Magazine Società

Laboratori cinesi, controlli e concorrenza sleale. E i regolari chiudono.

Creato il 09 aprile 2013 da Laperonza

 

blog.jpg

Si parla di tagli agli sprechi, di lotta all’evasione, di giustizia ed equità fiscale. Si parla anche di crisi del comparto produttivo, di scarsa competitività. Si parla di disoccupazione, di aziende artigiane che chiudono. Eppure c’è un mistero inesplicabile di cui nessuno parla: i laboratori cinesi. Non tutti, intendiamoci. Probabilmente la maggior parte sono ligi e rispettosi delle leggi. Ma ve ne sono alcuni che applicano uno schema di evasione ben preciso e nessuno o quasi li va a disturbare. Parlo per quanto riguarda il distretto calzaturiero ma immagino che lo stesso cliché sia applicabile in altri distretti manifatturieri dove si registri la presenza di aziende cinesi.

Il laboratorio (tomaificio) di cui parliamo è di proprietà di cinesi immigrati e più o meno funziona così: si lavora notte e giorno, quasi ininterrottamente; si occupano solo ed esclusivamente lavoratori di nazionalità cinese ed è lecito immaginare che gran parte di loro lavori senza una regolare assunzione; la ditta, normalmente società di capitali, è in possesso di regolare partita IVA e iscrizione alla Camera di Commercio ma non versa l’IVA; per evitare di essere rintracciata chiude dopo pochi mesi e riapre sotto altro nome. In questo modo riscuote l’IVA ma non la versa, non paga contributi, non rispetta alcuna prescrizione circa la sicurezza sul lavoro.

Questo comporta un’enorme perdita di gettito per lo Stato tra IVA e contributi INPS e INAIL, oltre allo sfruttamento del lavoro degli operai e una condizione di lavoro fuori di ogni norma. Ma comporta anche una forte concorrenza sleale nei confronti delle ditte che, invece, si attengono alle normative, versando il dovuto e tenendo i laboratori a norma. Conseguenza finale è che, nel distretto calzaturiero, non ci sono più “orlatrici”, mestiere tradizionale della donna del Piceno, perché il loro costo non è competitivo al confronto di quello dei tomaifici cinesi. Gli stessi tomaifici regolari non riescono a tenere il passo della concorrenza sleale.

Tutto questo dovrebbe essere noto a chi di dovere. Ma i controlli ai laboratori di questo tipo si contano sulla punta delle dita. Credo sia lecito domandarsi come mai.

Luca Craia


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :