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La vittoria

Creato il 17 maggio 2011 da Albertocapece

La vittoriaQuesta mattina mi sono svegliato con un sole estivo che finalmente è in accordo con gli umori e l’indizio di una nuova primavera politica. Inutile perdersi in analisi minuziose, quelle che gli attenti osservatori che fino a ieri non avevano capito niente o fingevano di non capire per intima adesione al potere, stanno già sfornando. La sostanza è che il centro destra è sconfitto, non solo Berlusconi ma anche la Lega che paga molte cose: l’appiattimento sul sultano, l’incapacità della sua parte moderata e governativa a rispondere ai borborismi della sua parte di pancia, il progressivo logoramento del messaggio. Da partito di lotta e  di governo ha finito per perdere sia sulla prima che sull’altro.

Avrebbe anche dovuto incassare il dividendo del federalismo o quanto meno dei provvedimenti che vengono spacciati per tali, e invece è rimasta al palo, non solo nelle grandi città del nord, ma anche  nelle sue piccole capitali dove perde vistosamente. A Bologna pur avendo il candidato sindaco per tutto il centro destra, ha raccolto qualche virgola in più dei grillini.

Tutto questo non potrà non avere conseguenze sul governo, sempre che le voci insistenti di un vecchio acquisto in blocco da parte di Berlusconi sia del gruppo dirigente che persino del simbolo, non siano solo malignità.

A questo punto però  il discorso politico vero si sposta sull’opposizione. Fino ad ora il Berlusconi rampante e vincente ha permesso al centro sinistra e soprattutto agli apparati del partito più grande, di impostare una battaglia politica con pochi contenuti e tutta volta ai tentativi di alleanza con il centro per cercare di arginare i conati distruttivi e autocratici di Silvio. L’emergenza democratica ha in parte nascosto la necessità di un raccordo con l’elettorato e soprattutto un’elaborazione politica non condizionata dall’ossessione di un centro moderato che tuttavia politicamente s’incarna in un conservatorismo asfittico.

L’emergenza ha permesso di superare le divisioni, ha in qualche modo attutito il mutismo sui temi sociali, ha reso meno indigesto all’elettorato l’assenza del Pd dalla battaglia referendaria, anzi l’ambigua simpatia con cui si guarda alla privatizzazione dell’acqua. L’emergenza ha favorito i giochini di vertice e l’ascesa di novità solo anagraficamente diverse dal vecchio e la continuazione di scontri ormai ventennali.

Oggi ci troviamo di fronte a una realtà diversa: non solo si è visto che vincere si può, ma che vincono più e meglio proprio i personaggi più liberi da logiche di apparato, meno fiaccati dai silenzi guardinghi. Se non si possono abbandonare gli spalti parlamentari per affrontare i colpi di coda del berlusconismo, non si può nemmeno continuare nel silenzio e nella resa corriva ad ogni centrismo conservatore pensando che sia quella l’unica strada possibile per liberarci del Cavaliere e la sua banda: occorre parlare di lavoro, di scuola, di salari, elaborare un piano di rinascita per il Paese. Chissà, magari dire anche qualcosa di sinistra.


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