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Laboratorio di narrativa: nuovo racconto

Creato il 25 maggio 2011 da Patrizia Poli @tartina

 

Più messaggio che racconto, più insegnamento di vita che novella, “Tu chiamala se vuoi… Fortuna…” di Maria Cristina Valeri ha tuttavia un accenno di trama. Esiste la fortuna? L’autrice del testo ci propone una serie di riflessioni sulla casualità, sulle scelte di vita, sul libero arbitrio. Considerazioni fatte con una sorta di leggerezza divertita, un po’ ingenua, un po’ ironica. Si è portati ad attribuire alla buona o cattiva sorte gli eventi che ci capitano, dice la Valeri, ed è più semplice, ci consente di rimuovere sensi di colpa e frustrazioni, ma è in realtà una rinuncia a mettersi in gioco, un espediente per sfuggire alle proprie responsabilità e al confronto deludente. La fortuna bisogna afferrarla per i capelli, e la vita va vissuta, la porta di casa va spalancata… : ottimo consiglio!

Il corsivo segna gli accadimenti, la concatenazione, forse non solo logica ma addirittura predestinata, di eventi all’apparenza banali. Ciò che non è scritto in corsivo, invece, definisce le riflessioni “filosofiche” dell’autrice, che si possono riassumere tutte in quel “le cose capitano a chi si mette nelle condizioni di farle capitare”, a chi “sorride e prova”.

 

Patrizia Poli e Ida Verrei

  

Tu chiamala se vuoi… Fortuna…

Nessuno è nato sotto una cattiva stella; ci sono semmai uomini che guardano male il cielo.

Dalai Lama

Cosa vuol dire essere fortunati?

Quasi sempre ci rispondiamo che essere fortunati è una condizione del vivere che è oltrepassa la nostra volontà.

“Fortuna era una divinità antica, forse precedente alla fondazione di Roma” riporta Wikipedia. Una divinità generalmente rappresentata con una benda sugli occhi, anche se oltre a questa descrizione nella storia esistono diverse interpretazioni. Ma rimaniamo nella più comune: la dea bendata. Il solo fatto di averla pensata una divinità induce a pensare che l’essere umano abbia sempre percepito la buona sorte come un evento esterno a sé, superiore a sé e poiché bendato praticamente inconsapevole!

Ma è veramente questa la sola interpretazione?

Noi esseri umani, a volte, abbiamo la necessità di semplificare ciò che non comprendiamo o che non abbiamo voglia di approfondire.

L’idea di una divinità che vaga per il mondo bendata ed inconsapevole ha un suo fascino e ci risolve un molti problemi, uno tra tutti: se una cosa va male non è colpa mia!

E questo, diciamocelo, è un gran sollievo. Qualcuno o qualcosa di superiore ha deciso per noi.

In pratica, sempre secondo me, per alcuni aspetti della nostra vita continuiamo a ritenerci bambini indifesi e, quel che peggio, un po’ incapaci.

Brutta storia, brutta sensazione. Non abbiamo voce, non abbiamo possibilità, siamo alla mercé di “altro oltre noi”. Brivido!

Ma è davvero così?

Concerto del primo maggio. Decisione vado o non vado? Supero la pigrizia, la paura degli attentati, l’inevitabile casino che troverò. Vado. Arrivati il clima è festoso, il sole riscalda, la musica è strepitosa. Ballo, gioisco di quel che vivo e penso: “Ogni attimo di felicità è un dono, goditelo”.

Bene questa è la premessa.

A seguire succederà che: in mezzo a mezzo milione di persone incontrerà mio cugino e la sua famiglia, il quale chiamerà una sua amica che ci dirà di raggiungerla. Lungo la strada troverò una discreta somma di denaro, la nostra amica ci porterà nel backstage del concerto dove gusteremo una simpatica cenetta e vivremo il concerto da vicino. I nostri figli, che ci hanno seguito sbuffando, si ritrovano in una situazione privilegiata. Grande insegnamento per loro, bel momento di condivisione per tutti noi.

E per finire, tornando verso casa raccoglierò un portafoglio nel quale non ci sono soldi ma tanti documenti. La ragazza a cui li restituirò dopo una piccola ricerca, guarda il caso, è di una piccola località a cui evidentemente la mia vita è indissolubilmente legata… ma questa è un’altra storia e comunque compirò una buona azione che fa sempre bene.

E’ stato un giorno fortunato? Per come la vedo io sì, decisamente.

E se fossi rimasta a casa, tutto questo sarebbe accaduto?

Se davvero la fortuna è bendata e non sa dove si trova, né dove andrà forse, e dico forse, per incontrarla dovremmo essere noi ad uscire dalla porta di casa, alzare il telefono, dire una cosa, non dirla, compiere un’azione accettando disagi, incertezze, pericoli, fatica, delusioni, possibili sconfitte. Ma forse, sempre forse, solo così potremo andarle incontro…se lei non ci vede…

Quando a qualcuno capita qualcosa di buono, o vive una buona vita, siamo pronti a liquidare il tutto con un: “E’ una persona fortunata”.

Facile, conclusivo, superficiale. E vigliacchetto aggiungo io.

Tradotto potremmo leggerlo anche così: se a lui va bene a me non dipende dalle sue capacità e dalle mie incapacità, è oltre lui è oltre me, è solo fortunato.

Bene, io non la penso così e molti studi indicano che non è così. Le cose capitano a chi si mette nelle condizioni di farle capitare. Capitano a chi sorride e prova, a chi sa mettersi in gioco, a chi ha coraggio, a chi non rimanda tutto ad improbabili discese dal cielo, ma muove se stesso e va. Capitano, insomma, a chi va incontro alla vita e poi si vedrà.

Buona fortuna a tutti.

Se non ti aspetti l’imprevisto, non lo incontrerai.

Eraclito

Maria Cristina Valeri


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