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La Via Crucis dell’esordiente

Creato il 02 febbraio 2011 da Sulromanzo

Via Crucis

Tra agenzie letterarie e scuole di scrittura il moderno pellegrinaggio di un autore sconosciuto

Prendiamo un talentuoso scrittore sconosciuto: merce rara, si può pensare, ma non così tanto.

Il nostro aspirante alla gloria letteraria ha scritto un romanzo, qualcosa di ben fatto, magari originale. Lo rilegge, sistema i refusi, corregge alcune parti, rilegge ancora per la milionesima volta e infine, dopo mille tormentosi dubbi e tentennamenti, decide di intraprendere l’impervia e tortuosa strada della pubblicazione.

Prova quindi a cercare in Internet e digita sul motore di ricerca le fatidiche paroline magiche che gli dovrebbero spalancare le porte del dorato mondo: Casa Editrice. Da qui si ritrova sommerso da una valanga di siti, blog, forum, post che dibattono furiosamente su editori a pagamento, contratti truffaldini, speranze deluse, impossibilità di farsi notare dalle grandi major, strade alternative più o meno inverosimili, esorcismi e formule miracolose.

Lo scrittore esordiente, stravolto da migliaia di input contrastanti, viene attirato da un’opportunità di pubblicazione che di primo acchito appare meno folle e fantasiosa: l’agenzia letteraria. Preso da un travolgente anelito di speranza, comincia a svolgere una piccola ricerca e scopre che sì, le agenzie ci sono, anche se è estremamente macchinoso ricavare informazioni dai loro siti.

Siti che propongono letture semplici o strutturate, editing grammaticale o lessicale, scheda critica generica o approfondita, analisi destrutturata della forma e dello stile e che poco o niente dicono sulle case editrici con cui sono in contatto -  qualora ci siano -, sulle modalità con cui verrà presentato il romanzo e sulle percentuali che tali agenzie prendono in caso di “buon fine”, cioè di pubblicazione. Si premurano però di mettere in evidenza gli onorari dei servizi di cui sopra, cioè lettura, editing, ecc. e si premurano inoltre di avvisare che non c’è garanzia che il lavoro, una volta letto,  possa essere preso in considerazione dall’agenzia stessa.

Per fare un po’ di conti nelle tasche del nostro esordiente basterà citare le agenzie più  prestigiose, come la Grandi & Associati, che solo per leggere un romanzo chiede la modica cifra di 420 euro; il leggendario Nicolazzini, che fino a qualche tempo fa neanche considerava gli esordienti, ma che poi, subodorato l’affare, ha deciso di offrire un servizio di lettura alla modica cifra di 450 euro; infine, ultima ma non ultima, Contrappunto, la quale in teoria legge i lavori praticamente gratis, salvo poi far pagare un’ulteriore scheda di lettura approfondita, l’editing che renda presentabile l’opera, per poi proporre al suo cliente un bel contratto con un editore… a pagamento.

Tutto questo, come detto prima, senza la garanzia che l’agenzia prenda in considerazione il romanzo e tantomeno che riesca a farlo pubblicare. Se ci riesce, avrà diritto al 10-15% dei diritti d’autore.

La speranza e la fiducia dell’esordiente, a questo punto, sono decisamente frustrate e s’insinua un sottile quanto mai opprimente senso d’angoscia.

Ma in aiuto del nostro esordiente, ecco che arrivano nuove dritte dai soliti forum: pare che diverse case editrici quotate prendano in seria considerazione autori consigliati dalle scuole di scrittura, o creative writing, che fa molto radical chic. Perché allora non rivolgersi a loro, seguire un bel corso, che magari farà anche bene per migliorare lo stile e apprendere qualche trucchetto,  e infine sottoporre l’opera?

Altra ricerca, altre sorprese.

La maggior parte delle scuole di scrittura sono ubicate al centro-nord; poco male, per i non residenti si segue il corso on line. In pratica tutte hanno gli stessi costi, se non di più, delle letture strutturali destrutturate dell’agenzia letteraria.

La stragrande maggioranza ha come scrittori-docenti illustri sconosciuti disoccupati, che hanno trovato il loro eldorado insegnando quello che qualunque scuola dell’obbligo dovrebbe insegnare.

C’è chi ovviamente dissente da questa semplificazione, come Laura Lepri, editor che accusa di moralismo chi ritiene un tantino artificiosa l’importanza data ai creative writing, sostenendo che“…si tratta di acquisire un buon artigianato, di apprendere metodi tecniche e strumenti senza i quali non si può scrivere un romanzo”. E qui, come diceva qualcuno anni fa, la domanda sorge spontanea: “Come facevano prima delle scuole di scrittura i vari Moravia, Pasolini, Malaparte, Fallaci, Silone, Levi ecc?”.

Ma la Lepri continua: “Tutto ciò lo si realizza scrivendo scrivendo scrivendo e leggendo leggendo leggendo”. Lecito domandarsi se queste “tecniche” così rivoluzionarie non si possano imparare stando a casa e risparmiando migliaia di euro.

A riprova, se non dell’inutilità, della semplice funzione strumentale delle scuole, basta citare Ian McEwan: “Credo che non si possa insegnare niente. Si può solo incoraggiare del talento che già esiste”.

Per concludere, qual è stata l’esperienza del nostro esordiente di belle speranze ma senza soldi, e in generale di tutti quelli desiderosi che il frutto delle loro fatiche possa emergere “davvero” dall’oblìo di qualche cassetto nascosto?

Quella di comprendere che in Italia nessuna casa editrice medio-grande prenderà mai in considerazione uno scrittore sconosciuto, a meno che non sia segnalato da un’agenzia letteraria di fiducia o da una scuola di scrittura.

Altrimenti, all’autore esordiente non resta che affidarsi alla micro-casa editrice non a pagamento, di buona volontà ma di scarse capacità di spesa e distributive o, ancor peggio, di ricorrere alla pubblicazione a pagamento o all’auto-pubblicazione, che molto difficilmente permetteranno all’opera di superare le poche centinaia di copie vendute tra parenti e amici e proiettarsi nel vasto e appagante mondo degli scrittori emersi.


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