Alessandro Gerardi Tesoriere della Lega Italiana per il Divorzio Breve. 09-10-2012
Nel corso degli anni la materia dei magistrati cosiddetti "fuori ruolo", ossia delle toghe sottratte al loro ruolo naturale per essere inserite nei gangli dell'alta amministrazione e nei gabinetti ministeriali, è stata oggetto di ripetuti interventi legislativi che hanno determinato, allo stato, una sostanziale incontrollabilità di un fenomeno che ha raggiunto dimensioni preoccupanti a scapito, anzitutto, anche se non solo, dell'efficienza della giustizia. Basti pensare che con l'attuale sistema le unità di magistrati fuori ruolo sono oltre 260: si tratta di un numero elevatissimo di magistrati (quasi un intero concorso), di una straordinaria risorsa sottratta all'esercizio delle funzioni giurisdizionali in una situazione in cui l'organico complessivo della magistratura appare, già di per sé, largamente deficitario.
Lo stesso Consiglio Superiore della Magistratura è intervenuto sulla materia con la circolare n. P-2766 dell'8 febbraio 2008 sostenendo che occorre porre un argine al numero eccessivo di richieste di destinazione di magistrati a funzioni extragiudiziarie, anche perché all'interno della magistratura si stanno ormai cristallizzando delle vere e proprie "carriere parallele" che per la contiguità con la politica recano un evidente "appannamento dell'immagine della terzietà dell'ordine giudiziario". Ed invero all'interno del solo Ministero della Giustizia circa il 20 per cento dei posti di maggior rilievo, ossia quelli di diretta collaborazione con il Ministro, sono in larga parte occupati da magistrati fuori ruolo, il che finisce inevitabilmente per incidere direttamente sul delicato equilibrio tra potere esecutivo da una parte, e ordine giudiziario dall'altra. La situazione è divenuta talmente intollerabile che perfino una persona al di sopra di ogni sospetto come l'ex Segretario Generale dell'Associazione Nazionale Magistrati, dott. Giuseppe Cascini, fu costretto ad ammettere qualche anno fa che "gli alti stipendi di Via Arenula intaccano l'indipendenza dei magistrati fuori ruolo".
Tutto finito, quindi? No, perché in questo scorcio finale di legislatura il tema dei magistratifuori ruolo s'è imposto prepotentemente all'ordine del giorno dei lavori del Parlamento grazie a un emendamento presentato dal deputato del Partito Democratico Roberto Giachetti (ex radicale). Nulla di sconvolgente, per carità, e nemmeno di risolutivo: rispetto alle proposte dei deputati radicali, infatti, l'emendamento Giachetti, non elimina il problema, nel senso che non fissa con nettezza il principio di effettività delle funzioni giudiziarie, riservando a pochi e tassativi casi, eccezionali e previsti per legge, la possibilità di un utilizzo dei magistrati fuori dal ruolo; e non prevede nemmeno che tale collocazione debba essere caratterizzata dalla intima connessione tra la funzione da assegnare e la peculiarità della professionalità del magistrato.
No, niente di tutto questo. L'emendamento Giachetti prevede, più banalmente, due cose: 1) non si può rimanere collocati fuori dalla magistratura per più di cinque anni consecutivi; 2) durante il collocamento fuori ruolo il magistrato non può percepire due stipendi.
A leggerla così si sarebbe portati a pensare che si tratta di una norma di buon senso, eppure ben tre Ministri della Giustizia hanno espresso parere fortemente contrario alla sua approvazione (sarà forse un caso se a Via Arenula si concentra il maggior numero di magistrati fuori ruolo?). I Ministri sono (nell'ordine): Angelino Alfano, Francesco Nitto Palma e Paola Severino. Insomma, poco importa se si è un politico (Alfano, Nitto Palma) o un tecnico (Severino), se si è un magistrato (Nitto Palma) o un avvocato (Severino), se si appartiene al centrodestra o al centrosinistra: quando si tratta di venire incontro ai desiderata della magistratura associata la sostanza non cambia.
