Ragazzi, non mi sono dimenticata del blog, tranquilli…è che le prime settimane a Milano sono state devastanti! Il nuovo lavoro è moolto stimolante…ma ho così tante cose da imparare che la testa mi ha già preso fuoco un paio di volte…
Per giunta, visto che la sede principale dell’azienda per cui lavoro si trova a Madrid, mi sono ritrovata in viaggio su un aereo pochi gioni dopo l’inizio del mio nuovo lavoro. Che volete farci, uno per lavoro deve essere disposto a certi sacrifici…
Io non ero mai stata a Madrid prima. Sono stata a Barcellona e pensavo di conoscere la Spagna. Barcellona, secondo me, con la Spagna c’entra poco. Nel senso, è spagnola ma è talmente cosmopolita, terra di mare e crocevia di persone (di cui una grande maggioranza sono italiane) che uno non si accorge quasi di essere in Spagna. A Madrid è tutta un’altra cosa.
Mentre vi scrivo sono all’aeroporto in attesa del mio volo di rientro. E così, tra una riflessione e l’altra sul marketing plan che i capi spagnoli mi hanno chiesto di preparare in pochi giorni (e già mi sento male al pensiero) la mente va a questi 4 giorni in cui ho avuto modo di assaggiare la vita di Madrid e provare a capire la mentalità spagnola.
Io mi definisco una persona passionale, ma in confronto a loro mi sento un pezzo di ghiaccio. Io penso di essere una abituata a prendersela comoda e con calma in quello che fa (se posso rimandare, non perdo tempo e…rimando!), ma in confronto a loro sono una stakanovista!
Sono andata a Sydney per imparare il take it easy, ma bastava venire a Madrid per capire che cos’era davvero!
Gli spagnoli non iniziano a lavorare prima delle dieci…e se per caso qualcuno arriva alle nove è solo per due ragioni: ha puntato male la sveglia o, caso rarissimo, ha delle cose urgenti da fare in ufficio.
Sono andata in Spagna per fare quattro giorni di formazione: sulla carta le attività avrebbero dovuto iniziare alle nove, ma io in ufficio non ho mai visto nessuno prima delle nove e trenta! Grandi!
Poi si arriva e uno che fa, inizia subito a lavorare? No, caffè e due chiacchiere e poi via, a lavoro.
E devo dire che quando lavorano, sono seri. Sono delle macchine, fino all’ora di pranzo. Fateli lac
vorare fino alle otto di sera, non importa..ma non toccate loro la pausa pranzo! La quale inizia alle due e guai a essere in ufficio prima delle quattro del pomeriggio.
Andare a mangiare all’una, come i comuni italiani fanno, è qualcosa che loro non concepiscono. Come finire alle sei del pomeriggio…perchè privarsi di un’ora di sonno al mattino per finire alle sei? Finisci alle sette e inizi alle dieci del mattino…no? Tanto prima delle nove di sera non ceni!
Per me non esiste, io addirittura se potessi iniziaerei alle otto per finire alle cinque…perchè oltre al lavoro faccio altre cose…ma anche perchè i negozi da noi chiudono presto. A Madrid chiudono alle 20,30 e i centri commericiali alle dieci o persino le 11 di sera!
In pratica hanno impostato gli orari della loro vita sociale in modo da non stressarsi e godersela, lavorando quando si deve lavorare e divertendosi (tanto) quando ci si deve divertire.
Non li vedi stressati come noi. L’inizio del training era alle nove del mattino? Io arrivavo qualche minuto prima, loro mai prima delle nove e mezza. E quando si facevano vedere, ti facevano un sorriso così solare e genuino che la voglia di mandarli a cagare scompariva. Mi mettevo a sorridere pure io come una deficiente.
