I media rappresentano le figure degli assistenti sociali in modo parziale e stereotipato
Sui media l’enfatizzazione e la raffigurazione strumentale e spettacolare del dolore, un marcato eccesso patemico nel racconto e nella narrazione, va a discapito della figura dell’assistente sociale e si accompagna spesso ad un accanimento verso i soggetti deboli. È quanto emerge dalla ricerca “Le rappresentazioni del servizio sociale nei media”, condotta da studiosi universitari in Italia, Germania e Gran Bretagna, che parte dal presupposto che in tutta Europa i servizi sociali non godono di buona reputazione con conseguenze sia sui professionisti che sugli utenti.
La professione degli assistenti sociali è quasi sempre rappresentata in modo parziale: «allargano le braccia», come a voler segnalare la loro impotenza di fronte a certi episodi, non vanno a casa dei cittadini («Ci avevano detto che sarebbe arrivato un assistente sociale ma non si è visto nessuno»), conoscono il pericolo che corrono le donne ma non fanno nulla («Sapevano da tempo ma nessuno ha fatto nulla»), sono considerati ladri di bambini.
Negli articoli dei giornali quasi sempre mancano cenni a leggi e politiche che regolano i loro interventi e compaiono pochi riferimenti espliciti e diretti agli assistenti sociali, spesso citati come operatori dei Comuni («Il sindaco manda sul posto gli assistenti sociali»).
Analizzando i programmi televisivi che trattano fatti di cronaca nera o giudiziaria o vicende di disagio che hanno per protagonisti i servizi sociali la situazione appare ancora peggiore: vanno in onda in fasce orarie (tra le 16 e le 19) in cui si presume che i minori guardino la tv senza la presenza di un adulto e propongono spesso racconti di particolari macabri e raccapriccianti. Raramente gli assistenti sociali sono invitati a partecipare in qualità di esperti, al loro posto siedono invece psicologi, psichiatri, avvocati e giudici. Nei pochi casi in cui vengono invitati è come se non partecipassero: vengono interpellati solo sul caso trattato senza poter allargare la prospettiva di analisi a problemi e temi di cui quel caso costituisce un esempio.
La rappresentazione dell’assistente sociale è riduttiva e spesso distorta nonostante esso rivolga sempre più un’attenzione globale a persone, gruppi, famiglie, comunità e soggetti deboli. La professione sconta sul piano dell’immagine pubblica una presenza debole, intermittente e schiacciata da luoghi comuni e stereotipi.
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