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La tua auto PUZZA di povertà

Creato il 13 ottobre 2012 da Controstilefashion
Lo status symbol per eccellenza oggi è in declino, soppiantato dagli accessori elettronici e dalla crisi.
testo simone piecci
La tua auto PUZZA di povertà
Il momento nero dell’auto in Italia e nei paesi classicamente industrializzati è destinato a durare, a bagnarsi ancora di “sangue”. Lo dicono gli esperti, lo dicono i dati. Lo si percepisce dalla gente, dagli acquisti: nel 2011 le biciclette hanno superato le auto in fatto di numeri di vendita. Gli ultimi dati italiani sulle immatricolazioni italiane hanno fatto registrare un calo di circa il 27% su base annua. La crisi è ormai strutturale: l’intero comparto soffre. In Europa e negli stati occidentali c’è eccessiva capacità produttiva: si producono troppe automobili e il sistema non è in grado di assorbirle, perché tutti hanno un’auto, e la crisi economica ora porta i consumatori a conservare il mezzo e non a cambiarlo con assidua frequenza. Lo status symbol oggi è l’iPhone e non l’auto, ed in termini di costo, cambiare un cellulare, per quanto di lusso sia, costa molto molto molto molto meno che cambiare un’auto.
La tua auto PUZZA di povertà
Auto ottime, costruite per macinare centinaia di migliaia di chilometri, oggi sono spesso cambiate dopo 40/50.000 km appena, e rottamante a nemmeno 200.000, magari già con 3 o 4 proprietari alel spalle. Non si è portata avanti dagli anni ‘50/’60 la cultura della conservazione del mezzo. Purtroppo. Solo ultimamente le riparazioni e la manutenzione stanno tornando di moda, un po’ per necessità, un po’ con la scusa del tuning (modifiche estetiche e tecniche alla propria auto, spesso nate dall’esigenza di dare nuova bellezza a mezzi un po’ datati), un po’ perché l’auto serve, e non può lasciarci a piedi, se mai con quel mezzo ci lavoriamo. Vien da ridere a volte pensando che lavoriamo per pagare le rate dell’auto che poi ci porta al lavoro con cui la paghiamo e per il quale lavoriamo... Vedendola “alla Marchionne”, l’Italia potrebbe risalire la china, anche grazie all’alleanza USA, ma oltre la volontà servirebbero intese con le forze sociali. Insomma, sempre un problema di lavoro e contratti, alla fine. Ed ecco che a farne le spese è il borghese medio, che in Germania si reca al lavoro in BMW e qui da noi ancora con la FIAT Punto. Non con l’ultimo modello, si intende. Per trovare nel nostro Paese livelli di vendite analoghi a quelli odierni, bisogna tornare indietro al 1980! Abbiamo fatto un salto indietro nel tempo di 30 anni! E questo per via della crisi, del caro assicurazioni, del caro benzina, delle città invivibili a piedi ed in auto… a causa “di tutto”.
La tua auto PUZZA di povertà
Le poche auto vendute, inoltre, non sono più “europee tradizionali”: siamo in un mercato aperto e in questo momento le concorrenti coreane e giapponesi sono agguerritissime, convenienti, ottime. In effetti, perché pagare di più per un prodotto scadente (o comunque meno valido), quando alla fine per quei soldi si lavora duramente? Meglio darli a chi valorizza il denaro dei consumatori, anche se ha gli occhi a mandarla. Non è razzismo, anzi: è ammissione di avere perso la guerra della qualità, forse senza averla mai voluta combattere. Altrove, non in Italia intendo, innanzi alla perdita di posti di lavoro, lo Stato per fortuna fa la sua parte. Parigi e Berlino non sono Roma, insomma. Il gruppo PSA (Peugeot / Citroen) ha rivisto al ribasso le stime per l’anno in corso che si chiuderà con la produzione in calo del 10%: ben 7% in più del previsto… una vera sconfitta totale. Appena qualche mese fa le prospettive erano di una contrazione del 3 per cento. E Renault forse non ha di meglio da dire: ben 13% in meno! Se poi ci si vuol soffermare sul futuro, le previsioni sono catastrofiche. “Stiamo considerando una crescita praticamente nulla per i tre anni a venire”, dichiara Carlos Ghosn (Renault / Nissan). La richiesta fatta dai CEO delle case è sempre e solo la stessa: calo del costo del lavoro. Almeno un 5%, ma sarebbe meglio un 10%, e si tornerebbe competitivi. Fermo restando il controllo degli altri fattori (caro assicurazioni, benzina, etc. etc.). Inutile invece ogni azione di incentivo: si farebbe del male alle proprie aziende nazionali, visto che - appunto - le aziende asiatiche oggi sono le più competitive, e se ci fossero rottamazioni ed incentivi, ne farebbero incetta, distruggendo definitivamente le aziende nazionali. Abbiamo appena detto che oggi l’auto non si cambia più con frequenza: se grazie alla rottamazione la cambiamo tutti con una asiatica, poi, chi guiderà FIAT e Renault? Perfino la Germania, l’unico Paese occidentale che sembrava immune al virus che ha contagiato l’industria dell’auto, comincia ad avere parecchi grattacapi. La settimana scorsa Bosch, il primo produttore di componenti per auto al mondo, ha ridotto gli orari a 1.000 operai. Addirittura Mercedes ha avuto un paio di trimestri in perdita. La perdita è generalizzata: cala anche il mercato cinese. Segmento lusso, ovviamente! Il problema dell’auto riguarda tutto il continente e, fino a che non arriverà la ripresa, difficilmente le cose cambieranno in meglio. Il “sistema Europa” rischia prima la cassa integrazione totale, poi le ferie. Definitive. Per questo è bene conservare a lungo le nostre auto. E passare ad acquistare (ironicamente) non le riviste di auto nuove, ma di ricambi e consigli per una lunga vita alla nostra utilitaria. Per questo, permetteteci una simpatica carrellata di auto degli ultimi 30 anni, in particolare di 3 modelli: le utilitarie di punta di FIAT e Ford, e la regina dell’Europa: la Golf.

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