Un utente non abbandona mai una pagina o un sito senza motivo. Dietro a questo ammutinamento può esserci un problema di usabilità. Qualche considerazione su come abbassare bounce ed exit rate e avere qualche chance in più di aumentare il tasso di conversione.
Capita navigando in rete di trovare siti curatissimi nella grafica, ricchissimi di animazioni ma estremamente poveri da un punto di vista dell’organizzazione dei contenuti e della facilità di navigazione. Una scelta di questo tipo va a mio avviso contro uno dei principi fondamentali che i social media ci hanno pazientemente insegnato: mettere al centro la persona, le sue necessità e dargli la possibilità di scegliere. Un sito se vuole essere accattivante non deve essere solo bello, ma deve essere user centered: l’utente deve essere messo nelle condizioni di trovare facilmente e senza perdere tempo quello di cui ha bisogno. Che senso avrebbe altrimenti spendere soldi per ottimizzare il proprio posizionamente nei motori di ricerca per poi presentare un prodotto di difficile consultazione di cui ci si può stufare in fretta? Usabilità non è quindi da considerarsi come un principio astratto a cui tendere, ma andrebbe piuttosto riconvertita in vera e propria strategia di marketing.
Ecco quindi cosa tenere a mente:
1) Non “strafare”. Una grafica molto complessa (che rasenta il barocchismo piuttosto che una sobria eleganza) e troppe animazioni possono non solo confondere (o infastidire) l’utente, ma anche infierire sulla riconoscibilità del brand. Meglio un sito semplice, con un logo ben visibile e con video o animazioni che apportano informazioni aggiuntive e non sono solo decorazioni senza peso comunicativo.
2) L’utente non deve perdere l’orientamento. Organizzare il sito attraverso nodi di primo livello sempre raggiungibili facilita la navigazione. Inoltre, se non c’è la possibilità di far capire altrimenti in che punto del sito ci si trova, è utile inserire le “briciole di pane” (anche se personalmente preferisco altri metodi). La mappa del sito non dovrebbe mancare mai, soprattutto perchè se un utente è confuso sul dove trovare le informazioni che cerca, la mappa del sito può rappresentare un’ultima àncora di salvezza.
3) Evitare di lasciare categorie vuote. Sul sito di un ristorante clicco sulla voce “Sfoglia il menù” ma quello che mi si apre è una finestra in cui mi si dice che il servizio non è ancora disponibile. Se non si può dare un’informazione è meglio non parlarne neanche, altrimenti l’utente avrà una generale impressione di incompletezza.
4) Pensare prima di tutto a cosa può cercare un ipotetico visitatore del sito. Per stare sul tema gastronomico, se il sito di una pizzeria presenta una descrizione dettagliata degli ambienti, dell’atmosfera, della storia dell’esercizio, ma nella sezione informazioni/contatti non presenta una seppur abbozzata mappa del come raggiungerli o il giorno di chiusura, si costringe l’utente a un secondo passo: nel primo caso a cercare su Google Maps la strada per arrivare e non è detto che sia così semplice, nel secondo a telefonare direttamente in pizzeria, spendendo anche se poco e perdendo tempo qualora non si ricevesse risposta al primo tentativo. A queste condizioni chi non si stuferebbe?
5) Non parlare in codice per sembrare “smart”. I link devono essere chiari e rappresentare con una o due parole quello che contengono: l’utente deve sapere cosa troverà prima di cliccarlo, così da poter scegliere verso quali pagine indirizzare l’attenzione.
6) Aggiornare il sito. Sembra banale eppure mi è capitato più volte di trovare pagine di siti in cui si pubblicizzava “contest” interessantissimi per poi scoprire che il concorso era scaduto tre mesi prima solo dopo aver letto ogni singola riga del regolamento. E le web agency a volte sono le prime a non porsi problemi in merito.
Un po’ di surfing experience è sufficiente per trovare altre piccole strategie a costo zero come queste. Voi quali avete seguito? Quali non ritenete poi così significative?
(photo credits: Daniel Waisberg’s photostream on flickr)