Ho sempre avuto una mia personalissima idea circa le persone che popolano il web.
Di norme le concepisco, tranne qualche rara eccezione, come dei semplici nickname, ovvero come assemblati di lettere e bit ed in quanto tali facilmente riducibili al silenzio.
Come? Spegnendo il pc o, facendo uso di fantasia, e scomponendo queste sigle nelle lettere che le compongono, cosi come puoi annientare un atomo scindendolo nelle sue componenti di base.
Mi si è detto che questa concezione delle persone digitali è scarsamente riguardosa perché dietro quei sembianti digitali ci sono delle persone che possono essere ferite.
E cosi è stato.
Spesso ho fatto del male a persone del web ritendo, paradossalmente, di non aver fatto del male a nessuno. Perché nessuno c’era dietro.
Si, lo so. Qualcuno dovrà pur scrivere dietro quei monitor. Non sono mica impazzito!
Solo che io penso ad un diverso rapporto tra persone reali e realtà digitale.
Per alcuni le persone sono nel web come nella realtà: cioè proietterebbero online i medesimi comportamenti che adotterebbero nel loro quotidiano. E sono le persone cosiddette “vere”. Fare dal male ai loro alter-ego virtuale sarebbe come fare del male al loro “Io” reale.
E quasi tutti dicono di essere cosi eh. Incredibile.
Poi c’è qualcuno che timidamente ammette che…beh si ... ci sono anche coloro che distribuiscono nei loro alter ego solo una parte di Sé: ovvero il come vorrebbero essere. E si parla di idealizzazioni o sublimazioni digitali del Sé. Anche in questo caso puoi ferirli, perché hai a che fare con la parte migliore di loro (che in taluni casi ti fa rimpiangere quella che tengono nascosta).
Ebbene, rispetto a questi pareri certamente più morbidi, io penso che la maggior parte di coloro che popolano le piazze virtuali sia di ben altro spessore. A mio avviso, cioè quasi sempre ci si può imbattere in individui che nel web non mettono niente di Sé stessi e si creano, anzi, una vita parallela, una “Second life”.
Sposati che si fan passare per single, brutti per belli, maniaci e deviati per galanti poeti e cavalieri, demoni per angeli, uomini per donne e viceversa. In sintesi c’è una sorta di iato, di frattura tra la loro vita reale e quella virtuale. Affezionarsi a queste persone è sciocco: non conosci i loro veri sentimenti, pensare di ferirli e farsi sensi di colpa a riguardo è altrettanto puerile: nella migliore delle ipotesi non hai neanche sfiorato l’ultima corda della loro arpa interiore. D’altro canto, affezionarsi a costoro è un legarsi ad aria fritta, a combinazioni puramente casuali di bit: rischi solo di lasciar uscire una parte preziosa di te che, dall’altra parte, non troverà alcun corrispettivo altrettanto prezioso.
Perché di autentico in loro e nelle loro immagini non c’è nulla: sono la brutta copia di un libro di fantasia.
Ed è per questo che andrebbero presi costoro: una mera occasione di intrattenimento. Un’avventura scarsamente intellettiva da vivere e da chiudere nel momento in cui spegni il tuo PC.
Eppure tanti, me compreso in un remoto passato, ci sono cascati. Ed hanno provato una vasta gamma di emozioni vere verso queste persone.
Come rimediare? Il mio vademecum è quello di squarciare il velo virtuale che vi separa da queste persone, pretendete di sentirne la voce, di vederli in webcam. Fatevi mandare qualcosa di tangibile, un pensiero, un qualcosa di scritto di loro pugno, osservate e studiate la loro calligrafia, deducetene qualcosa. Annusate ciò che è loro, ascoltateli e fatevi ascoltare. Condividete piccole e grandi cose del loro e del vostro mondo.
E poi, dopo un po’, incontratevi: non ha senso rimandare a data da destinarsi. Se davvero vi volete bene, a che pro tergiversare? E’ sciocco.
Cercate, in sintesi, di creare quanti più punti possibili di contatto tra la vostra e la sua realtà…
Cosi renderete questo web un po’ meno falso e, soprattutto, non vi perderete dietro…
Fiumi di parole.
Marquis