Brice Matthieussent
La prima volta ne parlò la scrittrice e traduttrice Elena Loewenthal, in questo articolo apparso sulla Stampa nel 2009. L'articolo annunciava l'uscita, in Francia, del libro Vengeance du traducteur di Brice Matthieussent, parlandone così:"Ma perché non l’ho scritto io, un libro così? Perché? (...) È un romanzo, ma anche e soprattutto un atto di sfida al mestiere che io, lui e tanti altri come noi fanno da secoli. Con passione e devozione, o meglio con un alchemico insieme delle due cose, che è l’unico vero segreto di cui un traduttore letterario disponga. Questo signore, che ha fatto? Ha tradotto un libro e l’ha cancellato, lasciando «soltanto» (si fa per dire) centinaia di pagine di note a margine, commenti caustici, dotti sfoggi di erudizione, appunti sintattici, remoti riferimenti letterari a piè di pagina del libro che stava traducendo. Che ha, per vendetta, fagocitato. Espunto. Anche graficamente: il romanzo ha tutta la parte superiore della pagina bianca, e un lungo tratto che separa il testo (soppresso) del fantomatico romanzo tradotto, dalle note dell’autore/traduttore. Naturalmente nel libro di Matthieussent succede molto altro, con buona dose di fantasia. Ma non è questo che invidio al suo autore. No. È il gesto rivoluzionario di fare quel che nel profondo di noi stessi, nei momenti più cupi e in quelli più esaltati del nostro meraviglioso mestiere, noi traduttori prima o poi vagheggiamo. Perché? Perché il nostro è il mestiere più invasivo eppure discreto al mondo: entri dentro un libro e il suo autore, gli sfondi l’intimità (perché è impossibile spiegare quale intrusione chirurgica sia il guardare
Elena Loewenthal
una frase, un personaggio, un verso, per portarlo in un’altra lingua). E poi però devi sparire, farti trasparente. Perché la traduzione più efficace è quella che non c’è, di cui non ci si accorge. Una buona traduzione è l’originale che quell’autore avrebbe scritto, se avesse scritto nella lingua in cui ce lo porti tu con il tuo mestiere. (...)Brice Matthieussent - accidenti a lui e alla mia inguaribile invidia - ha capovolto quello spazio, è uscito allo scoperto, facendo sparire il libro originale e mettendo al suo posto - anzi, sotto la linea a metà pagina - l’avventura del suo (e mio) mestiere. (...)
A proposito: mi viene in mente che forse un modo per esorcizzare l’invidia, anzi cacciarla via, ci sarebbe. Potrei tradurre dal francese all’italiano La vengeance du traducteur. Ride bene chi ride ultimo."Detto, fatto! Esce a maggio per Marsilio: La vendetta del traduttore, di Brice Matthieussent, traduzione di Elena Loewenthal.
Ecco cosa dice la presentazione:
"Un traduttore beffardo e maligno si ribella al testo mediocre che sta traducendo e lo cancella progressivamente moltiplicando ed espandendo le note a piè pagina, le N.d.T, per dare voce al disgusto del romanzo, al disprezzo per il suo autore e soprattutto per riferire le ferite inflitte al testo: elimina aggettivi e avverbi superflui, poi paragrafi e infine pagine intere, facendo spazio a considerazioni, sogni, digressioni. Ma i protagonisti del romanzo s'insinuano inesorabilmente nel testo che leggiamo: Abel Prote, noto e irascibile scrittore sul viale del tramonto, autore di un romanzo intitolato Translator's Revenge, e David Gray, il giovane traduttore newyorkese che ama travestirsi da Zorro, il "vendicatore mascherato", che lo sta traducendo. È un vero e proprio romanzo nel romanzo che prende corpo, costellato di amore, odio, tradimenti, colpi di scena. Finché il traduttore trionfa sull'autore e s'insedia nella parte alta della pagina per proseguire meglio la propria storia". Ed ecco un assaggio del testo originale (grazie alla collega Carla Palmieri).