“Molly Katchpole, 22 anni, di Washington, ha reagito contro la decisione della Bank of Americache pretendeva cinque dollari per le operazioni con il bancomat, una misura che anche altre banche pensavano di introdurre. La ragazza ha pubblicato la sua protesta su internet. In poche ore 300mila persone si sono unite a lei, le banche hanno rinunciato al prelievo e i mezzi d’informazione ne hanno parlato”. Lo ha ricordato qualche giorno fa Manuel Castells in un suo intervento su La Vanguardia a proposito del movimento Occupy Wall street. Senza voler enfatizzare il ruolo della rete, ecco un inequivocabile gol segnato dal movimento – tutto statunitense – nato e cresciuto sul web e sui social network. Far fare un passo indietro alla potente Bank of America e ai suoi succedanei non è cosa da tutti i giorni. Ecco, quando in Europa e in Italia la protesta riuscirà a produrre gli stessi effetti, potremo finalmente parlare di cittadinanza digitale.
Occupy Wall street, scene da un movimento
Vi invito a leggerlo tutto, l’articolo di Manuel Castells, tradotto in italiano da Sara Bani per l’ultimo numero di Internazionale con il titolo “Un contropotere per la finanza”. Saranno pure mille, quelli che occupano fisicamente Zuccotti park a New York, ma sono centinaia di migliaia quelli che li sostengono sul web. Scrive Castells che “Moveon.org, con cinque milioni di iscritti, ha lanciato una campagna per invitare i cittadini a ritirare i soldi dalle grandi banche e depositarli presso le cooperative di credito e le banche comunitarie. Dalla rete alla strada, dalla strada al conto in banca. I manager, che qualche settimana fa brindavano provocatoriamente con lo champagne dalle finestre di Wall street mentre passavano i manifestanti, cominciano a nascondersi. La mancanza di moralità del mondo finanziario sembra aver trovato un contropotere con cui non aveva fatto i conti: i suoi stessi clienti”.
Molly Katchpole, 22 anni (Credits: AP Photo/Cliff Owen)
Vi invito inoltre a leggere oggi l’intervento di Matteo Persivale, a pagina 38 del Corriere della Sera (Moby Dick nuota a Zuccotti park. Melville, papà di Occupy Wall street): “…in fondo (Melville) di sfide impossibili a nemici giganteschi sapeva tutto…(Moby Dick) è la guida che racconta la nobile follia di dare la caccia a un nemico infinitamente più grande, più potente e crudele di noi”.
Insomma, non è con il lancio delle monetine – residuato bellico dell’era pre internet – che la protesta italiana può crescere. Meglio imparare da Occupy Wall street e Zuccotti park. Quei “quattro gatti” in piazza e i loro sostenitori digitali – ricorda Manuel Castells – si sono guadagnati il consenso del 46 per cento degli statunitensi!
AGGIORNAMENTO DEL 15 NOVEMBRE
E ti pareva che la democraticissima America potesse tollerare la protesta di Zuccotti park! E’ facile sindacare sui diritti civili in Nord Africa, Iran e Siria. In casa non si può mettere in discussione lo strapotere della finanza. Durante la notte la polizia è intervenuta in forza per cacciare i manifestanti.
Ecco cosa scrivono le agenzie: “Si e’ concluso con 70 arresti lo sgombero dell’accampamento a New York degli ‘indignados’ che da due mesi avevano occupato lo Zuccotti Park, trasformandolo nell’epicentro di una protesta che si era diffusa in decine di citta’ in tutto Paese. La polizia e’ intervenuta in forze all’alba contro gli attivisti del movimento ‘Occupy Wall Street’, che hanno cercato di resistere pacificamente, urlando slogan e incatenandosi tra di loro.
Nonostante l’opposizione di un gruppetto di irriducibili, la maggior parte alla fine ha abbandonato il parco. L’ufficio del sindaco Michael Bloomberg ha sottolineato che si tratta di una misura “temporanea” per permettere le operazioni di pulizia e rimozione delle tende. I dimostranti potranno tornare, ma non campeggiare, hanno specificato le forze dell’ordine, che resteranno in zona per controllare che l’ordinanza venga rispettata. Il parco e’ aperto al pubblico ma e’ di proprieta’ della compagnia immobiliare privata ‘Brookfield Office Properties’, a due passi dal centro finanziario newyorchese.
Gli attivisti hanno diffuso sul sito internet un comunicato nel quale contestano la decisione delle autorita’, sottolineando che “possono rimuoverci fisicamente dagli spazi pubblici, ma la nostra e’ una battaglia sulle idee”. I giovani hanno ribadito la lotta contro l’ineguaglianza economica e la discriminazione, ricordando che “le nostre strutture politiche dovrebbero servire tutti noi, il popolo, non solo quelli che hanno ammassato una gran quantita’ di ricchezza e potere”.
Quello di New York e’ solo l’ultimo di una serie di accampamenti che negli ultimi giorni e’ finito nel mirino delle autorita’ cittadine che, adducendo motivi sanitari e di sicurezza, stanno facendo pressioni per sgomberarli. Ieri era stata la volta di Oakland, dove la polizia era entrata nell’accampamento per eseguire l’ordine di sgombero, fermando almeno 12 persone e transennando la piazza occupata dai manifestanti. Gli attivisti hanno fatto sapere che non si fermeranno e si uniranno alla protesta indetta nel campus dell’universita’ di Berkeley nel pomeriggio. Manifestazioni sono attese anche a New York dove giovedi’ i manifestanti hanno promesso che “chiuderanno Wall Street”.
Nel fine settimana, la polizia era gia’ intervenuta in diverse citta’, a cominciare da Portland, nell’Oregon, dove oltre 50 persone erano state fermate per essersi rifiutate di lasciare gli spazi occupati. Tensioni c’erano state anche a Salt Lake City, Denver, Philadelphia e St. Louis”.
Foto dal New York Times