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La voce

Creato il 17 ottobre 2015 da Odio_via_col_vento

La voce

Jeremy Lipking, Face Off

Per cercare di ottimizzare il mio caotico mondo di impegni lavorativi, ho preso l'abitudine, da un po' di tempo, di registrarmi con il mio IPhone (quindi una cosa un po' rudimentale ma efficace) mentre faccio una lezione o una conferenza. Sono solita parlare "a braccio", infatti. Credo che il messaggio passi in modo più diretto, con un maggiore coinvolgimento da parte di chi parla e di chi ascolta, diminuendo il rischio della noia indotto dalla cadenza monotona di una voce che legge.

E poi, non ultimo, parlare a braccio dà la possibilità di modificare il contenuto del discorso, il tono, sulla base del pubblico, di quella reazione di pelle che cerco di percepire mentre parlo.

(Ho poi scoperto che questo parlare a braccio, che da noi è segno di padronanza completa dell'argomento e quindi viene molto apprezzato, mentre in USA, per esempio, è segno di poca attenzione per l'uditorio, come se colui che parla non avesse avuto tempo o voglia di preparare un testo scritto, limato e rivisto. Paese che vai, convenzioni sociali che trovi, evidentemente)

Registrare mi dà poi modo di usare la trascrizione del parlato come base di un articolo che inevitabilmente, prima o poi, mi verrà chiesto di scrivere. Invece di dover ricominciare da zero.

Ecco: quelle ore che poi passò a riascoltarmi, in differita, so già a priori che mi turberanno. Mi sembra, tutte le volte, di ascoltare la voce di un'estranea. Una voce sconosciuta, o meglio, uno sdoppiamento terribile di me stessa.

E mi turba pensare che questa è la persona che gli altri percepiscono. 

La mia voce diversa da come la penso e la immagino, di come la sento io attraverso la cassa di risonanza del cranio. Mi pare di avere una voce calda e seria, con la capacità di modulare stati d'animo e comunicare attenzione per la persona cui mi rivolgo. Invece poi mi ascolto e penso che sono affettata, leziosa, perfino un po' falsa, quasi recitante.

E questa differenza, mi vien fatto di pensare, tra la me stessa, è solo legata alla voce o si estende a tutta la mia persona? Mi penso in un modo e appaio in un altro? È la voce interna e la voce esterna uno specchio della dicotomia di ciascuno di noi?


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