Anno: 2012
Distribuzione: Moviemax
Durata: 95’
Genere: Drammatico/Thriller
Nazionalità: Colombia/Spagna
Regia: Andi Baiz
L’umorismo involontario è il male del secolo. Chi glielo dice adesso a Andi Baiz, il regista colombiano di questa trascurabile pellicola? La verità nascosta è un thriller che parte da un soggetto tutto sommato interessante: restare intrappolati in un bunker insonorizzato e vedere (ovviamente senza essere visti) il proprio partner che fa tutte quelle cosine che prima faceva con te con un’altra. Un paradiso per le donne.
La vicenda prende le mosse da un dramma della gelosia: Adriàn (Quim Gutiérrez), direttore dell’Orchestra Filarmonica di Bogotà, viene mollato, con un videomessaggio, dalla sua fidanzata Belén (Clara Lago), fortemente insospettita dalla condotta di lui che, spesso e volentieri, flirta con una violinista dell’orchestra (molto più carina di Belén a onor del vero). La donna decide di sparire per un po’ e, dopo pochi giorni, Adriàn trova consolazione fra le braccia di una cameriera, Fabiana (Martina Garcìa) che lo nota, disperato e ubriaco fradicio, seduto a uno dei tavoli del bar in cui lavora. Data la condizione di scarsa lucidità dell’uomo, la bella Fabiana decide bene di portarselo in casa per fargli passare la sbornia (in fondo era ben vestito), fornendo materiale utile a disquisire sugli ultimi provvedimenti in materia di stupro e violenza sessuale. Fra Adriàn e Fabiana la passione aumenta, e ci si chiede sempre più insistentemente che fine abbia fatto la gelosa Belén. I due non sanno che è più vicina di quanto si possa pensare. Come già annunciato nel trailer del film, Belén si è rinchiusa nel bunker adiacente alla camera da letto, il luogo del potenziale peccato, al fine di mettere alla prova il fidanzato marpione; solo che dimentica di portare la chiave con sé.
Il film è diviso in due parti: la prima vede la vicenda narrata secondo il punto di vista di Fabiana, alle prese con gli strani accadimenti all’interno della tetra villa e con la passione crescente, ma “sporcata” dal dubbio, nei confronti dell’affascinante Adriàn, sospettato dalla polizia di essere coinvolto nella misteriosa sparizione. La seconda parte è prevalentemente ambientata all’interno del bunker e racconta il disperato tentativo di Belén di mettersi in contatto con Adriàn e, soprattutto, con la sua inconsapevole rivale Fabiana.
Ciò che proprio non va sono i dialoghi, banali, insulsi, melensi e privi di mordente. Le vicende si susseguono fra scambi di battute aridi e momenti di imbarazzante comicità involontaria. La suspense è portata all’eccesso con espedienti veramente infantili: nel 2012 si ha ancora a che fare con case in cui salta la corrente con un po’ di pioggia? Gli attori poi, soprattutto Martina Garcia, sembrano tutti usciti dai casting di Paso Adelante (ricordate la serie tv?), ad eccezione del bravino Quim Gutiérrez. Il momento epico della pellicola, però, è quando la fidanzata gelosa Belén (protagonista di una scena di pianto davvero straziante) assiste, dall’interno del bunker, all’amplesso olimpionico della novella coppia innamorata: un alternarsi di disperazione e Kamasutra per principianti.
Si ride certo, ma dispiace pensare che Andi Baiz con questa scena voleva invece toccare i tasti della più profonda sensibilità umana. Si arriva a pensare che il regista sia recidivo quando affida l’intero finale alle intuizioni del pastore tedesco Hans (buono con la povera Belén e ringhiante con la nuova fiamma Fabiana), conferendo al film quell’atmosfera degna del Commissario Rex che ancora non avevamo messo in conto. E pensare che per questo film si è scomodata pure la Twentieth Century Fox.
Riccardo Cammalleri