Rosslyn Chapel, Scozia. Una delle oltre cento raffigurazioni
dell’Uomo Verde presenti nella chiesa. L’Uomo Verde
viene generalmente interpretato come un simbolo di fertilità
pagana derivante dalla tradizione celtica, né buono né cattivo,
ma piuttosto con caratteristiche in bilico tra bene e male
Dell'Uomo Verde sapevo quel che sanno tutti, ovvero che si tratta di un simbolo pagano da interpretarsi come la raffigurazione dell'unione e del rispetto che i pagani nutrivano per la natura: Osiride, Nettuno, il titano Oceano, Artemide e suo fratello Dioniso, Pan, le ninfe driadi e amadriadi e il mito della Grande Madre sono solo esempi della divinizzazione della natura operata nel tempo dall'uomo. Un simbolo perpetuato per secoli da anonimi artisti che silenziosamente osteggiavano l'ortodossia cristiana a favore di fedi più antiche. Un simbolo che nel secolo scorso si è trasformato in simbolo di rinascita, un archetipo che indica il risvegliarsi della natura, ovvero la primavera, significato ripreso dalle cerimonie wiccan e dai numerosi festival dedicati all'Uomo Verde che si tengono annualmente in varie parti d'Europa (come quello di Clun, nella regione scozzese dello Shropshire). Per i neopagani si tratta di una rappresentazione del lato maschile del divino, un simbolo di forza e determinazione che probabilmente rimanda a tempi remoti in cui queste qualità erano indispensabili per la caccia e, quindi, per la sopravvivenza.
La Colonna dell'Apprendista a Rosslyn. Alla base ci sono
otto draghi dalle cui fauci emergono rami di vite che
avvolgono a spirale tutta la colonna. Un'immagine affine
a quella dell'Uomo Verde
Dopo diverse ricerche, posso infine dire di non essere l'unico a pensarla così. Se fino agli anni '50 del secolo scorso l'interpretazione classica dell'Uomo Verde è sempre rimasta incontestata, negli ultimi decenni altre voci si sono levate dal coro per proporne una un po' differente. Tra queste c’è l’idea che si sia voluta incorporare nell’arte cristiana una serie di simboli pre-esistenti che era virtualmente impossibile estirpare: si sarebbe fatto cioè quello che si è fatto con il Natale, una festa pagana riciclata nel Cristianesimo, seppure con significato diverso, per sfruttarne la popolarità presso le masse.
Purtroppo l'argomento ha sempre suscitato un interesse molto tiepido da parte del mondo accademico: le pubblicazioni che ne parlano sono scarse e quasi tutte in lingua inglese, come ad esempio il breve saggio “The Green Man” di Richard Hayman che, se l'argomento vi interessa, vi consiglio caldamente di leggere, oppure “Images of Lust: Sexual carvings on medieval churches” di Anthony Weir e James Jerman.
Luppitt, Devon.
Qui la maschera con foglie rappresenta sicuramente un demone
Nel decimo secolo essi cominciano ad apparire come illustrazioni sui manoscritti, specialmente in Francia. Si tratta di Bibbie, libri di Salmi e Ordalie, libri d'ore, persino opere di teologi famosi come il “Moralia” di San Gregorio Magno, un’esegesi del libro di Giobbe, dove spesso si fondono con i motivi intrecciati tipici dell'arte sassone e celtica: ricordano in effetti dei serpenti che si mordono la coda, motivi decorativi di evidente praticità stilistica, e possono essere interpretati come le insidie e gli ostacoli della vita terrena. In un secondo momento compaiono come elementi architettonici nelle chiese di stile germanico.Ben presto si diffondono ovunque in chiese, cattedrali ed abbazie, ma anche in altri edifici, ecclesiastici e non, sia come fregi architettonici, sia negli arredi in legno (come le panche), ed anche nell’arte funeraria (sulle tombe, insomma). La loro popolarità si accresce tra l'undicesimo e il dodicesimo secolo.
