Strani meccanismi governano l’editoria italiana se è vero com’è vero che un autore come Gaetano Cappelli ha dovuto attendere l’entusiastica sponsorizzazione del critico Antonio D’Orrico dalle pagine del Corriere della Sera (e supplemento allegato) per poter assurgere a scrittore “cult” e scalare le classifiche di vendita. Cappelli è un eccellente narratore meridionale, colto, versatile e ironico che ha saputo sin dagli inizi (“Mestieri Sentimentali”) raccontare la provincia elevandola ai massimi livelli del contemporaneo (“Parenti Lontani”).
Evidentemente la Mondadori non era casa editrice adatta ad un autore come Cappelli dal momento che ritornato alla base (Marsilio) con “Storia controversa dell’inarrestabile fortuna del vino Aglianico nel mondo” e la già citata sponsorizzazione, sono cominciate le fortune confermate da questo “La vedova, il santo e il segreto del pacchero estremo”, un romanzo divertente e sopra le righe, in cui l’estremizzazione dei personaggi ricorda le caratterizzazioni dei protagonisti della commedia sexy italiana anni settanta. E’ il caso della protagonista femminile Vera Gallo, vedova cinquantenne dall’ormone prorompente trapiantata per matrimonio al Sud che di ritorno al Nord dopo la morte del marito, desiderosa dopo anni di astinenza di fare “bella vita”, si lascia infinocchiare da due perfidi cugini nordisti al punto di perdere tutta la sua ricchezza e poi rifarsi attraverso la tentata vendita della statua del Santo. Di seguito tutta una serie di figure con alle spalle un passato delirante: il traffichino venditore d’arte Dario Villalta, lo psicanalista trascendentale Aaron Kaminsky, il trucido cattivone Carmine Palomino, il disastroso cuoco Elio Di Ilio fino alla sensuale aiuto-cuoca Mariasofia Maresca, detentrice della preziosa ricetta del pacchero estremo. Personaggi degni dell’opera buffa, così come la storia può essere intesa: una commedia degli equivoci in cui tutto ruota intorno alla misteriosa scultura lignea di un Santo che pare fosse opera del grande pittore Andrea Mantegna. La caccia per accaparrarsi tale manufatto di valore inestimabile è il perno attorno a cui ruotano le vicende frenetiche, spesso assurde di questa allegra combriccola: dal povero Villalta con la sua ossessione per le vedove attempate, al vecchio Kaminsky, spasimante respinto dalla carnale e opportunistica vedova allegra Vera Gallo destinata ad essere la sola delusione d’amore anche per un tombeur de femme vedove e piacenti come Villalta. Protagonisti che riceveranno tutti indiscriminatamente la giusta ricompensa in un finale nel lusso degli alberghi di Capri e della costiera amalfitana. Molte sono le scene briosamente pruriginose raccontate con incontri di scambisti e donne allupate; descrizioni ridondanti di particolari piccanti (eccellente la descrizione del “pelo rosso” di una donna) che fanno dei personaggi raccontati delle vere e proprie macchiette.
Cappelli è bravo a tratteggiare i suoi personaggi e a far divertire il lettore attraverso le loro stesse vicissitudini, in più trovo assolutamente deliziosi gli interventi in prima persona dello stesso autore fra le pagine della storia come già avveniva in “Parenti Lontani” per mettere sull’avviso il lettore su ciò che sta per leggere. Il libro ci fa ridere e ridere di gusto, ci intrattiene durante le sedute amorose e ci fa sognare di poter diventare anche noi per un giorno eroi di un mondo inesistente.