Magazine Cinema
La prima volta che vidi questo film avevo 10 anni: in tanti abbiamo pianto. In tanti continuano a piangere vedendolo.E' assolutamente un capolavoro italiano, anzi un capolavoro globale, che tutti dovremmo conoscere.La scena più significativa tra le tante è forse quella conclusiva, dove nel campo ormai liberato entrano i mezzi statunitensi (nella realtà Auschitz venne liberata dall'armata rossa) e il bambino viene inquadrato davanti a un carro armato, il suo "premio", la sua VITTORIA. Diventa una vittoria morale, la vittoria della voglia di sopravvivere, di non essere sconfitti dalla follia umana. Anzi forse sopravvivere è la parola sbagliata. La volontà è quella di non smettere di VIVERE davvero, di sentirsi VIVI, di AMARE, DI NON DIMENTICARE DI LOTTARE.
Impossibile non rendersi conto della straordinaria somiglianza di questa immagine con la famosa foto in piazza Tienanmen del 4 giugno 1989. A quanto vedo io, questa mi sembra una chiara accusa alla guerra e alla violenza di qualsiasi genere, colore, nazione.
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