Che non è via Guglielmo Pepe, strada nella quale è situato il teatro Ambra Jovinelli, nominato nel post precedente, quanto quella che conduce alla vicenda di cronaca rosa, si sarebbe detto una volta, che vede coinvolta l'ex Lolita del programma televisivo Non è la Rai, il suo compagno, il cantautore Francesco Renga e l'attore Piergiorgio Bellocchio, figlio di (come si sa il cinema italiano è più che altro una cosa di figli di).
Si sarebbe trattato del solito triangolo con protagonisti personaggi dello spettacolo, se solo non si fosse messo in mezzo il vate del giornalismo d'inchiesta e d'impegno Marco Travaglio, che ha ben pensato di fare divenire Ambra Angiolini la nuova eroina e martire dell'antiberlusconismo.
In fondo sarebbe da considerare pure un sottile e perfido modo per colpire il padrone delle Tv, quello di trasformare in arma per colpirlo la più perfetta delle creature nate da quella televisione spazzatura che gli si imputa di aver messo in piedi per rimbecillire gli italiani. Ambra, la ninfetta che non sapeva fare niente e che veniva diretta tramite auricolare da Gianni Boncopagni, autore e regista della trasmissione.
Sopravvissuta non si sa come alla inevitabile dimenticanza seguita alla fine della popolarità televisiva, la Angiolini si è ritagliata negli anni un posticino nel mondo dello spettacolo, alternando apparizioni televisive ad addirittura impegni recitativi sia cinematografici sia teatrali.
Tutte cose che gli italiani tranquillamente ignorano e che avrebbero continuato ad ignorare se la signora non fosse stata fotografata in teneri atteggiamenti ( in realtà i giornali preferiscono definirli "equivoci" anche se appaiono chiarissimi) con Piergiorgio Bellocchio nelle strade di Crotone.
Sarebbe stata una delle tante storielle apparse sui rotocalchi e le cui conseguenze sarebbero rimaste nell'ambito dei rapporti tra le persone interessate se il prode marco travaglio non avesse accusato il direttore della rivista in oggetto, Alfonso Signorini, di attacco politico contro una importante esponente dell'anti berlusconismo (evidentemente a sua insaputa) come l'idolo di un'intera generazione di ragazzini.
La cosa incredibile è che in tanti hanno preso sul serio le parole di Travaglio, ma ormai deve trattarsi di una specie di riflesso Pavloviano, e in tanti hanno seguito il giornalista piemontese nella denuncia al "metodo Signorini", nuovo modello di dossieraggio seguito al famoso metodo Boffo di matrice feltriana.
Certo che con tutto quello che è successo in questi mesi, capire che invocare il diritto alla privacy per un personaggio pubblico come l'Angiolini, che si sbaciucchia in pubblico con un attore suo collega, e accusare di persecuzione politica il rotocalco che pubblica le foto è qualcosa di comico non ci vorrebbe molto, ma evidentemente il senso dell'umorismo non fa parte del del pur notevole bagaglio delle virtù in possesso di Travaglio, come del resto è facilmente desumibile dalla lettura dei suoi articoli, nei quali indulge a freddure e battute alle quali, visto alla trasmissione di Santoro, ride di gusto solo lui.