- Sì ma te... quali erano i tuoi sogni da bambino?
Ci ho dovuto pensare un po', ricordare di quando ci sdraiavamo sfiniti al campino dopo l'ennesima partita di calcio durata un pomeriggio intero e lì, recuperando un po' di fiato per tornare a casa, con gli occhi incastrati in una nuvola bianca sperduta, tiravamo fuori i nostri sogni dalle tasche. Quelli raggiungibili e quelli meno.
Volevo andare sulla Luna, cazzo, e ci volevo andare in giornata. Non c'era un bambino negli anni settanta che non voleva fare l'astronauta. Non c'era. E giustamente.
Volevo poi sposare la Veronica, ci potete scommettere che volevo sposarla. Non era un fidanzamento trentennale o una convivenza il mio obiettivo, volevo proprio portarla all'altare, punto e basta.
Sognavo poi di diventare uno sportivo professionista. Calciatore, sì, tennista o sciatore. Oppure atleta, sognavo di ripetere le gesta del Caballo, Alberto Juantorena, e di farlo alle Olimpiadi successive alle sue (Montreal '76).
Mi sarebbe piaciuto cantare, mettere su un complesso con quattro sfigati che suonavano per me visto che ero negato con gli strumenti, e io a fare la voce, il cantante solista. Ero però negato pure per quello.
Restando coi piedi più attaccati al terreno, volevo diventare un giornalista sportivo, un Paolo Rosi, un Adriano De Zan, un Guido Oddo.
E poi mi sarebbe piaciuto visitare l'Australia, ero rimasto affascinato dagli aborigeni e dai koala.
Guardandoci adesso, erano tutti sogni possibili. Certo, qualcuno più arduo, ma tutti possibili.
Oh, ne avessi beccato uno!
E tu, li hai acchiappati i tuoi sogni da bambino?