E la poesia è stata uno dei pilastri di un incontro, tenutosi qualche settimana fa alla Howard University, dove Dawkins ha partecipato a una tavola rotonda dal titolo "The Poetry of Science", insieme a Neil deGrasse Tyson.
Solo qualche parola sul titolo, che trovo bellissimo: anche io ho sempre pensato che c'è della poesia nella scienza, concetto diverso dal dire la scienza è poesia, perché non sempre è vero.
Dawkins, nell'introduzione dell'incontro, afferma anche che la scienza è la poesia della realtà. Mi fermo qui, onde evitare derive retoriche che ci condurebbero in lidi lontani, ma fuori tema.
La conversazione tra i due scienziati aveva come punto di partenza il ruolo della scienza non solo come strumento per aiutarci a capire il mondo, ma come mezzo per aprire le nostre menti verso domande che probabilmente non sappiamo nemmeno di fare.
Tornando ai contenuti dell'incontro, tra i vari argomenti discussi si è parlato della possibilità di vita su altri pianeti e sulla fascinazione di noi terrestri nei confronti degli estraterrestri.
Entrambi gli scienziati si sono mostrati d'accordo sull'alta probabilità dell'esistenza di forme di vita intelligente nell'universo.
Il Dr. Tyson ha affermato che, in virtù del fatto che sebbene il DNA umano sia differente solo dell'1,5% dal DNA degli scimpanzè, e nonostante questo le due specie non riescano ancora a capirsi, è molto improbabile che potremo comprendere un essere intelligente di un altro pianeta e che egli possa riconsocere gli umani come specie intelligente.
Tyson ha anche affermato che, parlando di fantascienza, la sua preferenza va verso gli extraterrestri non antropomorfi: una delle sue creature preferite è il blob del film omonimo del 1958. La sua idea parte dal fatto che, nella cultura popolare, gli alieni sono spesso rappresentati con fattezze similmente umane, con struttura del corpo e del viso che ricorda quelle degli esseri umani, rappresentazione sicuramente egocentrica e probabilmente priva di fondamenta.
Dawkins ha però osservato che il mondo fisico esercita determinate pressioni sulle creature in evoluzione, e questo conduce alla ripetizione della stessa caratteristica che si presenta in diversi ambienti. Sebbene un intelligenza superiore si sia evoluta una volta sola nella terra, altre caratteristiche come gli occhi e gli aculei si sono evolute indipendentemente molte volte, suggerendo così che non è così assurdo ipotizzare che gli extraterrestri possano condividere caratteristiche similari a creature terrestri.
Un appunto finale: avete notato le cravatte assolutamente didascaliche dei due scienziati?