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La vicenda della persecuzione e dello sterminio degli Ebrei, delle minoranze etniche, degli zingari, degli omosessuali, dei malati mentali e degli oppositori politici perpetrati dal 1933 al 1945 nelle aree europee di influenza nazi-fascista è al centro del film del 1997 di e con Roberto Benigni La vita è bella.
La pellicola racconta la storia di Guido Orefice, ebreo che, trasferitosi ad Arezzo in cerca di lavoro, incontra la maestra Dora, la conquista con il suo umorismo spettacolare fino a sposarla e ad avere con lei un figlio, Giosuè. La felicità della famiglia è però spezzata dall'irrompere della guerra e dell'incubo delle deportazioni: Guido, il suo anziano zio e Giosuè vengono caricati su un treno diretto ai campi di concentramento della Germania; Dora, pur di restare unita ai suoi cari, decide spontaneamente di salire a sua volta sul treno, anche se, all'arrivo in Germania, uomini e donne, vecchi e giovani verranno destinati a settori e destini diversi.
Guido e Giosuè rimangono uniti, ma il padre, che comprende la gravità della situazione, vuole a tutti i costi salvare il bambino e, allo stesso tempo, non fargli avvertire il dramma che stanno vivendo. Decide così di mettere in gioco il suo carattere di giocoso affabulatore e di inventare un gioco straordinario: il campo di concentramento è in realtà una sfida e tutti i prigionieri sono concorrenti, ma le regole sono durissime e Giosué dovrà seguire attentamente i consigli del padre per superare la prova e aggiudicarsi l'ambito premio, un carro armato vero.
Lo spettatore segue il film con l'amarezza e la rabbia di chi è consapevole della tragedia che si sta consumando, ma non può evitare di sorridere delle ingenue trovate di Guido e dell'ammirazione che si legge negli occhi del piccolo Giosuè. Il grottesco gioco va avanti senza che alcun concorrente conquisti dei punti, ma la farsa della gara permette a Giosuè di sottrarsi alle violenze.
In una notte di gennaio i Tedeschi decidono di sgomberare il campo: stanno per sopraggiungere gli Americani e non rimane loro che la fuga. Prima, però, devono liberarsi dei deportati rimasti. Guido avverte il pericolo, riesce ad abbandonare le camerate dei prigionieri e a nascondere Giosuè il tempo necessario per trovare Dora, ma viene scoperto da due ufficiali delle SS e, portando all'estremo la finzione perché certo che Giosuè, dal suo rifugio, lo sta guardano, finge di avviarsi ad una sportiva eliminazione dal gioco. Sopraggiunto il mattino e, con esso, la liberazione, Giosuè potrà riabbracciare la madre e salire, finalmente, sul suo carro armato.
La vita è bella commuove come solo i grandi film sanno fare, perché tocca le corde più profonde del nostro spirito. Non stupiscono l'enorme successo al botteghino e le decine di premi raccolti, fra cui spiccano gli Oscar per il miglior film straniero, la miglior colonna sonora (firmata da Nicola Piovani) e il miglior attore protagonista: con questo film Benigni ha evidenziato il lato umano di una vicenda che, storicamente, si riduce a luoghi, numeri e sequenze di eventi. La Shoah ha causato più di 15 milioni di morti, ha sfregiato il volto della civiltà occidentale e le coscienze di quanti hanno favorito questa vergognosa pulizia etnica sulla base di pregiudizi e presunte superiorità genetiche o morali, ma la Storia dei libri e le Storie delle persone hanno impatti differenti su chi le esamina, ed è bene che, accanto agli studi tecnici, si presti sempre attenzione alle testimonianze, ai libri, ai film, ai luoghi fisici, alle parole che trasmettono la vita e la morte attraverso forti emozioni che servono a radicare quel ricordo che in questa giornata celebriamo come un modo per condannare i massacri ed evitare che si ripetano.
C.M.
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