I 60 miliardi della corruzione vengono sottratti da grandi e piccolissimi corrottiLADRI, LADRONI E LADRUNCOLIIl sistema è talmente pervasivo che comprende grandi politici ma anche piccoli ed insospettabili impiegati pubblici “Resisto a tutto tranne che alle tentazioni”Oscar Wilde La lista degli scandali legati alla corruzione è lunghissima, solo descrivere gli ultimi eclatanti episodi pretenderebbe un saggio in più tomi, in stile Treccani. Si parte dalla P4 che faceva la cresta sulla tragedia del terremoto de L’Aquila; si passa per la casa di Montecarlo del cognato di Fini o l’appartamento che qualcuno compra a Scajola a sua insaputa; per arrivare a Lusi che sperpera il patrimonio della Margherita o alla famiglia Bossi che utilizza i soldi del rimborso pubblico per fare investimenti nel profondo sud (non in Calabria, però, ma addirittura in Tanzania) o per pagare la campagna elettorale del piccolo faraone, Trota I . Questi sono i casi più sensazionali ma, in termini economici, i piccoli e piccolissimi episodi corruttivi sono diventati la norma nel mondo della pubblica amministrazione e delle aziende da essa dipendenti. Qualche settimana fa, per esempio, in una puntata de LE IENE, veniva documentato come, all’Ufficio del Catasto di Napoli, il rilascio delle pratiche veniva sensibilmente accelerato mediante corresponsione di una piccola “mancia” (20 euro) all’impiegato infedele. Ma il fenomeno, come testimoniano le cronache giudiziarie, è diffusissimo. In ogni situazione in cui ci sia la possibilità di rallentare il processo amministrativo, si trova un funzionario (ma anche qualche piccolo impiegato di concetto) che è pronto, mediante gratifica, a risolvere i problemi che lui stesso crea ad arte. Lo scandalo che, negli ultimi mesi, ha travolto alcuni funzionari di aziende campane del trasporto pubblico dimostra (se le inchieste si concluderanno con delle condanne) che una parte, probabilmente consistente, dell’enorme buco nei bilanci delle aziende del TPL si deve essere formata attraverso i canali della piccola e media corruzione. Sembra di capire che progressivamente la corruzione, da episodica e collegata ai grandi sistemi dell’alta politica, ha cominciato ad insinuarsi ad ogni livello delle strutture aziendali. Nel tempo, forse, si è talmente diluita la considerazione negativa di questo fenomeno da spingere insospettabili funzionari ad assaggiare la “mela del peccato”, convinti dalle lusinghe dei tanti “serpenti tentatori” che strisciano nei corridoi delle aziende. La tentazione, già forte, è stata amplificata dal senso di impunità generalizzato. Magari qualcuno avrà pensato: “Figurati se si accorgono di me che in fondo partecipo al sistema in dimensioni ridotte, quando esistono casi ben più eclatanti di cui nessuno si accorge”. Stando sempre alle cronache giudiziarie, la mazzetta è diventata istituzionalizzata e si manifesta nelle forme più disparate: danaro, viaggi, piccoli gioielli, accessori di lusso, ecc. ecc. In fondo, che c’è di male, così fan tutti… Che male c’è se l’imprenditore che deve sostenere gli acquisti di punte diamantate mi manda in viaggio alle Maldive a sue spese? Che cambia per la mia azienda se una grande tipografia per accaparrarsi una commessa mi gratifica con un rolex d’oro? Chi vuoi che si accorga che una manutenzione ai carrelli viene maggiorata e per questo “aiutino” poi mi tinteggiano casa? Che sarà mai se per aver acquistato più prodotti elettronici del necessario, a Natale mi arriva un Mac da 2mila euro in omaggio o l’ultimo modello di TV a led formato 16:9? Sembrerebbero, quelle fatte da quei disinvolti signori/signore, delle giuste considerazioni. Eppure, come sosteneva pragmaticamente il buon Totò, “ è la somma che fa il totale”. Certo, la grande corruzione, quella dai tanti zero, fa più scalpore e si conquista doverosamente le prime pagine dei giornali. Certo, ci fa indignare che famosi uomini politici distraggano dai bilanci dei propri partiti somme ingenti per condurre vite da nababbi. Certo, le grandi speculazioni sulle tragedie della povera gente ci fanno giustamente inalberare. Ma le tante piccole e piccolissime malversazioni, sottrazioni, distrazioni quotidiane, praticate dai tantissimi piccolissimi uomini e donne che nelle aziende pubbliche determinano la parte più considerevole dell’enorme montagna, da 60 miliardi euro all’anno, che costituisce il “giro d’affari” del sistema corruzione. Sistema che ha contribuito, assieme all’evasione fiscale diffusa, a creare il clamoroso debito pubblico italiano. Ora, tutti noi paghiamo le pene di questi comportamenti e, quindi, siamo due volte puniti: da una parte non abbiamo usufruito dei vantaggi economici del sistema corruzione e, dall’altra, ne dovremo pagare il costo attraverso l’inasprimento delle tasse e forse anche perdendo il lavoro, causa il disastro economico delle aziende. Fatalmente, il nostro livello di benessere si ridurrà e, forse, uno dei responsabili è proprio il nostro vicino di scrivania. Ciro Pastore – Il Signore degli Agnelli leggimi anche su http://golf-gentlemenonlyladiesforbidden.blogspot.com/
