Quello che alcuni ipotizzavano già da venerdì, e cioè che la protesta di Gezi Park non fosse unicamente una questione ecologica ma soprattutto politica, lo conferma chi in quelle piazze e quelle strade di Istanbul ci è stato, ha parlato con la gente che manifestava e ha visto con i propri occhi la violenza estrema della polizia turca, intenta a soffocare sul nascere quella che probabilmente non è solo una protesta per il parco. Così Lorenzo Posocco racconta su Limes il suo sabato mattino in Turchia, il Gezi Park di Istanbul è soltanto un pretesto :
I dimostranti vengono picchiati con una violenza inammissibile. Dalle televisioni non trapela nulla: le notizie giungono tramite i social media perché più difficilmente controllabili. Erdoğan ne è al corrente e ieri annunciava in diretta televisiva: “Twitter è una minaccia per la società”. La pericolosità di quest’ultima affermazione è il simbolo-ragione della rivolta turca.
I dimostranti in realtà protestano contro quella che ritengono una deriva islamista del governo di Ankara:
È importante ripetere che questa rivolta consiste nella lotta contro le politiche del governo, nella paura che si possa andare alla deriva verso una Repubblica Islamica, nella perdita delle libertà di cui l’attuale costituzione, frutto di una guerra di liberazione, è diretta emanazione e garanzia. L'ultimo esempio riguarda le bevande alcoliche, prima aumentate di prezzo poi proibite tra le 22 e le 6 di mattina. [Turchia, il Gezi ... cit.]
Il timore che in Turchia possa accadere quello che è già successo nei paesi del Maghreb spinge il governo a una crudeltà non accettabile in un paese che vorrebbe entrare nell'Unione Europea. "Da cinquant'anni la Turchia bussa alla porta dell'Ue" scrive l'Ansa di ieri, che rimane però chiusa. Fa bene o male l'Unione a tenere fuori la Turchia, anche questa così determinata a soffocare ad ogni costo le dimostrazioni? Come sempre, a ragioni economiche che spingono per l'ingresso, grazie all'imponente sviluppo economico, si oppongono quelle politiche, legate soprattutto alla questione cipriota e agli avvenimenti di questi giorni, che forse più di qualsiasi altro ragionamento hanno assestato un duro colpo a quel processo di avvicinamento turco all'Europa:
Catherine Ashton ha gia' manifestato ''forte preoccupazione'', condannando lo ''sproporzionato uso della violenza'' da parte della polizia. Una reazione che secondo il presidente dell'Europarlamento, Martin Schulz, ''non potra' che condurre all'allargamento delle proteste''. E alla chiusura della porta europea.
Secondo Amnesty International i feriti aumentano giornalmente a causa dei livelli di violenza della polizia, definiti senza precedenti:
Demonstrations in cities including Ankara, Istanbul and Izmir continued for a third day amid unprecedented levels of police violence against protesters.
E come spesso accade, dove la repressione vuole essere completa, l'azione della polizia è violenta anche contro i dimostranti pacifici. L'Associazione Medica Turca parla di almeno 1.500 persone ferite curate nei soli ospedali di Istanbul; di questi, due sono in pericolo di vita e cinque permangono in terapia intensiva; mentre la morte di due persone a Istanbul il 1° giugno, diffusa inizialmente, si è rivelata infondata (anche se alcuni giornali oggi parlano di tre morti, Corriere, Repubblica, e anche la Cnnriporta due morti secondo un'agenzia semi-ufficiale della Anadolu). Ad Ankara, invece, i feriti sono circa 400, di cui una quindicina in modo serio.
The Turkish Medical Association told Amnesty International that as many as 1,500 people injured during the police response to protests have been treated in hospitals across Istanbul over the past two days. Two of them had life threatening injuries and five remain in intensive care as a result of injuries sustained at demonstrations in the city. Earlier reports that at least two protestors died as a result of participating in demonstrations on 1 June in Istanbul proved to be unfounded.
Al Jazeera riporta che sono stati indetti due giorni di sciopero di solidarietà con i dimostranti dei lavoratori pubblici, per protestare contro le dure repressioni della polizia:
The strike was called by the The Public Workers Unions Confederation in response to "state terror implemented against mass protests across the country". It said the government of Prime Minister Recep Tayyip Erdogan had "shown once again ... enmity to democracy".