Magazine Diario personale

La vita secondo Greg

Da Greg Petrelli
Vi aggiorno su come procedono le cose; il lavoro è parecchio e vario: si parla con i clienti, si fanno prototipi, si cambiano i coltelli della macchina, si fanno i conti, si preparano i modelli dei documenti eccetera eccetera. Ieri, sabato, ho lavorato fino alle tre selezionando delle tavole di legno che andremo a lavorare la prossima settimana; ovviamente non ho finito vista l'abnorme quantità di materiale che dovremo processare. Ho però ritenuto saggio sbattermene il cazzo e approfittarne del sole per andare al mare. In questa stagione infatti è abbstanza raro che il cielo rimanga limpido anche dopo mezzogiorno: piove tutti i giorni, a volte un acquazzone, a volte una pioggerellina, a volte una tempesta perfetta.Il mare, il mare, il mare. L'ho scritto tre volte perchè non è un mare qualsiasi, come il mar_tire o il mar_asma: qui c'è l'oceano pacifico con il suo temperamento autorevole e docile a un tempo, con le sue maree poderose e le sue onde che ordinate e implacabili si abbattono sulla terraferma con fare minaccioso, salvo poi ritirarsi con disciplina. L'oceano pacifico è un esercito di giapponesi.Se fossi un letterato fighetto e molliccio avreste apprezzato tutti il mio ripetere tre volte la parola mare per reiterarne il sublime concetto di natura trascendende e imperiosa; ma se fossi un letterato fighetto e molliccio non avrei specchi in casa per la vergogna.Così, carico della mia ignoranza e del costume da bagno, sono andato a Gorgona, un paesino vicino che si affaccia sul mare, sul mare, sul mare (basta Greg hai rotto il cazzo).Dopo aver raggiunto la spiaggia è iniziata la mezzora più divertente di tutto il mio soggiorno centramericano; hanno contribuito il mare, i sassi e la mia arcinota cazzonaggine.Il punto è che io mi aspettavo il mare dieci metri più avanti, esattamente dove lo avevo lasciato un paio di domeniche fa. La marea e il vento avevano gonfiato l'amico al punto da farlo sembrare un gigante con bruciori di stomaco: greve e livido si lamentava come un ossesso sbatacchiando con violenza onde cariche di rena, legni e chissà che altro contro le rocce sul fondo della spiaggia.L'ultima volta mi ero appollaiato su un sasso a leggere “Le vene aperte dell'america latina” e così avrei voluto fare anche ieri, solo che il mare i miei sassi se li stava leccando e sbavando tutti ed ho finito il libro settimana scorsa. Così ho deciso di andare nella spiaggia vicina, attraversando ora i sassi ora il bagnasciuga, ora salendo sul muro di cinta del club “riservato ai soli soci” con sdraio e piscine. A dieci metri da una spiaggia di sabbia fine frequentata da una media di dieci persone al giorno. Insomma, un posto del cazzo.La mia sfida con il Pacifico era pertanto attraversare la porzione di spiaggia e sassi molestata dalle onde senza farmi troppo bagnare. Potete immaginare con facilità chi ha vinto.La prima onda l'ho presa aspettando il ritorno di un paio di occhiale da sole che il mare stava coccolando su e giù per la battigia. Aspetta che t'aspetta un'onda più gonfia mi prende in pieno; i pantaloni (misura “sopra il ginocchio”) si sono bagnati giusto di 5 o 6 centimetri. Fanculo agli occhiali e proseguo imperterrito, con destrezza, facendo qualche passo sulla sabbia mentre il mare si ritirava, balzando con prontezza sugli scogli quando l'onda risaliva.Per attraversare il punto più critico della scogliera però ho voluto fare il figo, e con il mare il figo non lo puoi mica fare, chiedetelo agli ammutinati del Bounty, a Russel Crowe, a Schettino. Chiedetelo a chi cazzo vi pare, segnatevi la risposta nel diario segreto, chiudetelo con lucchetto e catena, posizionatelo sul fondo di un forziere, serrate il forziere e fondete la chiave e gettate il forziere in mare. Molto probabilmente sarà lambito dalla stessa acqua che mi è tuonata addosso con noncuranza mentre attraversavo la porzione di spiaggia più vicina alle linee nemiche.Hai vinto tu oggi, però mi sono divertitio; a testimonianza dell'imparità della sfida il mare stesso, ritiratosi dalla brutalità dell'alta marea, ha lasciato sulla mia via del ritorno il paio di occhiali da sole, in bella vista e intatti.

La vita secondo Greg

Ecco il "bottino"... a chi stanno meglio !?



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