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La versione col rutto di Barney Gumble

Creato il 10 giugno 2011 da Cannibal Kid

La versione col rutto di Barney Gumble

Barney Panofsky al bar in versione Barney Gumble dei Simpson

La versione di Barney(Canada, Italia 2010)Titolo originale: Barney’s versionRegia: Richard J. LewisCast: Paul Giamatti, Rosamund Pike, Minnie Driver, Dustin Hoffman, Scott Speedman, Rachelle Lefevre, Bruce Greenwood, Macha Grenon, Marica Pellegrinelli, Thomas TrabacchiDal romanzo di: Mordecai RichlerGenere: esistenzialeSe ti piace guarda anche: American Splendor, Sideways, Solitary Man
Trama semiseriaBarney Panofsky è un produttore televisivo ebreo canadese che ci vuole raccontare la storia della sua vita, attraverso le sue disavventure lavorative e soprattutto sentimentali. Si sposa 3 volte, ha qualche figlio, fa qualche casino in giro ma il punto è: ma chi cavolo gliel’ha chiesto a questa lagna di raccontarci la sua storia?
La versione col rutto di Barney Gumble
Recensione cannibaleApprocciandosi a un film tratto da un romanzo cult (o presunto tale) bisogna sempre fare attenzione, quindi bambini silenzio e prestate attenzione: se lo si è letto, perché l’adattamento non sarà mai abbastanza fico, mai abbastanza intenso, mai come ce lo eravamo immaginati nelle nostre fantasiose testoline di ca…; e se non lo si è letto, perché il rischio è quello di perdersi degli elementi fondamentali e di non comprendere fino in fondo i personaggi. Oddio, un adattamento perfettamente riuscito dovrebbe essere autosufficiente e dispiegarsi già da solo in tutta la sua bellezza (o bruttezza), spesso però capita che alcune cose vadano lost in translation e perse nella trasposizione da carta a immagini.Io La versione di Barney non l’ho letta e questo film certo non mi ha fatto certo venire voglia di recuperarmela. No no no. Però sono relativamente sicuro che il romanzo di Mordecai Richler aveva un’ottima prosa, sapeva coinvolgere, aveva una scrittura che emozionava. Perché altrimenti guardando la versione cinematografica non si spiega davvero lo status di “cult” affibiatogli, soprattutto in Italia dove il libro dell’autore canadase ha riscosso un successo superiore rispetto ad altre parti del mondo.
La versione col rutto di Barney Gumble
Protagonista della trasposizione è un Paul Giamatti che se altrove convinceva (Sideways, Lady in the Water, l’ottimo American Splendor), qui invece sembra la solita macchietta, imprigionato nel suo tipico ruolo da artista (poco) maledetto e vagamente (ma nemmeno tanto vagamente) sfigato.La storia del film è ben poco interessante: ci racconta le vicissitudini di questo Barney, tra il lavoro da ricco e agiato producer televisivo giusto abbozzato, l'alcolismo e le sue storie personali e disavventure varie con le donne, con continui matrimoni e divorzi: prima con una tipa russa e rossa che però dà alla luce un figlio di colore interpretata da Rachelle Lefevre (una che aveva fatto il primo Twilight, poi ha chiesto un aumento di stipendio e la produzione le ha detto: “Ciao, bella!” noi prendiamo Bryce Dallas Howard), dopo con una Minnie Driver che di solito non mi piace ma qui riconosco che è davvero brava, e quindi con l’ algida ma allo stesso tempo dannatamente affascinante (anche se bionda è meglio) Rosamund Pike, il vero amore della sua vita. È con quest’ultima che assistiamo ai momenti migliori della pellicola, comunque roba da commedia sentimentale standard e non molto di più.A inserire un po’ di bollicine nella bevanda, o almeno a provarci, è l’amico del protagonista, un bohemienne playboy interpretato da Scott Speedman: personaggio quasi interessante, attore un po’ meno, ma comunque troppo poco per risvegliare l’attenzione.Ciliegina sulla torta: Dustin Hoffman ormai è davvero insopportabile, con la sua recitazione gigiona e costantemente sopra le righe (e non lo dico in senso positivo), qui come in Mr. Magorium o in quelle robe di Mi presenti i tuoi… qualcuno fermi quest’uomo!
La versione col rutto di Barney Gumble
La regia di impianto televisivo non regala guizzi, ma è soprattutto il ritmo a latitare e a rappresentare il principale difetto di questa pellicola: 2 ore e un quarto pesano in maniera eccessiva, considerando come lo svolgimento sia troppo piatto e, considerando che almeno nella infinita prima parte dovrebbe essere una commedia dai toni grotteschi, non si ride mai. Magari se siete fan di un certo tipo di umorismo stile fratelli Coen qui potreste anche trovare dei momenti divertenti, per quanto mi riguarda invece non è proprio il mio genere di umorismo (anche se per parlare di umorismo in questo film si deve essere dotati di una dose davvero notevole di sense of humor).Non male la colonna sonora, peccato che i pezzi si deve saperli usare bene, nella maniera giusta e al momento giusto. E non è questo il caso.
A salvare il film dalla disfatta c’è però una sorpresa. Se per diciamo un’ora e mezza il film è una palla allucinante (ma non certo ai livelli di Valhalla Rising, tranquilli!), nella parte finale nonostante ci sia una frammentazione temporale maggiore e la storia faccia veloci salti in avanti con gli anni, paradossalmente è proprio qui che questo "Tre matrimoni e un funerale" infine diventa - un minimo - coinvolgente. La maggior parte delle pellicole in circolazione parte bene e poi si perde, qui è un po’ il contrario, sarà che Paul Giamatti in versione giovane non è per nulla credibile (nonostante i validi trucchi nominati agli ultimi Oscar) e con quella faccia convince più da “vecchio”. Peccato sia troppo tardi per salvare una visione così tediosa, tanto che spesso durante il film si vorrebbe gridargli: “Ah Barney, e smettila con ‘ste menate autobiografiche e facce ride!”(voto 5,5)

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