Riporto questo brano di Robert M. Pirsig estratto da "Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta" molto bello nella sua semplicità allegorica e dal sapore esoterico.
"Le strade che serpeggiano su per le colline sono lunghe, ma in moto sono molto più belle, in curva ti inclini senza andare a sbattere contro le pareti di un'abitacolo. Le strade con poco traffico sono più gradevoli, oltre che più sicure, e anche quelle senza autogrill e cartelloni, strade dove boschetti e pascoli e frutteti si possono quasi toccare, dove i bambini ti fanno ciao con la mano e la gente guarda dalla veranda per vedere chi arriva; quando ti fermi per chiedere informazioni la risposta tende a essere più lunga del dovuto invece che più corta, e tutti ti domandano da dove vieni e da quanto tempo sei in viaggio.
E' da qualche anno che mia moglie, io e i nostri amici abbiamo incominciato a entrare nello spirito di queste strade. Le imboccavamo ogni tanto per cambiare un po' o per tagliare da un'autostrada all'altra, e ogni volta il panorama era talmente bello che ne uscivamo che ne uscivamo rilassati e contenti. Ci è voluto un po' per capire una cosa che sarebbe dovuta essere evidente: e cioè che queste strade sono davvero diverse da quelle principali. Sono diversi il ritmo di vita e la personalità della gente , gente che non sta andando da nessuna parte e non è troppo indaffarata per essere cortese. Gente che sa tutto sul 'qui' e sull' 'ora' delle cose. Sono gli altri, quelli che si sono trasferiti nelle città anni fa, è la loro prole perduta che l'ha dimenticato. Questa scoperta fu una vera rivelazione.
Mi sono chiesto come mai abbiamo avuto per tanto tempo la verità sotto gli occhi senza vederla. Forse eravamo allenati a non vederla, a pensare che il cuore dell'azione e dei fatti fosse la città e che altrove non ci fosse che noioso retroterra. Era una cosa sconcertante.
Ma naturalmente, quando capimmo, niente riuscì più a tenerci lontani da queste strade: fine settimana, serate, vacanze. Siamo diventati dei veri patiti di strade secondarie e abbiamo scoperto che si imparano mille cose, viaggiando.
Per esempio, abbiamo imparato a individuare sulla carta le strade buone. Se la linea è molto mossa, è un buon segno. Vuol dire che ci sono le colline. Se invece sembra la strada principale tra un piccolo centro e uno grosso, non va. Le strade migliori non collegano mai niente con nient'altro e c'è sempre un'altra strada che ti ci porta più in fretta. Se devi andare a nord-est partendo da un grosso centro non prosegui mai dritto per molto: esci dalla città e poi pigli lemme lemme una strada che va a nord, poi una che va a est, poi un'altra che va a nord, e ben presto ti trovi su una strada secondaria che solo la gente del posto usa. L'abilità principale è non perdersi. Dal momento che le strade vengono usate solo da persone che le conoscono a memoria nessuno si lamenta se le deviazioni non sono segnalate. E spesso non lo sono. Oppure non c'è che un piccolo cartello nascosto discretamente tra le erbacce. Gli addetti alla segnaletica delle strade provinciali si ripetono raramente. Se ti lasci sfuggire quel cartello sono fatti tuoi, non loro. Oltretutto,k scopri che le carte autostradali sono spesso imprecise sulle strade provinciali. E qualche volta la 'strada provinciale' va a finire in una carrareccia a due solchi, poi in un solo solco, e quindi in un pascolo, oppure nel cortile di una fattoria."