In un'esistenza che riserva sempre meno gioie, nella vita come al cinema, una delle poche consolazioni che rimangono sono quelle dei recuperi. Quei film di cui tutti hanno parlato ma che te, per un motivo o per l'altro, non hai ancora visto. E dire che per non vedere una cosa che ti interessa al giorno d'oggi devi mettertici d'impegno, perché ci vengono offerte occasioni e possibilità infinite, per quanto riguarda informarsi. Alle volte credo che non è che ci manchino i mezzi, quanto la volontà, perché le scemenze guardacaso non me le perdo mai anche quando vengono distribuite malamente. Questo poi era un film che aveva fatto discutere per 'certe scene' che, scommetto, hanno invogliato (che brutto gioco di parole!) alla visione più di una persona, ma manco quelle sono bastate per farmelo recuperare al più presto. C'è volutala solita capatina alla biblioteca civica della mia città, che aveva il dvd di questo film insieme a quelli delle altre opere di questo regista, tizio che non mi è mai stato molto simpatico - penso che il suo Cous Cous sia l'unico film che mi abbia fatto uscire da una sala cinematigrafica prima del termine. Questo però sembrava essere il film che doveva fare la differenza, anche se la durata di due ore e mezza - insieme a tutte quelle altre cose di cui sopra - mi ha fatto partire un poco prevenuto.
Adele è una studentessa di Lille che vive la sua vita. Molto confusa su quelle che sono le proprie inclinazioni sessuali, scoprirà la vera parte di sé quando incontrerà Emma, ragazza più grande di lei e dai vistosi capelli blu, della quale finirà per innamorarsi...
Ne La legge dell'ortica Caparezza cantava che l'amore è un concetto che vuol dire tutto e niente. E in effetti è vero che va dall'amore scontato dell'uomo innamorato all'amore in senso lato per la gente, ma senza tirare fuori insegnanti cornuti che mentono io aggiungo che l'amore non può essere definito perché ognuno lo vive a proprio modo, spinto anche dalle proprie inclinazioni e dal momento in cui lo si prova. Sono convinto anche che non si ama mai alla stessa maniera, ognuno vive ed esercita il proprio amore in maniera diversa, perché se la stessa formula valesse con tutti allora tanto varrebbe accoppiarsi alla stessa maniera con cui si timbra il cartellino. Qui poi viene preso in considerazione un amore saffico, cosa che implica diverse complicazioni non tanto per il tema in sé, contro il quale non ho assolutamente nulla, ma piuttosto per come io posso recepirlo. Perché se è vero che in minima parte i rapporti omosessuali stanno venendo accettati (anche se sembra più una barzelletta che altro, visti i recenti sviluppi) quelli sulle lesbiche fanno, nel loro piccolo, sempre più difficoltà a essere presi sul serio. Già una donna etero non può vivere la propria sessualità in maniera libera e senza giudizi, figuratevi quindi due donne che decidono di dare inizio a una relazione. Qui poi viene preso in parte un periodo complesso e tormentato come quello dell'adolescenza, dove una donna inizia ad avere le prime consapevolezze su di sé ed inizia anche ad avere i primi dubbi sulla vita, su se stessa e anche sul mondo che la circonda, elementi appartenenti così in profondità alla sua sfera personale che in quanto uomo posso recepire solo fino a un certo punto. Il film cerca di concentrarsi inizialmente su questo aspetto anche se con tutte le formule già collaudate di Kechiche: tempi dilungatissimi, molte scene inutili e un uso della cinepresa abbastanza sporco, quest'ultimo forse l'unica cosa che potrebbe piacermi. Io non sono uno che patisce la lentezza, basti pensare che adoro film come Valhalla rising o The tree of life, ma arriva a darmi fastidio quando è usata per darsi una pretenziosità che non esiste. Il film in questione dura quanto La compagnia dell'Anello ma accadono molte meno cose, che si potevano anche riassumere tutte in una canonica ora e mezza, perché alla fine ciò che ne esce è, per quanto bello, un discorso estremamente dilungato e, spiace dirlo, strumentalizzato. Qui ci evitiamo le stucchevolezze a là Carol, ma siamo in un mondo estremamente idealizzato dal regista, dove quasi tutti hanno una sorta di cultura medio-alta, si finisce per frequentare i salotti bene e dove le protagoniste sono due bonazze stratosferiche. Tutti aspetti sottolineati anche da Julie Maroh, autrice del fumetto Il blu è un colore caldo che nessun nerd si sarà letto ma da cui questo film è stato tratto con molte libertà (oltre che per il finale e molti sviluppi, pure il nome della protagonista è diverso), poiché la sua opera era più incentrata ad analizzare un aspetto molto più quotidiano e realistico di questo strano amore. Come ripeto sempre, a me le differenze dall'opera originale non danno fastidio, quindi i demeriti in questo caso sono da attribuire unicamente al lavoro di Kechiche autore, che effettua una formula che su di me non ha presa e a tratti ho trovato persino gratuita. Anche l'amore fisico, per quanto non mi sarei mai aspettato di lamentarmi della presenza di due donne nude in un film, è trattato con una certa morbosità che fa deragliare quello che dovrebbe essere il senso del film. E sottolineo che qui non ci scandalizziamo per delle scene osé - per dire, il mio film preferito parla di un incesto - ma su tutto quello che in una storia diventa eccessivo e, quindi, superfluo. Anche il soffermarsi troppo su due che fanno cose che in altri contesti sarebbero più che apprezzabili. La vie d'Adèle alla fine è un film che vuole cercare di parlare della nascita e del deragliamento di un amore, circoscrivendo quello che l'opera originale aveva ottimamente detto e allargando in giro, finendo però per perdersi a metà del discorso e riempiendo i buchi come può - oggi i doppisensi si sprecano...
Gran plauso a mia madre che, nel vedere il dvd, ha commentato: "Oh, ma la cantante che canta Ciao è davvero dimagrita tanto!"
Voto: ★★½