Si chiama land grabbing ed è la nuova frontiera dell’imperialismo: multinazionali e Stati si impossessano, talvolta legalmente, talvolta con la forza, di terreni nelle aree meno sviluppate e le utilizzano per i propri comodi.
In dieci anni, i potenti hanno acquistato 227 milioni di ettari: un territorio sette volte l’Italia. Pianure, fonti, pascoli e boschi iniziano così a produrre per un nuovo padrone, poco importa se sarebbero utili per il sostentamento delle popolazioni locali.
L’Oxfam ha stilato il rapporto Land and Power analizzando 1.100 accordi di vendita relativi a 67 milioni di ettari: la metà è avvenuta in Africa. Lokuda Losil, ugandese di 60 anni, si è vista scippata di trenta acri:
Gli uomini della New Forest Company sono venuti hanno cominciato a distruggere i raccolti e a demolire le case ordinando di andarcene. Picchiavano la gente che non riusciva a scappare.
La New Forest Company è una società britannica che ha ottenuto diversi riconoscimenti da parte del governo ugandese anche se la relazione riferisce molti episodi di violenze sui contadini, arresti dei capi delle comunità e distruzioni di scuole e strutture sociali.
Questo è solo uno del lungo elenco di soprusi registrati. In Honduras, la Bajon Aguan Valley, una delle regione più fertili, è finita in mano a pochi latifondisti dopo l’assassinio di 36 contadini e la militarizzazione dell’area che fino a trent’anni fa era in mano alle cooperative. In Guatemala, il 78% delle terre è in mano all’8% degli agricoltori: sono rimasti solo quelli disposti a coltivare la palma da olio per i biocarburanti. Nel neonato Sud Sudan, aziende e governi stranieri hanno preso il controllo di 2,6 milioni ettari, il 10% del paese.
L’Amazzonia è un terreno di conquista: il 70% è in concessione per lo sfruttamento di petrolio e gas, 10 milioni di ettari sono ad uso minerario, 8 milioni sono stati comprati dalle società che producono parquet, nella sola zona peruviana sono in corso 50 progetti energetici.
Francesco Petrelli, presidente di Oxfam Italia, sottolinea la gravità della situazione:
Il numero senza precedenti delle compravendite e la crescente competizione per la terra sta avvenendo sulla pelle dei più poveri del mondo. In questa nuova corsa all’oro, gli investitori ignorano i diritti delle comunità locali.Lo scandalo è che l’80% delle terre accaparrate rimane inutilizzato. Questa nuova corsa all’oro si intensificherà nel futuro, a causa della crescente domanda di cibo, dei cambiamenti climatici, della scarsità d’acqua e dell’incremento della produzione di biocarburanti.
Fonte: Repubblica