"Particelle" è il secondo album della band piacentina LAGARTIJA. Più proseguo nella mia ricerca musicale e più mi convinco che non è vero che ormai sia già stato detto tutto (molti lo affermano), perché esistono sempre sfumature e “incastri” vocali e strumentali che portano qualcosa di nuovo. Non si può -e non si deve- avere l’obiettivo di trovare obbligatoriamente strade rivoluzionarie, ma creare e suonare in un ambiente ”libero” e con estrema onestà, porta a risultati stupefacenti. Gli artisti della Lizard -almeno quelli che conosco io- hanno tutto questo in comune. Leggi Lizard Records e sai già che ti troverai davanti musica prodotta senza il minimo condizionamento, di estremo impegno e qualità, anche se spesso difficile, e per una nicchia di fruitori di musica. Non conoscevo questa band sino all’ascolto dell’album “Particelle”, e quando Loris Furlan, in occasione della festa dei 15 anni di attività al Bloom di Mezzago a inizio dicembre mi passò il CD, assieme ad altro materiale, non ci fu tempo per un commento, e quindi per un condizionamento inconscio, situazione in cui noi appassionati di musica cadiamo spesso quando cerchiamo di condividere ciò scopriamo e amiamo, sottolineando ed enfatizzando le cose che maggiormente ci colpiscono. Lunga introduzione per arrivare a scrivere che “Particelle” è un grande album. Sono molto curioso di vedere che cosa LAGARTIJA sia in grado di fare dal vivo, ma intanto mi godo il formato digitale. Non ritengo interessante sviscerare i dettagli tecnici-ammesso che li possa captare completamente- e preferisco scrivere a proposito delle sensazioni personali che ho provato, sicuramente diverse da qualsiasi altro ascoltatore, perché la musica resta un fatto personale, dove la razionalità trova poche giustificazioni. Mi ha colpito l’atmosfera generale, quei suoni “vandergraafiani” che mi hanno sempre toccato nel profondo. La voce femminile di Sara Aliani - che come leggeremo nell’intervista è anche bassista- si fonde al sax contralto realizzando temi musicali da pelle d’oca. Brani che si alternano tra lo strumentale e il cantato-inglese e italiano-e le cui liriche sono immagini di vita comune… concetti che appartengono a tutti, espressi attraverso musica che, al contrario, è di pochi. E questa è una mia chiave di lettura che ha a che fare con la libertà e la sincerità a cui accennavo inizialmente. Ho provato ad ascoltare –solo una volta… il tempo è sempre più tiranno-l’album nella penombra del mio salotto, quando ormai ero solo, a tarda sera. Sono tornato indietro nel tempo, ai miei momenti di prog adolescenziale, e alla lunga parte strumentale ho aggiunto la melodia -e il recitato-, e lasciandomi andare è partito qualche piccolo brivido… questo è ciò che mi accade, non sempre, ma a volte, quando la musica riesce a toccarmi in modo significativo. Non so se questo può bastare per dare un voto di merito a “Particelle”, ma non ho dubbi che un ascolto dell’album, magari casuale, spingerà i più sensibili e curiosi ad approfondire… e già questa sarà una vittoria.