Sul monumento al reverendo Sanford a Bristol (St. Mary
Redcliffe) è raffigurato un teschio da cui esce del fogliame,
forse un ammonimento sulla mortalità della carne, oppure un
simbolo di resurrezione
L'Uomo Verde resta più o meno popolare fino al sedicesimo secolo, per poi conoscere un periodo di oblio e tornare brevemente in auge, con il neogotico, nel diciannovesimo secolo. Il fatto che sia praticamente scomparso con il declino dell’arte e dell’iconografia medievale è proprio il lato più curioso della faccenda.Precedenti dell’Uomo Verde si trovano nell’antichità classica e si è ipotizzato che possano essere di derivazione indiana ma, se anche fosse, questo non ci aiuterebbe a comprendere il significato attribuito loro nel nostro Medioevo. Non è stato possibile trovare legami diretti tra queste immagini neanche in epoche diverse nell’ambito dello stesso territorio; e se è vero che è possibile trasferire immagini tra culture anche molto diverse tra loro, difficilmente esse mantengono il loro significato originale. Un esempio su tutti è la svastica: il significato attribuitogli da buddismo ed induismo non ha nulla a che vedere con il celeberrimo simbolo nazista, tanto che ancora oggi in Occidente è socialmente inaccettabile (oltre ad essere un reato) esibire la svastica. Pensiamo anche a come da noi agli animali siano associati vizi e virtù derivati dalla morale cristiana, mentre in altre culture hanno o hanno avuto un significato molto diverso: per esempio il gufo, simbolo di saggezza, nel Medioevo indicava al contrario l'ignoranza.
Nel Vecchio e Nuovo Testamento la natura è spesso associata a eventi soprannaturali. Nel giardino dell’Eden si trovano l’Albero della Vita e quello del Bene e del Male; quando Dio sceglie di rivelarsi a Mosè, gli appare in un cespuglio ardente, che non si consuma (Esodo 3, 2); Cristo indica un’analogia tra se stesso e la vite (Giovanni 15, 1) e tra i suoi discepoli e i tralci di vite (Giovanni 15, 5); rami di palma vengono usati per accogliere Gesù al suo ingresso in Gerusalemme; ecc. ecc.
Whalley, Lancashire. Una testa tricefala, probabilmente di Belzebù, dalle cui facce laterali si dirama del fogliame. Fu forse il modello per quella analoga che si trova nel Cartmel Priory
Nel Cristianesimo la natura viene vista come parte del piano di Dio e perciò come un’entità morale. Nel Medioevo essa veniva descritta come pervasa da forze opposte di duplice natura, positiva e negativa; persino Dante contrappone alla “selva oscura” dell’Inferno la “divina foresta” del Paradiso. La cosa non deve stupire, se si pensa che all’epoca i territori erano poco urbanizzati e, quando ci si metteva in viaggio, era necessario attraversare boschi e foreste popolati da bestie feroci e rifugio degli emarginati della società (briganti, reietti, appestati e così via): pericoli reali che, nell’immaginario collettivo, confluirono nei racconti sui boschi come luogo d’elezione dei pagani e delle streghe (che lì tenevano le proprie cerimonie, le orge e i sacrifici umani) e nelle fiabe. D’altro canto, pastorizia e agricoltura erano essenziali per il sostentamento della popolazione e la cultura contadina era pervasa da culti legati alla natura. Pertanto, in generale, se erano frequenti le allegorie legate ai boschi come luoghi di pace, paradisiaci, lo erano altrettanto quelle che li vedevano come luoghi di tentazione: nel buio del bosco il diavolo cercava di deviare i fedeli dal sentiero della rettitudine. Nacque la metafora della foresta come luogo iniziatico, celebrata da una letteratura dall’innegabile fascino come, ad esempio, i cicli bretoni e la saga dei Nibelunghi, ma anche la storia di Robin Hood, figura che tra l’altro si fa ricondurre proprio a quella dell’Uomo Verde. Jack in the green, Babbo Natale, Peter Pan e Khidr, figura mitica del'Islam sono altre figure che sono state associate a quella dell'Uomo Verde.
Melbourne, Derbyshire. L'immagine sul capitello è quella
di un demone-gatto con le gambe aperte a mostrare i genitali.
Il demone morde un ramo, forse a simboleggiare il Diavolo
che tenta, senza riuscirvi, di rovinare l'opera di Dio.