
Ma una delle persone accanto a cui sono cresciuta sta per diventare madre. E a volte mi sorprendo a fissare il vuoto, pensando a casette delle bambole e converse all star in miniatura. Mi chiedo se sarà maschio o femmina. I regali per le bimbe mi piacciono di più, potrei comparle i vestitini per le Barbie! Però se fosse maschio... mi vengono in mente i discorsi deliranti che facevamo da ragazzine. Se fosse maschio e io avessi una femmina tra 4 o 5 anni, magari da grandi si innamorerebbero, chissà. Scoppio a ridere da sola. L'ho detto, sono incredibilmente melensa. Il fatto è che il giorno in cui ho ricevuto quella lettera ho provato una gioia fortissima. E da quel preciso istante, dal tonfo che ho provocato lasciandomi cadere sul letto, non ho fatto che pensare alla vita. A dove sono. A dove mi sta portando. A dove arriverò. Ho sentito di essere come il personaggio di un libro che ho letto da poco. Probabilmente chiusa in una sindrome da Peter Pan senza via d'uscita. Come lei, sì, solo un po' più felice. Mi sono chiesta se non mi manchi l'amore, una persona, una metà. E poi ho capito che, in ogni caso, non ho nessuna voglia di mettermi a cercarlo. Se proprio vuole, verrà lui da me. Intanto scrivo, ballo, mi aggrappo a una transenna. E mi rendo conto che... accidenti! “Un anno fa non avrei mai immaginato di essere come sono ora”. Ecco, l'ho detto di nuovo. E' almeno dal 2008 che, ogni dodici mesi, raggiungo questa stessa consapevolezza. La consapevolezza che tutto cambia in fretta, di continuo, senza che io neppure me ne accorga. Rendersi conto che cambia sempre in meglio, però, è una soddisfazione che non vi so manco spiegare. Perchè vuol dire che è dettaglio dopo dettaglio che il mondo continua a evolversi. E allora anche un dettaglio, per quanto insignificante, vale forse ancora la pena di essere condiviso. A quell'esserino di cinque centimetri io voglio già un sacco di bene.




