Magazine Diario personale

La vita provinciale.

Da Oliviabluebell
Ieri ho fatto la maestrina. A metà. Ma mi è piaciuta l'atmosfera che si è creata. Unico appunto: devo alzare di più la voce. Non per niente sono innamorata del microfono....e ieri non c'era!Comunque è andata e forse la mia ascesa in cattedra si ripeterà presto, tra un tortellino e l'altro.Il mio intervento è finito prima del previsto e ho avuto il benestare per tornare a casa senza passare dall'Azienda Agricola.Visto il bel tempo ne ho approfittato per fare quattro passi fino alla stazione e poi altri quattro passi dalla stazione a casa mia.Prima camminavo in quelle strade che ormai sono diventate la mia quotidianità, sentendomi a mio agio su ogni singolo centimetro di asfalto calpestato; a mio agio nell'incrociare gli altri passanti; a mio agio nei miei vestiti e nei miei modi di fare. La normalità fatta persona, naturalmente.Dopo ho camminato in quelle vie in cui, almeno anagraficamente, sono nata e cresciuta e mi sono sentita una perfetta sconosciuta.A parte il fatto che ho beccato l'unica comitiva di turisti vista negli ultimi 30 anni nel mio paesello e mi è toccato stare dietro alla loro andatura bradipale per un po', mi sono resa conto che per me quelle strade sono sempre e solo state di contorno, non le ho mai vissute.Ho visto una mia ex compagna delle medie seduta a un tavolino del bar mentre rideva e scherzava con degli anziani lì a fianco intenti a bersi il bianchino delle sei. Lei che mostra molti anni in più. Lei con quell'aria da donna vissuta.E di fronte le sono passata io, a cui danno una decina di anni in meno. Io con quella malinconia un po' da quarantenne ma lo sguardo furbo di una bimbetta che non aspetta altro che farti il prossimo scherzo.Non l'ho salutata. Non penso mi abbia riconosciuta. Non ce n'è nemmeno stato il tempo.Quella visione alquanto fugace mi ha lasciato un senso di tristezza dentro che non mi so spiegare.Ho continuato a camminare verso casa, incrociando gente che mi guardava come fossi un'aliena e io che mi guardavo in ogni riflesso per capirne il motivo, nel caso avessi qualcosa fuori posto.Finchè ho capito che è vero, io non c'entro nulla con quella vita provinciale.Perchè quando cresci in strade diverse, i tuoi standard sono automaticamente diversi. Non peggiori o migliori. Solo diversi.E questo influisce sulla persona che sei, sul tuo modo di fare, sulle cose che ti piacciono, sui posti che frequenti, sulle persone di cui ti circondi.Il punto è che se voglio fare quattro passi e sentirmi davvero a casa, non sono di certo le strade del mio paesello quelle che cerco.Così sono giunta alla conclusione che "casa" è il posto a cui tu senti di appartenere, quello in cui ti rifugi tutte le volte che vorresti scappare dal mondo. Che non ne esiste solo una. C'è quella con quattro mura che ti contiene e quella più ampia, senza confini, su cui posi i tuoi piedi e ti senti serena. Non sempre le due cose coesistono all'interno dello stesso comune. Almeno per me è così.Dopo tutta questa serie di pensieri esistenziali, stavo per essere investita da una sciura in bici. Dannata provincia!

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