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La via italiana al web

Creato il 11 agosto 2011 da Giorgiofontana

La via italiana al webIeri sera ho visto su RAI storia spezzoni della lectio magistralis che Giuliano Amato aveva tenuto in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità nazionale nell’Accademia dei Lincei.
In uno dei passaggi conclusivi del suo discorso il presidente Amato dice che ‘..noi dobbiamo convertire la modernità in un mondo nostro‘ e lo dice a proposito del nostro sempre presente vezzo di utilizzare idee e pensieri dall’esterno per trovare soluzioni ai nostri problemi, come se la mancanza di materie prime colpisse anche quello della creatività, salvo poi venderci, e giustamente, come un popolo tutt’altro che incline alla banalità.

Perchè allora quando dobbiamo interrogarci sulle tecnologie, la scienza, la filosofia, la multimedialità, l’informatica, dobbiamo ricorrere a concetti, mode, traccie e soluzioni che vengono da altre culture, dimenticandoci che molti semi provengono dal nostro cielo e dalla nostra terra ?
La radio , tanto per intenderci, è nata da noi ed è stata, forse, il più invasivo ed innovativo tra i media tecnologici, quello che ha creato l’implosione della distanza riducendo la necessità della presenza e creando il primo focolare del villaggio globale virtuale.
Oggi arriva da fuori la tecnologia DUB la radio a pacchetti dati che ha il vantaggio di combinare contenuti web e geolocalizzazione, per business e servizi territoriali.
Ci dimentichiamo che la colonizzazione intellettuale non arriva con l’immigrazione araba o cinese e l’impoverimento della nostra economia ha le lontane radici nell’emigrazione della manodopera  e nell’emigrazione intellettuale oggi.
Insomma, semplificando, il Bel Paese ha aperto i suoi confini generosi alle invasioni scoperte ed a quelle coperte e l’ultima versione è la globalizzazione delle merci e del pensiero.

la via italiana al web

Convertire la modernità , intesa come le occasioni che il progresso ci mette a disposizione, in un mondo nostro, mondo e modo italiano, chissà che non possa essere anche una via italiana al web.
Ricordo come la via italiana al comunismo degli anni 70 fu declinata come il comunismo dal volto umano, una nuova primavera della classe operaia, un insieme di speranze nella giustizia sociale, progresso culturale e stile di vita sobrio e onesto.
La parola chiave forte di quella strategia del PCI non era ‘comunista’ ma ‘italiana’, era il termine che legava umanità, armonia, tensione più verso l’uomo che non verso lo Stato, tolleranza e senso della bellezza. E garantiva l’altro che, già da anni, dopo Budapest e Praga, aveva le sue quote di reputazione democratica in discesa.

La via italiana al web  mi sembra un’idea, più che un payoff, da sviluppare accanto a quello di Slow web
Via italiana è la storia di Padre Roberto Busa che negli anni 60 incontra il mitico fondatore dell’IBM, Thomas Watson e si fa aiutare dall’informatica per studiare San Tommaso ma è anche il concorrente storico del colosso americano, la famiglia Olivetti che con Adriano Olivetti, racconta una storia modello di Community a cui manca solo un aspetto virtuale per poter essere il modello di riferimento di tutta la storiografia del web 2.0
Chi mi vuole segnalare altre vie italiane al web che abbiano più rispetto per la persona e meno per la tecnologia, più rispetto per l’intelligenza senza prestazioni da fantascienza che non per l’enorme capacità di calcolo senza anima?


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