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I 60 miliardi della corruzione vengono sottratti da grandi e piccolissimi corrottiLADRI, LADRONI E LADRUNCOLIIl sistema è talmente pervasivo che comprende grandi politici ma anche piccoli ed insospettabili impiegati pubblici “Resisto a tutto tranne che alle tentazioni”Oscar Wilde La lista degli scandali legati alla corruzione è lunghissima, solo descrivere gli ultimi eclatanti episodi pretenderebbe un saggio in più tomi, in stile Treccani. Si parte dalla P4 che faceva la cresta sulla tragedia del terremoto de L’Aquila; si passa per la casa di Montecarlo del cognato di Fini o l’appartamento che qualcuno compra a Scajola a sua insaputa; per arrivare a Lusi che sperpera il patrimonio della Margherita o alla famiglia Bossi che utilizza i soldi del rimborso pubblico per fare investimenti nel profondo sud (non in Calabria, però, ma addirittura in Tanzania) o per pagare la campagna elettorale del piccolo faraone, Trota I . Questi sono i casi più sensazionali ma, in termini economici, i piccoli e piccolissimi episodi corruttivi sono diventati la norma nel mondo della pubblica amministrazione e delle aziende da essa dipendenti. Qualche settimana fa, per esempio, in una puntata de LE IENE, veniva documentato come, all’Ufficio del Catasto di Napoli, il rilascio delle pratiche veniva sensibilmente accelerato mediante corresponsione di una piccola “mancia” (20 euro) all’impiegato infedele. Ma il fenomeno, come testimoniano le cronache giudiziarie, è diffusissimo. In ogni situazione in cui ci sia la possibilità di rallentare il processo amministrativo, si trova un funzionario (ma anche qualche piccolo impiegato di concetto) che è pronto, mediante gratifica, a risolvere i problemi che lui stesso crea ad arte. Lo scandalo che, negli ultimi mesi, ha travolto alcuni funzionari di aziende campane del trasporto pubblico dimostra (se le inchieste si concluderanno con delle condanne) che una parte, probabilmente consistente, dell’enorme buco nei bilanci delle aziende del TPL si deve essere formata attraverso i canali della piccola e media corruzione. Sembra di capire che progressivamente la corruzione, da episodica e collegata ai grandi sistemi dell’alta politica, ha cominciato ad insinuarsi ad ogni livello delle strutture aziendali. Nel tempo, forse, si è talmente diluita la considerazione negativa di questo fenomeno da spingere insospettabili funzionari ad assaggiare la “mela del peccato”, convinti dalle lusinghe dei tanti “serpenti tentatori” che strisciano nei corridoi delle aziende. La tentazione, già forte, è stata amplificata dal senso di impunità generalizzato. Magari qualcuno avrà pensato: “Figurati se si accorgono di me che in fondo partecipo al sistema in dimensioni ridotte, quando esistono casi ben più eclatanti di cui nessuno si accorge”. Stando sempre alle cronache giudiziarie, la mazzetta è diventata istituzionalizzata e si manifesta nelle forme più disparate: danaro, viaggi, piccoli gioielli, accessori di lusso, ecc. ecc. In fondo, che c’è di male, così fan tutti… Che male c’è se l’imprenditore che deve sostenere gli acquisti di punte diamantate mi manda in viaggio alle Maldive a sue spese? Che cambia per la mia azienda se una grande tipografia per accaparrarsi una commessa mi gratifica con un rolex d’oro? Chi vuoi che si accorga che una manutenzione ai carrelli viene maggiorata e per questo “aiutino” poi mi tinteggiano casa? Che sarà mai se per aver acquistato più prodotti elettronici del necessario, a Natale mi arriva un Mac da 2mila euro in omaggio o l’ultimo modello di TV a led formato 16:9? Sembrerebbero, quelle fatte da quei disinvolti signori/signore, delle giuste considerazioni. Eppure, come sosteneva pragmaticamente il buon Totò, “ è la somma che fa il totale”. Certo, la grande corruzione, quella dai tanti zero, fa più scalpore e si conquista doverosamente le prime pagine dei giornali. Certo, ci fa indignare che famosi uomini politici distraggano dai bilanci dei propri partiti somme ingenti per condurre vite da nababbi. Certo, le grandi speculazioni sulle tragedie della povera gente ci fanno giustamente inalberare. Ma le tante piccole e piccolissime malversazioni, sottrazioni, distrazioni quotidiane, praticate dai tantissimi piccolissimi uomini e donne che nelle aziende pubbliche determinano la parte più considerevole dell’enorme montagna, da 60 miliardi euro all’anno, che costituisce il “giro d’affari” del sistema corruzione. Sistema che ha contribuito, assieme all’evasione fiscale diffusa, a creare il clamoroso debito pubblico italiano. Ora, tutti noi paghiamo le pene di questi comportamenti e, quindi, siamo due volte puniti: da una parte non abbiamo usufruito dei vantaggi economici del sistema corruzione e, dall’altra, ne dovremo pagare il costo attraverso l’inasprimento delle tasse e forse anche perdendo il lavoro, causa il disastro economico delle aziende. Fatalmente, il nostro livello di benessere si ridurrà e, forse, uno dei responsabili è proprio il nostro vicino di scrivania. Ciro Pastore – Il Signore degli Agnelli leggimi anche su http://golf-gentlemenonlyladiesforbidden.blogspot.com/
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