Kynodontas – Dogtooth(Grecia, 2009)
Regia: Giorgos Lanthimos
Cast: Christos Stergioglou, Michele Valley, Aggeliki Papoulia, Mary Tsoni, Hristos Passalis, Anna Kalaitzidou
Kynodontas significa dente canino. Due genitori non tanto a posto tengono segregati all’interno dei confini della loro mega villa i loro figli: due ragazze e un ragazzo (più un misterioso altro figlio riuscito a fuggire via). Li tengono al sicuro dal mondo esterno. Da cosa di preciso non è dato sapere, visto che sesso & violenza non sono comunque banditi all’interno della casa.Ad esempio il ragazzo, in una visione un tantinello maschilista del mondo, lo fanno “accoppiare” regolarmente una volta a settimana con una tipa esterna. Dico “accoppiare” perché questi genitori più che “crescere” dei figli li “allevano” come fossero animali e perché il sesso è qualcosa di puramente meccanico e fisiologico. Nessun coinvolgimento, nessuna passione. In questo film vedrete le scene di sesso più fredde che possiate immaginarvi. Quanto alla violenza, i genitori non si fanno certo problemi a darle di santa ragione ai figli. Come divertimento, i ragazzi si inventano dei simpatici giochi: si sfidano a chi toglie il dito per ultimo da un rubinetto d’acqua calda, a chi si sveglia prima dopo aver preso un anestetico e in tv possono guardare unicamente video di riprese di loro stessi che non fanno nulla di minimamente interessante.I dialoghi sono fatti di nulla. I ragazzi che vivono in questo ambiente “protetto” (il padre dice loro che se usciranno dalle recinzioni della casa finiranno sbranati da una feroce belva: un gatto!) sembrano usciti dalla serie tv Dollhouse e conducono una vita totalmente anestetizzata, da cui un giorno potranno uscire: la regola del padre è che saranno “maturi” per andare a vivere nel mondo esterno solo quando gli cadrà un dente canino.
In questo film c’è una evidente metafora politica, con una descrizione sottile e intelligente delle tecniche di lavaggio del cervello tipiche dei regimi totalitari. Ma io sottolinerei come anche le religioni agiscano in una maniera decisamente simile, attribuendo significati puramente arbitrari a cose & situazioni, tanto quanto un pensiero dittatoriale. Una riflessione sul concetto delle regole, delle imposizioni sociali, delle costruzioni mentali, su quello che ci dicono e prendiamo per vero (The Village di M. Night Shyamalan in questo ha fatto davvero scuola) in cui ognuno di noi è libero di vederci quello che vuole.Però c’è anche qualcos’altro che secondo me il regista vuole dirci. Il sesso non è proibito, ma sono proibite le emozioni. libri non sono proibiti ai ragazzi, ma sono solo libri di scienza & medicina. Non ci sono storie, non c’è fiction. I film sono severamente banditi; c’è una scena chiave in cui la ragazza esterna che si “accoppia” con il ragazzo dà alla figlia dei film (Rocky, Lo squalo, dalla scena di ballo verso il finale capiamo che forse le ha dato pure Flashdance). Quando il padre lo scopre si incazza di brutto. Questa è secondo me una delle chiavi della pellicola: quando si eliminano la fantasia, la cultura, il potere dell’immaginazione, che vita resta?
Il film è girato con uno stile rigoroso quanto le regole date dal padre ai figli: inquadrature fisse, senza movimenti di macchina, a voler definire un mondo statico e immutabile. Non a caso le uniche, brevissime, riprese in spalla coincidono con dei fugaci barlumi di libertà.Uno sguardo freddo che mi ricorda il Gus Van Sant di Elephant e soprattutto Michael Haneke: Funny Games (per la fotografia luminosa e la follia che si insinua in un’ambiente apparentemente paradisiaco), Niente da nascondere (per le riprese statiche), Il nastro bianco (per le implicazioni politiche). Ma dentro c’ho trovato anche l’assurdità di voler rinchiudere i figli, in un eccesso di protezione che sfocia in malattia pura, de Il giardino delle vergini suicide di Sofia Coppola. Possono venire in mente anche i casi veri di reclusione da parte dei genitori (Natascha Campusch, Joseph Fritzl) ma il film va veramente ben al di là di un racconto da cronaca nera, perché oltre alla geniale intuizione iniziale, la grandezza di quest’Opera greca la si vede nei dettagli: una figlia a tavola chiede alla madre di passarle il telefono e questa le passa la saliera. Perché? Perché i genitori hanno sostituito il significato di alcune parole che potrebbero risultare ambigue o difficili da spiegare: “zombie” così è per loro un fiore giallo e “fica” una lampada particolare. Quando la figlia dice: “Andiamo a sentire nonno cantare”, il padre fa partire “Fly me to the moon” di Frank Sinatra. E poi la scena di ballo verso il finale: imperdibile.
Giocato splendidamente sul contrasto tra una fotografia accesa, un’atmosfera ovattata, quasi paradisiaca e una realtà inquietante, davvero davvero inquietante. Non è un horror, ma difficilmente si esce dalla visione senza esserne sconvolti e agghiacciati. C’è veramente da stare male a guardare questo film, eppure è imperdibile.Una delle pellicole più potenti e incisive che mi sia mai capitato di vedere: un canino che si insinua dentro la pelle.(voto 9+)
Un film vincitore della sezione Un Certain Regard a Cannes 2009 e di 5 oscar greci, consigliato dall’amico blogger Robydick, interpretato magnificamente e che ci segnala un nuovo grande Autore di cinema: Giorgos Lanthimos. È solamente uno dei film più significativi degli ultimi anni, ma questo non sembra essere abbastanza per farlo uscire in Italia.Link per scaricarlo:http://netload.in/dateiBWSfowXPWu/DontiaKannes.part1.rar.htmhttp://netload.in/dateihzfBb6ub0g/DontiaKannes.part2.rar.htmhttp://netload.in/dateiL5fGAHpfHS/DontiaKannes.part3.rar.htmhttp://netload.in/dateixjyAiRXrA2/DontiaKannes.part4.rar.htmSottotitoli italiani: QUI
Dopo la visione, potete trovare altre riflessioni interessanti sul film in questo sito. Anche se dopo questa pellicola è altamente raccomandata una commedia oppure una passeggiata all’aria aperta. In un posto senza recinzioni.