Ladies, in guardia!
Creato il 13 settembre 2011 da Francy

Molto prima
delle “suffragette” o dei movimenti di emancipazione, le donne si
sono arrogate una prerogativa che, all’epoca, era considerata appannaggio
maschile: il duello. Nei secoli le donne ne furono sempre escluse ma
noi sappiamo bene come creare le eccezioni che confermano la regola.
L’origine
del duello è arroccata agli albori della storia. Le prime tracce le
troviamo ai tempi dell’antica Roma. Lo storico Tacito, nel I secolo,
racconta che in molte delle tribù germaniche in procinto di farsi guerra
vi era l’abitudine di catturare uno dei nemici e di sfidarlo in un
“singulare certamen”, il cui esito sarebbe servito da presagio
per le sorti della battaglia. In seguito, il duello divenne torneo,
la tenzone a metà tra gioco, addestramento alle armi e regolamento
di conti. Pratica che avveniva per lo più in ambiente militare maschile.
Esso si trasformò,
lungo i secoli, nel “duello giudiziario”, portato proprio dall’orda
barbarica che avanzava, laddove l’Impero romano cominciava a sfaldarsi.
Siamo agli albori del Medioevo, dunque e nasce qui il duello per il
"regolamento di conti". A lasciargli il passo era stato il
“duello ordalico” (dal tedesco urteil, verdetto) come prova
assoluta della verità. In quell’epoca si chiamava direttamente
Dio,
a dare il suo giudizio su chi aveva torto o ragione. Il Suo giudizio
era prova inconfutabile anche nei tribunali.
In Scandinavia,
nel Medioevo, le donne potevano essere sfidate a duello da un uomo.
In quel caso la sfidata (ho detto “sfidata”, non sfigata…) era
obbligata ad accettare di battersi ma al “sesso debole” veniva
accordato un vantaggio: l'uomo, armato di mazza, era calato in un buco
scavato nel terreno fino alla cintola. La donna era invece libera di
muoversi, dominandolo. Poteva così girargli intorno e colpirlo con
una specie di fionda, munita di una pietra ad una estremità. Se l’uomo
colpiva per tre volte il suolo con la mazza, senza sfiorarla, perdeva
la sfida.
Il famoso "duello
d’onore", quello di cui tanto leggiamo nei romanzi, visse la
stagione più gloriosa nel Rinascimento ma già intorno al 1300, era
diventato lo strumento principe per risolvere le controversie private
e ce n’erano tante, credetemi! Ma vediamo come se la sono cavata le
femminucce.
Agli inizi
del XIX secolo, in Argentina, i quotidiani raccontarono un fatto clamoroso,
che destò scalpore nella società bigotta di quel tempo: si trattava
di un duello tra donne dell’alta aristocrazia e il “corpo del reato”
apparteneva ad un famoso uomo politico. Non solo donne le antagoniste
ma donne anche i padrini ed il medico. Cinque complici, scandalosamente
femmine.
Il duello era
al “primo sangue”, ovvero alla prima comparsa del fluido magico
che lava onte e cancella peccati (e sfama una serie di creature affascinanti…
come si chiamano, accidenti?!?). Solo allora le due parti si sarebbero
ritenute soddisfatte. I cronisti dell’epoca si trovarono in contrasto
circa l’esito dello scontro (erano uomini…). Qualcuno sostenne che
una delle due avesse subito uno sfregio su una guancia e, per questo
motivo, fosse sparita dalla circolazione. Altri erano pronti a giurare
che il sangue non fosse sgorgato per nulla e che l’altra avesse abbandonato
il campo, per la vergogna di essersi battuta per un uomo.
In Francia,
durante il regno di Luigi XIII (1610-1643), i duelli erano divenuti
veri e propri spettacoli. A nulla potevano gli editti reali o i terribili
castighi per chi fosse sorpreso in flagrante reato. Il cattivo esempio
degli uomini non tardò ad influire sulle donne. Si narra che a quel
tempo, a Parigi, due dame di corte si batterono in duello a colpi di
pistola. Il re ricordò ai suoi cortigiani, che si lamentavano per lo
scandalo, che la proibizione riguardava soltanto gli uomini.
Qualche anno
dopo, sotto il regno di Luigi XIV (1643-1715), si svolse un duello tra
la principessa di Polignac e la marchesa di Nesle. Esse si affrontavano
per il bel duca di Richelieu, non il Cardinale ma un suo pronipote,
famoso “tombeur de femmes” e, si dice, ispiratore di Choderlos de
Laclos per il personaggio di Valmont de “Les Liaisons dangereuses”.
Di questo affascinante duca esse si disputavano il cuore, senza poterne
ottenere la mano, essendo ambedue maritate ed entrambe sue amanti (Wow!),
mortalmente gelose l’una dell’altra. Le cronache del tempo diedero
i più minuti particolari del fatto.
