Oggi e domani, il presidente Putin era attesa in Turchia per l’Alto consiglio di cooperazione strategica (una sorta di consiglio dei ministri congiunto): in agenda, accordi economici per svariati miliardi di dollari – soprattutto in campo energetico – e soprattutto la crisi di Siria che convolge la Russia in modo determinante.
La visita è stata annullata e rimandata, la nuova data è stata poi fissata al 3 dicembre. Con un giallo: perché l’annuncio dell’annullamento è arrivato in parallelo con l’intervento dei jet russi che hanno costretto un aereo di linea sulla rotta Mosca-Damasco,sospettato si trasportare componenti militari, a un atterraggio forzato ad Ankara. Russi e siriani hanno smentito carichi illegali, i turchi – Erdoğan in persona – li hanno confermati: ma non hanno mostrato quello che avrebbero trovato.
I turchi hanno però immediatamente precisato che la decisione di rimandare il vertice ha preceduto – addirittura di qualche giorno – l’atterraggio forzato di mercoledì (non ho a disposizione eventuali dichiarazioni di parte russa): e questa precisazione posso confermarla direttamente, visto che la notizia del rinvio l’ho avuta anche io alcune ore prima.
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