E però, nonostante il parere contrario di ben tre Governi, a giugno di quest'anno l'emendamento Giachetti viene discusso ed approvato, prima in Commissione Giustizia e poi in Aula. La cosa incredibile è che la norma sui fuori ruolo viene votata dalla Camera dei Deputati all'unanimità con la sola eccezione del PD, ossia di quel partito al quale appartiene proprio il deputato Giachetti (anche qui: sarà mica un caso se nei banchi del Partito Democratico siede il maggior numero di magistrati in aspettativa). E' sufficiente andarsi a rileggere lo stenografico dei lavori parlamentari per scoprire che in Commissione Giustizia il PD ha espresso parere contrario all'approvazione dell'emendamento Giachetti, mentre in Aula si è attivato in ogni modo per stravolgerne il contenuto (con emendamenti sottoscritti in modo compatto da tutti i magistrati eletti in Parlamento).
Ora la discussione si è spostata in Senato e da quello che si legge non c'è da stare allegri. Sia il PD che il PDL, infatti, hanno deciso di riprovarci presentando alcune proposte atte a scardinare e/o a stravolgere la riforma Giachetti sui fuori ruolo. Il PDL, prevedendo che il collocamento fuori dalla magistratura possa avvenire per ben dieci lunghissimi anni anche consecutivi (e non più cinque, praticamente il termine viene raddoppiato); il PD inserendo una miriade di deroghe in presenza delle quali il magistrato potrà rimanere fuori ruolo senza alcun limite temporale (saranno escluse dai limiti temporali le toghe con incarichi presso gli organi di autogoverno come il Csm; quelli elettivi come le Authority; quelli di rilevanza costituzionale come il Quirinale e il Parlamento, e quelli di carattere internazionale, comprese le rappresentanze diplomatiche). In pratica con queste modifiche come se si dicesse: i magistrati non potranno rimanere fuori dal ruolo più di un tot numero di anni (dieci), anche consecutivi, eccetto che… e via con una sfilza di casi talmente numerosi che fin d'ora si può tranquillamente scommettere che i magistrati fuori ruolo "a tempo" si conteranno sulla punta delle dita di una sola mano.
Il Governo, nella persona del Ministro Severino, non si è certo lasciato sfuggire l'occasione: le carceri scoppiano? I tempi dei processi sono più lunghi che in qualsiasi altro Paese civile? Un attimo, per queste cose abbiamo tempo, prima occorre sistemare questo pasticcio dei magistrati fuori ruolo. Ed ecco allora che la Ministra caccia fuori dal cilindro un emendamento governativo al DDL anticorruzione con il quale vengono brillantemente recepite le proposte di modifica del PDL (tetto portato da 5 a 10 anni) e del PD (inserimento delle numerose deroghe). Ma v'è di più: nell'emendamento governativo non vi è più alcuna traccia nemmeno del divieto per il magistrato fuori ruolo di percepire due stipendi. Trattasi di emendamento di tutta evidenza elaborato da qualche magistrato che siede a Via Arenula invece che in un'aula giudiziaria. Commento di Giachetti: "Proprio come temevo: Severino ha fatto al Senato ciò che non è riuscita a fare alla Camera: disintegrare la norma".Vedremo ora se e quando l'emendamento governativo sui magistrati fuori ruolo verrà approvato. E, soprattutto, come si comporteranno i senatori. Al momento non ci resta che riflettere su quanto dichiarato dall'Unione delle Camere Penali Italiane non più tardi di qualche giorno fa: "Se approvato, l'emendamento governativo avrà l'effetto di mantenere elevato il numero di toghe sottratte al loro ruolo naturale per essere inserite nei gangli dell'alta amministrazione e nei gabinetti ministeriali, con effetti di reciproca influenza e di condizionamento nei rapporti tra il potere esecutivo e quello giudiziario. Il punto centrale della questione rimane quello di sempre, tecnici o politici che siano i governi: l'incapacità di affrontare seriamente e risolvere la grave alterazione nell'equilibrio tra i poteri dello Stato cui la questione dei fuori ruolo costituisce una parte molto rilevante ed esplicita".
<a href="http://www.facebook.com/people/Alba-Montori/725928608">Profilo Facebook di Alba Montori</a>