Ci viene qui restituito, in tutta la sua ambigua attrazione e vitalità, un personaggio nato già immortale, il terribile pirata con una gamba sola dell’Isola del Tesoro, che ricompare intento a scrivere le sue memorie, e insieme a lui l’universo piratesco, le tempeste, gli arrembaggi, le efferatezze dei pirati ma anche la loro sfida libertaria di ribelli contro il cinismo dei potenti. Riscopriamo così la capacità di sognare e di abbandonarci alla fantasia, grazie al trascinante racconto in cui si intrecciano sapientemente la suspense e l’avventura all’interno di un sottile gioco letterario che stimola la nostra complicità.
La Recensione di Valetta
Il libro si basa sul celebre personaggio dell'Isola del tesoro, "promuovendolo" dal ruolo di spalla a quello di protagonista per raccontarci la sua incredibile vita. L'idea è molto carina perché Long John Silver è sicuramente il personaggio più intrigante del romanzo di Stevenson ed era un peccato non sapere che fine avesse fatto dopo l'avventura dell'isola del tesoro. Larsson ci racconta di una vita decisamente fuori dal comune (anche per un pirata del 700), perfettamente il linea col personaggio che qui viene descritto più nel dettaglio scoprendo così una personalità eccezionale. La sua caratteristica principale è la sua voglia di vivere irrefrenabile, unita ad un bel po' di egoismo e assoluta mancanza di etica. Nonostante qualche lato deprecabile, non si può fare a meno di provare simpatia per questa figura che non vuole farsi mettere in catene da nessuno e grazie ad una straordinaria forza di volontà e tanto coraggio e spavalderia emerge con successo dalle situazioni più pericolose e difficili. In sostanza un libro di pura avventura, quasi d'altri tempi, che si legge tutto d'un fiato.
Giudizio:
+4stelle+
La Recensione di Sakura
L’isola del tesoro è uno di quei classici rimasti immortali nel mio gusto, apprezzato da bambina e adorato da adulta. Il merito di Stevenson è quello di aver saputo creare, in un’epoca in cui non era affatto scontato, un villain in bilico tra malvagità e umanità, un efferato criminale che proprio – lettori e autore – non si riesce a odiare, un personaggio che in definitiva sfugge a etichette e a una visione manicheistica della realtà.
Pirata non meno crudele dei suoi consimili, Long John Silver si dimostra nel romanzo di Stevenson ancor più feroce per la lucidità con cui opera, lontana dagli eccessi bestiali così propri degli ubriaconi tagliagole alla cui categoria pure appartiene.
Björn Larsson si inserisce nel filone degli autori moderni che si confrontano con i grandi del passato, recuperando giganti topici della letteratura per illuminarli di nuova luce e offrirli ai lettori con un passato, un futuro e un punto di vista approfondito. L’autore svedese, nella fattispecie, recupera l’immortale personaggio di Long John Silver raccontandone la storia precedente e successiva a L’isola del tesoro. Quando e in che occasione Silver ha perduto la gamba? Come ha conosciuto ‘la sua vecchia negra’ con cui, presumibilmente, si è ricongiunto dopo che Jim Hawkins gli ha permesso di sfuggire all’impiccagione? Quali sono i suoi natali, quali le sue esperienze marinaresche pregresse al servizio sotto il temibile Capitano Flint? Cosa ne è stato di lui dopo l’avventura sull’Hispaniola? Larsson risponde a tutte le domande che centovent’anni di lettori e amanti de L’isola del tesoro si saranno sicuramente posti, e forse anche a qualcuna in più. Biografia di un personaggio immaginario, romanzo d’avventura, romanzo storico, il lavoro di Larsson è un tentativo di misurarsi con un libro e con un personaggio passati alla storia, sfida da cui l’autore svedese esce più a testa alta di molti altri che hanno cercato di fare altrettanto, ma non altissima.
Ho avuto modo di visionare diverse trasposizioni de L’isola del tesoro, ultima tra tutte la miniserie BBC (forse un po’ fantasiosa ma molto ben fatta), e incontrato una decina di Long John Silver. Quello di Larsson, devo dire, non è il migliore. Il Silver del romanzo di Larsson, anziano uomo di mare ormai ritirato che decide di mettere nero su bianco una vita di ricordi, non è riuscito a parlarmi con la voce del vero Silver, non ha saputo mantenere il fascino dell’aura del personaggio originale, pericolo in cui si incorre nel momento in cui si sceglie di accendere i riflettori laddove è proprio la penombra a creare il mito. Ne risulta un personaggio appiattito, attore in una storia che ha alle spalle almeno settant’anni di altri romanzi sulla pirateria e che ne sfrutta tutti i cliché, i motivi e i temi più famosi. Lascio ai lettori il piacere di scoprire la trama: le avventure del giovane Silver, le lezioni di vita del Silver uomo, le amare riflessioni del Silver anziano. La storia, a dir la verità, talvolta risulta scontata e poco emozionante, complice anche il pessimo stile (o la pessima traduzione) di Larsson, il quale utilizza frasi poco più lunghe di un rigo.
Proprio così.
Intendo che il libro è scritto tutto in questo modo.
Non si avvicina a Baricco, ma ci siamo quasi.
Il periodare estremamente elementare si accompagna a descrizioni poco accurate e a un lessico semplice, se si esclude la terminologia marinaresca. E’ forse da leggere se si desidera un tuffo modernizzato nei mari e nei personaggi di Stevenson, o magari un buon romanzo storico sulla pirateria dell’epoca, ma solo se non ci si aspetta un romanzo imprescindibile che permetta di ritrovare il vero Long John Silver.
Giudizio:
+4stelle+
Dettagli del libro
- Titolo: La vera storia del pirata Long John Silver
- Titolo originale: Long John Silver
- Autore: Björn Larsson
- Traduttore: Katia DeMarco
- Editore: Iperborea
- Data di Pubblicazione: 1998
- ISBN-13:9788870910759
- Pagine: 496
- Formato - Prezzo: Brossura - 18,50 Euro