“Lisa Gardner ha avuto un’infanzia normale, una casa normale, una famiglia normale”, insomma la parola normalità, nella sua vita, sembra essere diventata un mantra e possiamo immaginare che aleggi nella sua mente in maniera quasi ossessiva. Ma si sa, il male, come l’acqua di un fiume, trascina prepotentemente con sé dei detriti irresistibilmente sporchi di pericolo, suspance e sensualità e, forse, sono proprio gli argini di normalità a voler essere inondati e scavalcati da una scrittrice americana troppo attratta da queste acque. La vicina è l’ultimo thriller della Gardner, autrice poco conosciuta in Italia ma conquistatrice di un’America colma di quegli orrori da lei portati alla luce. Qualche anno fa, gli italiani hanno potuto leggere le sue storie attraverso L’altra figlia e Il marito perfetto, mentre nel 2012 si sono trovati di fronte alla copertina gialla di questo thriller di 463 pagine da bere tutto d’un fiato, fino a sentirsi storditi. Il primo capitolo si apre alle parole della vittima, particolarità che diventa carattere specifico di un romanzo che contiene diverse voci narranti, ognuna tesa a portare l’effetto sorpresa sempre più su, anzi, sempre più giù, nella cantina della paura.
I coniugi Jones vivono in un tranquillo quartiere di South Boston ma, stranamente, in una casa a prova di scasso, particolare che rende ancora più assurda la scomparsa di Sandra Jones, insegnante alle scuole medie, madre della piccola e precoce Ree e seria consorte di Jason Jones, l’uomo dagli occhi e dal passato impenetrabili. Chi avrà rapito questa bella biondina ventitreenne, tutta casa e lavoro? Il sergente D.D. Warren, poliziotta dura e affascinante, inizierà a zigzagare fra le varie piste, senza più riuscire a star dietro agli indiziati, i quali aumentano di giorno in giorno, complicando non poco le indagini.
Ma questo romanzo non è un semplice thriller, perché le implicazioni psicologiche sono troppe per non permettere al lettore di sentirsi disturbato, oltre che spaventato. La pedofilia aleggia incontrastata fra i personaggi del libro, in diversi piani temporali, nelle sue diverse forme, in diversi sguardi spaventati, in medesimi equilibri mentali rovinati per sempre. Ma oltre a questo, sono i segreti ad insinuarsi fra le righe, nelle pagine, sulla copertina di un thriller che assume le forme di una famiglia, troppo perfetta esteriormente per esserlo anche internamente. Molti dei personaggi diventano dei compagni giornalieri, per un lettore che divora queste 463 pagine, seguendo le indagini, ma anche i percorsi psicologici di chi vive nel buio. Morsi allo stomaco, sguardi sfuggenti, labbra mordicchiate per l’ansia: una scrittura semplice contrasta magistralmente con temi difficili da mandar giù in un’America macchiata di disumanità. Preparate la vostra mente ad affrontare una storia che, come il tronco di un albero, si dirama in tanti altri rami altrettanto coinvolgenti, ma anche pericolosamente contorti, anche se il finale appare, forse, assurdamente semplice come la caduta di una foglia in autunno, quasi a ridere di un lettore che è ormai perso in un labirinto chiamato South Boston.
Amore, odio, rancore, incubo, mistero, carnalità, dolcezza, mostruosità, ricordo, distruzione e dissimulazione. Tutto questo è la famiglia Jones. Tutto questo è La vicina. Tutto questo è ciò che è nascosto negli occhi e nella penna di Lisa Gardner, una scrittrice “normale”.
Glenda Gurrado
Lisa Gardner, La vicina, Marcos y Marcos, 463 pp., euro 17
Magazine Cultura
“Lisa Gardner ha avuto un’infanzia normale, una casa normale, una famiglia normale”, insomma la parola normalità, nella sua vita, sembra essere diventata un mantra e possiamo immaginare che aleggi nella sua mente in maniera quasi ossessiva. Ma si sa, il male, come l’acqua di un fiume, trascina prepotentemente con sé dei detriti irresistibilmente sporchi di pericolo, suspance e sensualità e, forse, sono proprio gli argini di normalità a voler essere inondati e scavalcati da una scrittrice americana troppo attratta da queste acque. La vicina è l’ultimo thriller della Gardner, autrice poco conosciuta in Italia ma conquistatrice di un’America colma di quegli orrori da lei portati alla luce. Qualche anno fa, gli italiani hanno potuto leggere le sue storie attraverso L’altra figlia e Il marito perfetto, mentre nel 2012 si sono trovati di fronte alla copertina gialla di questo thriller di 463 pagine da bere tutto d’un fiato, fino a sentirsi storditi. Il primo capitolo si apre alle parole della vittima, particolarità che diventa carattere specifico di un romanzo che contiene diverse voci narranti, ognuna tesa a portare l’effetto sorpresa sempre più su, anzi, sempre più giù, nella cantina della paura.
I coniugi Jones vivono in un tranquillo quartiere di South Boston ma, stranamente, in una casa a prova di scasso, particolare che rende ancora più assurda la scomparsa di Sandra Jones, insegnante alle scuole medie, madre della piccola e precoce Ree e seria consorte di Jason Jones, l’uomo dagli occhi e dal passato impenetrabili. Chi avrà rapito questa bella biondina ventitreenne, tutta casa e lavoro? Il sergente D.D. Warren, poliziotta dura e affascinante, inizierà a zigzagare fra le varie piste, senza più riuscire a star dietro agli indiziati, i quali aumentano di giorno in giorno, complicando non poco le indagini.
Ma questo romanzo non è un semplice thriller, perché le implicazioni psicologiche sono troppe per non permettere al lettore di sentirsi disturbato, oltre che spaventato. La pedofilia aleggia incontrastata fra i personaggi del libro, in diversi piani temporali, nelle sue diverse forme, in diversi sguardi spaventati, in medesimi equilibri mentali rovinati per sempre. Ma oltre a questo, sono i segreti ad insinuarsi fra le righe, nelle pagine, sulla copertina di un thriller che assume le forme di una famiglia, troppo perfetta esteriormente per esserlo anche internamente. Molti dei personaggi diventano dei compagni giornalieri, per un lettore che divora queste 463 pagine, seguendo le indagini, ma anche i percorsi psicologici di chi vive nel buio. Morsi allo stomaco, sguardi sfuggenti, labbra mordicchiate per l’ansia: una scrittura semplice contrasta magistralmente con temi difficili da mandar giù in un’America macchiata di disumanità. Preparate la vostra mente ad affrontare una storia che, come il tronco di un albero, si dirama in tanti altri rami altrettanto coinvolgenti, ma anche pericolosamente contorti, anche se il finale appare, forse, assurdamente semplice come la caduta di una foglia in autunno, quasi a ridere di un lettore che è ormai perso in un labirinto chiamato South Boston.
Amore, odio, rancore, incubo, mistero, carnalità, dolcezza, mostruosità, ricordo, distruzione e dissimulazione. Tutto questo è la famiglia Jones. Tutto questo è La vicina. Tutto questo è ciò che è nascosto negli occhi e nella penna di Lisa Gardner, una scrittrice “normale”.
Glenda Gurrado
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