Autore: La RedazioneVen, 09/08/2013 - 10:30
Ora voi scuotete la testa pensando: “È impossibile! Questo è un sogno davvero irrealizzabile. Non dipende da noi. Non è per noi”. Se nella vostra mente si sono affacciati questi pensieri, sappiate che è la nostra cultura ad averci abituato a ritenerli normali, a giudicarli “pensieri di buon senso”.
La nostra cultura ha scambiato la felicità con il divertimento, con le piccole gioie che derivano dal possesso o dall’essere apprezzati dagli altri, con l’orgoglio di poter dire: «Io sono questo o quest’altro». Spaccia per felicità ciò che felicità non è, un sottoprodotto, in fondo solo uno scarto. E con questo sottoprodotto occupa gran parte del nostro tempo e delle nostre aspirazioni.
Ma non è tutto. La nostra cultura ha fatto anche di peggio. Non solo ci ha convinti che la felicità sia un continuo stato di sovraeccitazione divertita e un po’ sciocca, l’assoluta negazione del dolore, ma ci ha messo in testa che possiamo raggiungere questo risultato solo rivolgendoci fuori di noi.
(Raffaele Morelli, Come essere felici, Mondadori)