino il taglio, o meglio “riordino”, delle province varato per decreto da Monti è finito nelle tenaglie della Corte Costituzionale, cosa facilmente prevedibile da qualunque giurista pur in erba, ma serviva l’annuncio non la realizzazione, che adesso, sembra, passerà per le lungaggini di una legge di riforma costituzionale, sempre si possa credere che gli stessi partiti che usano le province come casa di riposo per politici trombati possano procedere all’eutanasia delle stesse.

In questo scenario di approssimazione, annunci sballati, promesse non mantenute, dati falsati, nuotano gli inviti all’ottimismo ed alla concordi che fanno sorridere di fronte ad una sinistra che accetta supinamente i diktat dei militari sugli F-35 in dispregio delle risoluzioni parlamentari così come lascia che un dissidente politico venga rimpatriato in un paese che non brilla certo come paladino dei diritti delle persone assieme ad una bambina di 6 anni. Dov’è finita la sinistra in cui tanti vorrebbero riconoscersi? Dominata dagli ex-democristiani il partito che fu di Berlinguer appare quanto di più lontano si può immaginare dagli ideali che dovrebbero animare questo ramo della politica italiana, il silenzio che accompagna le attuali vicende è assordante, non si è forse potuto ancora realizzare quanto promesso per i buchi nascosti lasciati dall’ex-governo Monti sul quale è necessario sorvolare in quanto ancora alleato? Inettitudine? Abbiamo un ministro della Sanità senza nessuna competenza specifica che però promette riforme strutturali della stessa, un altro ministro come la campionessa Idem che mentre si chiedono soldi agli italiani si scopre avere evaso la stessa IMU, anche se appellandosi al lodo “Scajola” ha invocato la sua ignoranza nel merito. I litigi all’interno del PD sono oramai cibo quotidiano, la lotta per la segreteria e la prossima guida al governo non fa prigionieri, potrà essere forse Matteo Renzi, un enfant prodige il cui soprannome di Little Silvio non fa ben presagire, il salvatore della sinistra?

Ai posteri l’ardua senteza, ad maiora.


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