Il duello avvenne
al Bois de Boulogne. La Marchesa di Nesle propose la pistola e, una
di fronte all’altra, si prepararono a far fuoco. Sembra che la Principessa
di Polignac, davanti all’avversaria, abbia dichiarato in tono glaciale:
“Mia cara, la collera vi fa tremare la mano.”
Tirarono insieme.
La marchesa
di Nesle, colpita di striscio al seno, si accasciò a terra. Ai
padrini, che tosto la sollevarono, dichiarò di esser felice di aver
versato il suo sangue per il duca e sperava, col suo sacrificio, di
non essere più costretta a dividere i di lui favori…pia illusione.
Alla sera il duca, informato del duello, sembra abbia commentato: “Phuà…
io non sacrificherei uno solo dei miei capelli, né all’una né all’altra”.
Capito che macho, eh?
All’inizio
del XIX secolo, nei pressi di Strasburgo, un altro duello. Coinvolte
due dame aristocratiche, una francese e l’altra tedesca (Francia e
Germania… ah! L’amore che non ha confini!). L’uomo che si disputano
è un affascinante giovane pittore. Arrivate sul luogo della sfida,
le due antagoniste si affrontano alla pistola. Fatti i venticinque passi,
si mettono di fronte, prendono la mira… fuoco! Ne escono entrambe
illese ma la tedesca insiste per continuare. Vuole un duello all’ultimo
sangue, ovvero fino alla morte di uno dei due contendenti. A questo
punto i padrini, donne anche loro, si oppongono e le disarmano di forza.
Ma contrariamente alla solenne tradizione maschile, entrambe rifiutano
di riconciliarsi.
Consentitemi
qui una breve digressione. Durante il Rinascimento, la scuola di scherma
italiana era conosciuta in tutta Europa. Il maestro più famoso era
Guido Antonio di Luca, esponente della cosiddetta "Scuola Bolognese",
maestro di Achille Marozzo e del Capitano Giovanni de' Medici, il famoso
ed eroico Giovanni delle Bande Nere. La Scherma è considerata un'Arte
(la A è maiuscola) e gli stessi trattati in cui è descritta sono opere
sublimi, con incisioni
di gran qualità e un uso elegante ed erudito
della lingua italiana. Trattati come quello del bolognese Achille Marozzo
(1517-1536-1568) o di Antonio Manciolino (1531) e Camillo Agrippa (1553),
definiscono il metodo, che sarà alla base di tutta la ricerca dei maestri
successivi, italiani ed europei.
Veniamo a un
duello di casa nostra. La protagonista è Lina Cavalieri (1875-1944),
vedette e cantante della belle epoque, definita la “donna più bella
del mondo”, tanto da rivaleggiare con la Belle Otero. Sembra che abbia
sfidato, in quel di Roma, una nota attrice di teatro. La Cavalieri,
a braccia nude e stivaletti, combatté con onore dimostrando di saper
usare la spada tanto da ferire, in modo non grave, l’avversaria. Forse
la bella Cavalieri approfittò del duello per far parlare di sé ma
dimostrò senza dubbio una buona dose di coraggio…
L’articolo
è solo un assaggio, per ovvi motivi di spazio ma se volete approfondire
l’argomento, vi consiglio di approcciare l’argomento con questo
sito della scherma storica, F.I.S.A.S.: http://www.scherma-antica.org/ oppure il sito della F.I.S.: http://www.federscherma.it/index.asp
Altrettanto
affascinante la figura di Lina Cavalieri, che magari approfondiremo
in un prossimo articolo e quella della marchesa di Nesle, davvero due
vite da vere eroine di romance!
Conclusioni?
I signori maschi inorridiscono solo a sentir parlare di armi d’offesa
in mano alle signore ma non si rendono conto che la scherma, arte marziale
di antichissima origine, è una “gentil signora”? E se chiedessimo
a Valentina Vezzali?
Lasciatemi
concludere con una battuta del Voltaire (1694-1778) che, con ironia,
stempera donne e spade. Il maresciallo Generale di Francia, Maurice
de Saxe (1696-1750) è a spasso, a braccetto per i giardini di Versailles
con la favorita del momento. Un cortigiano e Voltaire li vedono passare.
Il cortigiano sussurra:
“Ecco la
spada del re!”
“Ed il suo
fodero…”, aggiunge lo scrittore.

VI PIACEREBBE LEGGERE IN UN ROMANZO DI QUALCHE EROINA PROVETTA SPADACCINA? VI PIACE QUANDO E' LA PROTAGONISTA A PRENDERE IN MANO LA SITUAZIONE E A DARSI DA FARE PER SALVARE ( E CONQUISTARE) L'EROE ?
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