L’INTERVISTA 1) Da cosa scaturisce la scelta del vostro nome e quanto è legata, più o meno consciamente, al vostro progetto musicale? “Lagartija” in spagnolo significa lucertola, ci piaceva l'idea del rettile che cambia pelle ma che non riesce a fare a meno di stare per lungo tempo immobile al sole; penso che queste due cose possano inconsciamente essere comuni al nostro modo di suonare, siamo attratti sia dai cambi repentini di tempo e di musica sia dai tempi dilatati e lenti, quasi immobili, anche se a dir la verità la scelta del nome è venuta dal fatto che ci piaceva il suono della parola e il modo in cui è scritta. Che tipo di cultura musicale avete alle spalle? Quale percorso personale vi ha portato a scelte di impegno? Musicalmente all'interno del gruppo abbiamo background diversi, chi viene dal jazz, chi ama il postrock per quello che significa, chi ama il krautrock e il prog, chi ama sound più ruvidi e chi ama maggiormente la classica e l'operistica, anche se c'è da dire che la cosa che ci accomuna è principalmente la curiosità; tutti abbiamo fame di scoprire e conoscere, sia per quel che riguarda musiche che vengono dal passato sia per le nuove produzioni. Ovviamente non c'è tutto questo all'interno dei nostri brani, quando componiamo tutto avviene in maniera totalmente corale, l'unica cosa che viene dal singolo riguarda i testi, che normalmente sono scritti da Andrea, anche se ci sono testi scritti sia da Marco che da Michele: in sala prove arriviamo in maniera molto naturale a soluzioni comuni che a volte sono più istintive e a volte più ragionate. Mano a mano che vengo in contatto con nuovi gruppi, trovo una sempre maggior diffusione della componente femminile, anche se devo dire che non è usuale incappare in una “bassista”. Cosa significa per Sara essere il 50 % della sezione ritmica di una band che propone musica non certo easy listening? Sara inizialmente era “solo” la nostra cantante, poi il bassista con cui abbiamo iniziato quest'avventura (e con cui abbiamo registrato “Ricordi?”) ha preso un'altra strada e ci siamo ritrovati senza basso. Abbiamo fatto un paio di concerti ma se ne sentiva proprio la mancanza, e allora Sara ha iniziato a studiare questo strumento da cui era comunque attratta già da tempo; il suo essere portata verso la musica e il suo orecchio hanno fatto il resto e in breve tempo la formazione è tornata completa. Il feeling all'interno della sezione ritmica di certo non manca essendo Sara e Michele una coppia anche nella vita, quindi tutto è bene quel che finisce bene! I brani del vostro album presentano episodi strumentali, altri cantati in italiano e uno in lingua inglese. Che tipo di rapporto avete con le liriche… cosa pensate del messaggio “spedito” attraverso la musica? I testi per noi sono molto importanti e cerchiamo sempre di renderli funzionali alla musica con cui vanno ad integrarsi, non cerchiamo a tutti i costi il modello strofa-ritornello, a volte i testi possono essere brevi e concisi e lasciano aperti spazi di interpretazione come ad esempio in “L'abbraccio”, oppure possono venire da composizioni più lunghe unite tra loro: in “Particelle” ci sono un lungo cantato scritto da Marco slegato da una parte recitata, scritta e interpretata da Andrea; in “Myths” ad esempio compaiono due strofe cantate e due ritornelli dove non c'è voce ma il sax di Cristian. Insomma, l'obiettivo è cercare di non darci nessun limite creativo. Quanto amate la fase live e quanto quella “studio”? Pensiamo che la bellezza del creare musica non possa far amare di più una fase o l'altra. Aggiungeremmo anche la fase “sala prove” che è quella con cui noi conviviamo maggiormente. Per “Particelle” ogni fase è stata e sarà importantissima. In sala prove tutto nasce, tutto si modifica e tutto viene fissato, le nuove canzoni sono poi state provate dal vivo così come erano nate. Poi è arrivato lo studio di registrazione. In studio abbiamo avuto un'esperienza bellissima con una gran bella persona che è Cristiano Sanzeri, giovane ingegnere del suono e produttore che ci ha aiutato e insegnato tanto; ci siamo messi in discussione e alcune canzoni sono state in parte modificate e hanno preso pieghe che non immaginavamo nemmeno. Poi ancora sala prove... lavorando molto sui suoni e sui cambiamenti nati in studio. A breve presenteremo il disco anche dal vivo e uno dei nostri massimi obiettivi sarà, come sempre, cercare di creare empatia tra noi e chi ci verrà ad ascoltare, ben consci di tutti i passaggi attraverso i quali siamo passati.
