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Magazzino
La stima dei magazzini assume particolare importanza nella valutazione delle imprese sia industriali, che commerciali. A questo proposito occorre fare una distinzione tra materie prime e scorte di materiali vari, prodotti semilavorati e prodotti finiti. Di regola non è possibile ottenere valutazioni compiute per tutti i valori presenti nel magazzino, pertanto ci si dovrà muovere con un grado variabile di approssimazione. La prima analisi riguarda l’entità della cosiddetta “riserva LIFO”, ossia il maggior valore del magazzino rispetto al valore contabile di bilancio calcolato con il criterio LIFO (last in first out).
I criteri generalmente utilizzati sono i seguenti:
- materie prime: si assume il valore corrente o l’ultimo prezzo;
- prodotti finiti: si utilizza il minor valore tra costo di produzione più recente e prezzo di mercato;
- semilavorati: vengono valutati in base allo stato di avanzamento delle lavorazioni.;
- prodotti obsoleti: saranno valutati in base al prezzo di realizzo in blocco.
Titoli a reddito fisso
Si devono distinguere i titoli quotati, da quelli non quotati. per i primi si fa normalmente ricorso ai prezzi più recenti o al prezzo corrente all’atto della stima.
Per i secondi si assumeranno i valori nominali o di costo, quando i tassi di rendimento sono allineati a quelli di mercato. Se, come di frequente accade, tale allineamento manca, si seguirà un intervento rettificativo consistente nell’individuare una “minusvalenza” calcolata nel seguente modo: si determina il rendimento effettivo dei titoli rispetto al valore contabile, che tenga anche conto della differenza al rimborso (i’) e si individua la differenza rispetto al tasso di mercato (i). Si ottiene la seguente formula:
Minusvalenza = Vc • (i – i’) • an¬i
dove:
Vc rappresenta il valore di carico dei titoli
n la loro vita media residua).
In sostanza la plusvalenza sopra individuata rappresenta la perdita in termini di interesse attesa da oggi fino alla data di rimborso, attualizzata al tasso corrente di mercato. In situazione contraria (i’ superiore a i) potrà essere valutata un’eventuale plusvalenza.
Le partecipazioni
Per la valutazione delle partecipazioni si utilizzano differenti procedure in base alle seguenti caratteristiche:
- partecipazioni di controllo o meno;
- titoli quotati o meno;
- localizzazione dell’iniziativa (es.: paesi con differenti condizioni economiche e politiche);
- ramo operativo di appartenenza;
Si farà riferimento ai valori di mercato qualora le partecipazioni siano di minoranza e rappresentate da titoli quotati. Nel caso di partecipazioni di controllo (e/o non quotate) si farà ricorso a valutazioni specifiche e approfondite su ciascuna società.
I risultati della stima effettuata dovranno poi essere comparati con i valori contabili a bilancio della controllante, onde determinare eventuali plusvalenze o minusvalenze. Le rettifiche e le rivalutazioni che si rendono necessarie devono, a loro volta, essere corrette per tener conto del carico fiscale a cui saranno soggette. Le partecipazioni in società non controllate possono configurare in tre casi differenti:
a) partecipazioni non rilevanti e riferibili al mercato;
b) partecipazioni non rilevanti e non riferibili al mercato;
c) partecipazioni rilevanti e riferibili o meno al mercato;
E’ evidente che per le prime si farà riferimento ai prezzi di mercato, per le seconde può essere sufficiente, in mancanza di informazioni dettagliate, il valore del capitale netto contabile o di carico, mentre nel terzo caso si dovrà verificare la possibilità di procedere ad una stima del capitale economico.
Ricapitolando, con riferimento al tema delle partecipazioni, possiamo affermare che le qualificazioni dei pacchetti societari da analizzare sono quattro:
a) Maggioranza assoluta;
b) Maggioranza relativa;
c) Pacchetto di rilievo:
c.1) partecipante al controllo pro tempore
c.2) non partecipante al controllo
d) Pacchetto di peso trascurabile.
Il pacchetto di maggioranza assoluta assicura il controllo incondizionato in base alla legge ed allo statuto della società; per gli altri il discriminante risulta essere il potere o meno di eleggere e revocare gli amministratori. La distinzione sopra riportata porta inevitabilmente a considerare i premi di maggioranza (e gli sconti di minoranza) associati al possesso di un pacchetto azionario (o quote).
I premi di maggioranza
Il riconoscimento di un “premio” di maggioranza su pacchetti azionari che assicurano il controllo di una società rappresenta una pratica diffusa in molti Paesi. In base a indicatori empirici osservati su un gran numero di operazioni di M&A o cessioni di impresa in ambito europeo il premio di maggioranza oscilla tra
il 25 ed il 35%. Dalle analisi effettuate, inoltre, si è dedotto che l’entità del premio risulta inversamente proporzionale alla dimensione del pacchetto azionario e da questo concetto opportunamente elaborato si inserisce la seguente tabella (i cui valori sono, in ogni caso, da considerarsi indicazioni di larga massima):
Da ciò risulta che quanto più basso appare il livello del controllo, tanto maggiore è il premio relativo. Concetto facilmente spiegabile con il fatto che una percentuale di controllo più bassa attribuisce gli stessi vantaggi di una percentuale più elevata e, quindi, ne scaturisce un maggior premio da attribuire
Risorse per approfondire
Valutazione d'azienda: il metodo patrimoniale in 6 semplici step
Valutazione d'azienda, determinare i flussi di cassa prospettici
Leggere e analizzare il Bilancio di Esercizio
Calcolare il Valore d'imprese e Asset Aziendali
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