La notizia è di qualche settimana fa, ma il dibattito resta ancora attuale. Di volontari russi in territorio ucraino – e precisamente nel Donbass – ve ne sarebbero dalle 8 alle 9mila unità. Un vero e proprio esercito che silenziosamente si è insediato nella regione che si è ribellata al governo centrale di Kiev, sostenendo la propria prevalenza russofona. Non si parla, tuttavia, di truppe regolari, che del resto hanno ugualmente violato più volte nell’ultimo anno il confine ucraino, così da supportare gli indipendentisti del Donbass. A rivelarlo al Corriere è stata una fonte del partito filo-Putin “Russia Unita”.
Nonostante ciò l’esercito regolare russo nell’ultimo anno è entrato in Ucraina per ben quattro volte “soltanto per compiere azioni mirate con non più di 3mila uomini”. La prima infrazione sarebbe avvenuta nell’agosto del 2014, quando le truppe di Mosca hanno varcato il confine per “liberare la città di Ilovaisk”, occupata dalle forze governative di Kiev.
Nell’ottobre dello stesso anno le truppe della Federazione russa sono nuovamente entrate in territorio ucraino. “Quella volta non hanno aperto il fuoco” ci dice un uomo, “Molti hanno pensato che fossero tornati per scongiurare una seconda offensiva del governo”. Poi è stata la volta del gennaio 2015, quando la Russia di Putin si mosse per salvare Debaltsevo, snodo ferroviario strategico nel Donbass, e mostrare i denti dopo l’accordo duro del Protocollo di Minsk del settembre 2014. “C’erano case in fiamme e rottami d’auto ovunque” ci racconta l’uomo, “Non ero a Debaltsevo in quei giorni, ma ho visto le fotografie di chi ha vissuto durante i giorni della battaglia”. Ci spiega poi che Debaltsevo è stata progressivamente abbandonata: “All’inizio c’erano sì e no 30mila abitanti. Dopo gli scontri e le violenze continue sono scesi a 5mila appena”.
È così la volta dell’agosto 2015. Per la seconda volta niente armi. O almeno, nessun bombardamento e nessun colpo d’artiglieria. Ancora tensioni tra Kiev e Mosca, tra la Verchovna Rada ucraina e il Cremlino. C’è chi afferma che la presenza russa – in questa ennesima violazione – ha scongiurato il massacro. Dalla capitale erano giunti in Donbass 90mila soldati. La Russia aveva così risposto con altrettanti contingenti armati. Il risultato? Un gelido immobilismo da Guerra Fredda. Tutti pronti a sparare, e nessuno che spara il primo colpo.
La situazione attuale nell’Ucraina dell’Est è un melting pot di forze armate, di truppe regolari, di volontari e di mercenari. Qualcuno ci fa sapere che di soldati della Federazione russa non ce ne sono attualmente. Ci tiene piuttosto a precisare che nell’ultimo periodo si sono ammassati in Donbass circa 60mila volontari con intenti secessionisti. “L’Est dell’Ucraina è ormai divenuto un crocevia di volti nuovi” ci dice un anziano, “E non parlo soltanto di volti stranieri. Ci sono ucraini che arrivano da altre regioni”. Sulle stime qualcuno parla di 10mila ucraini, ma ci tiene poi a sottolineare la presenza di 8 o 9mila russi non dell’esercito di Mosca. “È difficile capire il bilancio di questa guerra” afferma un ragazzo sui trent’anni, che ci vede arrivare con la macchina fotografica, “Molti sono volontari e non indossano i colori della bandiera. Forse la realtà autentica è da ricercarsi negli intenti di chi lotta ben al di là degli eserciti regolari”.