In un mondo in cui è relativamente facile ritagliarsi una certa visibilità musicale, trovo, in generale, delle carenze di “presentazione” del proprio prodotto. Cosa pensate delle possibilità regalate dal web? Al giorno d'oggi nella musica indipendente, in Italia, è assolutamente necessario non essere solo musicisti. Se si è solo musicisti, per quanto bravi, è molto difficile venire anche solo notati. Allora il musicista di oggi, grazie e per colpa di internet deve essere un po' grafico, un po' produttore, un po' pubblicitario, con tutti i limiti che ne convengono. Non pensiamo sia così facile ritagliarsi visibilità, i gruppi validi sono tantissimi, e riuscire ad uscire dal proprio guscio è davvero difficile, ma non bisogna mai mollare, non dimenticando mai umiltà, rispetto e impegno. Cosa significa per voi lavorare con Lizard Records? Far parte di Lizard Records è per noi una gran bella fortuna, avere al proprio fianco una persona come Loris Furlan è molto importante. In fase di registrazione mandavamo mano a mano a Loris i tasselli del nostro cd in lavorazione e ne è stato da subito entusiasta, appoggiandoci e dandoci fiducia. Lo scambio penso sia alla base di un rapporto difficilmente spiegabile a parole, diciamo che certe cose o ci sono o non ci sono, ecco, con Loris ci siamo trovati, penso basti questo a far capire quello che è nato con lui. La sua grande esperienza nel campo musicale e culturale fa il resto. Sì, siamo davvero stati fortunati. Quali sono i vostri gruppi di riferimento, quelli sui cui… siete tutti d’accordo? Difficile trovare un gruppo di riferimento per tutti, come dicevamo prima ognuno di noi arriva da ascolti ed esperienze differenti, che hanno anche portato a uno scambio di conoscenze reciproche importanti. Se dobbiamo trovare un gruppo che tutti amiamo e da cui tutti siamo attratti possiamo citare i Radiohead, gruppo che ha saputo reinventarsi album dopo album con e senza l'approvazione del proprio pubblico, probabilmente per il loro bisogno di essere sempre e solo fedeli a loro stessi. Dedicate del tempo alla ricerca di nuove tecnologie, nuovi strumenti, nuove sonorità? Il nostro obiettivo principale è la creazione musicale e non cerchiamo a tutti i costi strumenti innovativi o con sonorità troppo particolari. Crediamo molto nella semplicità e utilizziamo quindi una strumentazione di certo mirata e di qualità ma non particolarmente complicata. Di certo non chiudiamo nessuna porta a prescindere, cerchiamo quindi di rimanere sempre aperti a nuove possibilità, e se mai ne sentiremo il bisogno ci metteremo alla ricerca. Provate ad aprire il libro dei sogni… cosa vorreste vi capitasse, musicalmente parlando, da qui al 2015? Ci piacerebbe di certo continuare a suonare e stare insieme, e già questa non è una cosa banale, e poi poter far arrivare a più persone possibili la nostra musica, sia a livello discografico che live. Un sogno musicale? Che in Italia torni la voglia di esplorare musiche diverse da quelle che si sentono sulle radio commerciali e che vengano date più possibilità ai gruppi che hanno qualcosa da dire… la PFM negli anni ‘70 e i CSI negli anni ‘90 raggiungevano le vette delle classifiche e non suonavano certo musica di facile ascolto.
LAGARTIJA "Particelle"
Line up
Sara Aliani: basso e voce
Michele Molinari: batteria
Andrea Poggi: chitarra
Marco Libé: chitarra
Cristian Piga: sax contralto
Nella primavera 2009 viene registrato "Ricordi?", primo disco auto-prodotto dei Lagartija: contiene le prime sperimentazioni d'insieme della band (8 canzoni) per una quarantina di minuti di musica.
Il disco è distribuito in Italia da BTF (http://www.btf.it/) e da Camelot http://www.camelotclubprog.net/, mentre negli U.S.A. da Syn-Phonic http://www.synphonic.8m.com/
Sito Web http://www.myspace.com/lagartijaband
Contatto stampa [email protected]
Prenotazioni [email protected]
Songs / Tracks Listing
1. Idiosincrasia
2. Myths
3. L'Abbraccio
4. Tete
5. Non si puo' cambiare
6. Sbrisiu
7. Particelle
8. Emilia Malinconica
Guests: -Fabrizio Delledonne / keyboards in "Non si pu cambiare", lo-fi piano in "Sbrisiu" -Cristiano Sanzeri / additional guitars and basses
Credits:
-Produced by Cristiano Sanzeri and Lagartija