Ho una recensione in fase di correzione e metà articolo pronto per essere pubblicato qui. E chissenefrega non ce lo metto? Sì ci sta bene.. ma volevo solo dirvi che tutto ciò rimarrà come bozza ancora per un po’ perchè oggi vi parlo d’atro.
Sono sempre stata una romanticona dall’occhio perennemente lucido, ma dopo la mia passata relazione finita in modo alquanto tragicomico pensavo di aver esaurito tutti i liquidi all’interno del mio corpo (ragionamento sensatissimo per una che studia nel campo medico.. vergogna Effe, vergogna!). Per qualche anno infatti ho vissuto di rendita, trasformandomi nell’Iron Lady de borgata senza capire che in realtà i stavo solo ricaricando, come le batterie. Ed ora rasento lo schifo, insultandomi per la donna che sono diventata: una piagnucolona da love story e cofana di gelato anti-depressivo. Non ci credete? per farvi un’idea vi racconto l’ultima settimana.
Mercoledì 11.secondo giorno di tirocinio in clinica ematologica, più precisamente nella sala ricreativa dei bambini. C’è un via vai pazzesco e molte volte mi dimentico con chi ho a che fare, così gioco e seguo i bambini come se nulla fosse; faccio il mio lavoro, attraverso il gioco osservo i bambini e comunico con loro riguardo paure perplessità e desideri di “normalità”. Tutta questa professionalità s’interrompe quando arriva una bimbetta di 4 anni: impietrita la guardo ed inizio a ragionare su quanto quello scricciolo dai capelli corti mi somigliasse. La giornata prosegue normale, ma quando la sera entro nel letto alla ricerca del sonno perduto inizio a piangere a dirotto! I miei occhi si sono involontariamente riempiti di lacrime ed io non potevo farci nulla.
Ieri. Dopo 18 ore di assenza da casa, decido di tornare verso mezzanotte sperando di trovare la family in piena fase rem per non disturbare. Come volevasi dimostrare trovo mia madre in sala concentratissima a vedere “Amore & altri rimedi”.
“Io sono un grande stronzo….anzi no, sono consapevolmente un grande stronzo, perchè non mi è mai importato di niente e di nessuno in tutta la mia vita e la verità è che più o meno tutti l’hanno accettato…sai è così…è Jamie….e poi tu…Dio….tu! Tu non hai mai pensato questo di me. Io non ho mai conosciuto nessuno che pensasse davvero che io volessi qualcosa, finchè non ho incontrato te…e allora l’hai fatto credere a me, perciò sfortunatamente io ho bisogno di te e tu hai bisogno di me!”
Oggi. Come avrete capito (spero per voi perche non vi dirò molto di più per i prossimi mesi) la mia tesi si svolge nel reparto pediatrico di ematologia e, per chi passa da qui già da un po’, avrà capito che questo è il mio ennesimo modo per ricambiare con la stessa moneta chi più di 15 anni fa ha aiutato me e la mia famiglia. Proprio per questo motivo a mia madre è venuta in mente la brillante idea di darmi di nascosto il diario che mio padre scrisse nei 40 giorni del mio ricovero. Questo libro nero gentilmente lascatomi sul letto mi osserva da stamattina e, dopo un’ora di richiama, ha catturato la mia attenzione. Inutile dire che alla terza pagina l’ho chiuso a causa dei goccioloni di dimensioni inaudite che uscivano senza controllo dai miei occhi! Una scarica di emozioni mi ha completamente bloccata a pagina 3 e non penso che riuscirò mai a continuare per altre 70.
Dicono che il primo passo per affrontare un problema è ammettere che questo ci sia… speriamo bene, perchè io mi son rotta di avere gli occhi gonfi come una ranocchia (ok FarNOCCHIA.. ma a tutto c’è un limite)!