Sono in tre e compongono musica semplice che va dritta al sodo, gli olandesi Labasheeda. Castfat Shadow è il loro terzo album lungo, intervallato da vari ep e 7” pubblicati nel corso degli ultimi anni (il primo di questi risale al 2005). Sono giovani, dunque: la bionda Saskia Van Der Giessen canta e suona la chitarra, Arne Wolfswinkel si occupa di basso e chitarra e Dyan Ramekers siede dietro alla batteria. La title-track che apre l’album pare proprio un manifesto programmatico: lievi increspature addirittura quasi noise (“On Tippy Toes” e “Cars”), con la voce mai troppo su di giri e una naturale predisposizione verso più tranquilli lidi post-rock. Non a caso in tutto il lavoro aleggiano pacatezza e onestà di fondo, ma anche una certa vicinanza alle classiche cose di Sonic Youth, Dinosaur Jr. e compagnia. Dignitosi anche quando rallentano l’andatura, come in “Light Blind Dark Intentions” o in “Minor Flaw” (la prima Cat Power è dietro l’angolo, però). Interessanti gli inserti di violino in alcuni pezzi (“Double Exposure”, dove sembra di vedere i Pogues che vanno a braccetto con Suzanne Vega) e il racconto di “Intertwined”. Il gioco è a volte troppo scoperto, a dire la verità (alcune trame chitarristiche non sono particolarmente originali, in effetti), ma non va addebitato loro nessun rimprovero di sorta: più semplicemente amano determinate atmosfere e s’industriano per aggiornarle alla loro maniera.
Ci va solo di rimarcare come questo pugno di canzoni dei Labasheeda (nome mutuato, ipotizziamo, da un villaggio irlandese, almeno cosi scopriamo da un giro sul web) si fa ricordare senza pretendere chissà cosa. Tanto deve bastare.