La vecchia canzone sulla ricchezza immorale

Creato il 23 febbraio 2012 da Laperonza

La vicenda della pubblicazione dei redditi dei ministri del Governo Monti presenta molti spunti di riflessione. Mentre il popolo di destra sparpagliato e confuso grida allo scandalo per la ricchezza di questo o quel ministro sulle pagine dei giornali di quel nullatenente del duce supremo della destra italiana che è Re Silvio, la sinistra dà ottima prova di sé ricantando la vecchia canzone sull’immoralità della ricchezza. Ricordo questa tiritera già ai tempi dei cantautori cui si rimproverava di arricchirsi cantando sulla rivoluzione e il proletariato. Mi torna alla mente il “processo” del Palalido a De Gregori e a quanto tutto ciò, col senno di poi, parse ai più quantomeno ridicolo. Bene, credo che siamo agli stessi livelli.

Posto che non è la ricchezza ad essere immorale ma la differenza tra la gente comune e i ricchi, e questo lo accettiamo come principio di base, dobbiamo però assumere o, almeno, considerare come un dato di fatto che la nostra società è così strutturata e non possiamo certo pretendere di cambiarla oggi, né che la cambi questo governo. Potremmo augurarci che la base del cambiamento venga dalla sinistra politica, da quel PD che avrebbe dovuto (uso il condizionale passato per un preciso motivo) inaugurare una grande stagione di cambiamento e che invece giace ancora in un limbo senza una identità definita.

Allora non ha senso accusare di “troppa ricchezza” i nostri ministri. Dobbiamo supporre che siano ricchezze guadagnate onestamente, dobbiamo supporre che gli obblighi verso la società siano stati adempiuti, dobbiamo supporre che, riguardo il loro reddito, i nostri attuali governanti siano senza peccato. Dobbiamo farlo perché non abbiamo prove contrarie.

Se è immorale la differenza di reddito tra le classi sociali è moralismo da quattro spiccioli questo processo mediatico, strumentale e strumentalizzato da chi sa bene come muovere questi meteorismi sociali qualunquisti. Non bisogna caderci. Giudichiamo il governo sul suo operato e non sul reddito dei ministri. Operiamo affinchè il prossimo governo, che ci auguriamo non sia dello stampo di quello avuto fino a ieri, finalmente inizi un processo di rinnovamento sociale che porti a una maggiore equità. Ma per ora cerchiamo di uscire dalla palude dove Re Silvio e i suoi seguaci ci hanno gettato e dove continuano a spingerci con le loro malefiche chiacchiere.

Siamo migliori.

Luca Craia


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