La pausa pranzo di un’ora e mezza sembrava infinita. Mangiavo solo insalata e bevevo litri di acqua mentre loro si davano alla pazza gioia tra pinchos (che sono tipo nostre bruschette con tanta roba golosa sopra), patatine, tortillas e altre gioie per il palato. Roba che io sarei svenuita due ore dopo pranzo, e loro invece erano belli arzilli come se avessero mangiato niente. Quando mi alzavo da tavola mi sembrava come se avessi appena partecipato a un banchetto nuziale…una pesantezza che non vi dico. Avete presente la pubblicità del tipo a letto che dopo una cena pesante si vede un cinghiale sopra la stomaco, simbolo appunto della pensatezza? (era la pubblicità del Brioschi se non sbaglio)….ecco, io mi sentivo con una famiglia di cinghiali sullo stomaco e mi domandavo se oltre alla mozzarella, al pomodoro e alla lattuga in quell’insalata madrilena si celasse qualche ingrediente segreto e sconosciuto…
Comunque, la cosa che mi ha colpito di più non sono state le insalate pesanti come lasagne alla doppia besciamella e triplo strato di parmigiano e ragu’…. ma il modo in cui gli spagnoli si salutano.
Modo che ho scoperto facendo ovviamente (e quando mai) la mia solita figura de mierda come si direbbe en espagnol.
Tutti si baciano piò o meno come facciamo noi, un bacio per guancia. Ma si baciano anche quando si conoscono per la prima volta e a me sta cosa fa strano. Cioè, se non ti conosco e qualcuno mi presenta, io almeno la prima volta ti stringo solo la mano e sorrido. Poi dalla seconda in poi ci possono stare anche i due baci canonici. In Spagna no. In Spagna tutto e subito. E se non baci non va bene, se non baci ti vedono come quello che si atteggia a fare lo strano o peggio lo schifignoso. La mia compagna di training, Stephanie, è tedesca. Immaginatevi voi la scena. Tutti che se la baciano e lei che povera ricambia con quel sorriso un attimino forzato della serie ma che cazzen state facendo, che sono qvesti baci?? E lei però non poteva sottrarsi.
Io pensavo di essere privilegiata rispetto a lei. Nel senso che venendo da un paese caliente tanto quanto quello spagnolo, non mi trovavo poi troppo a disagio a quei baci, anche se devo dire la verità alle volte risultavano davvero forzati. La figura di mierda è arrivata il secondo giorno di formaciòn (training) quando siamo andati in visita all’agenzia creativa con cui lavorano i nostri boss spagnoli. Il manager dell’agenzia mi si è avvicinato per baciarmi, ma io d’istinto, visto che lo vedevo per la prima volta e per di più in un ambito professionale, ho fatto per stringergli la mano.
Lui ha sgranato gli occhi e urlato un secco No! Tirandosi indietro. “Solo besos” mi ha detto e mi ha baciato. E io sono rimasta con la faccia da pesce a guardarlo mentre tutti, lui compreso, riprendevano a parlare. Ho poi intuito, dalle mezze spiegazioni che mi hanno fatto dopo i colleghi spagnoli, che in Spagna la mano non si dà praticamente mai a nessuno. Sono rimasta sotto shock mezza giornata, poi ho cercato di farmela passare. Sono calorosi, mi sono detta, sono fatti così. Vivono con il sorriso stampato in faccia tutto il tempo e preferiscono baciare sconosciuti che tendere freddamente una mano per segnare una cortese distanza.
Ho imparato qualcosa anche questa volta, come tutte le volte che faccio un viaggio, nel mio paese o all’estero. Ogni popolo che ho incontrato mi ha insegnato qualcosa, mi ha lasciato qualcosa.
Gli italiani mi hanno sempre impressionato per la personalità, gli americani per il patriottismo e il senso di appartenenza, gli australiani per la loro semplicità che permette loro di godere appieno della vita, i tedeschi per la correttezza e l’intelligenza e gli spagnoli per la spassionata passionalità che mettono in tutto quello che fanno. Anche in un semplice saluto.
L’umanità, nonostante tutto, non smetterà mai di meravigliarmi.
Un beso grande grande! E senza stretta di mano, por favor!